Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Nella ripresa post pandemia è lo spazio che diventa lusso a guidare l’economia

- Giovanni Costa

Al punto di correre il rischio segnalarne gli effetti negativi. Si rivolge piuttosto a non clienti con una minore disponibil­ità finanziari­a, sensibili al richiamo del lusso d’occasione ma anche agli argomenti dell’ecologia, della sostenibil­ità e dell’economia circolare. Il tutto a sicuro vantaggio dell’immagine ecologica del brand. Sono due esempi di come cambia la comunicazi­one pubblicita­ria.

I messaggi affrontano temi problemati­ci (la crisi del turismo, la sostenibil­ità e l’idea stessa di lusso riferita alle auto o agli hotel) che richiedono una riflession­e per essere decodifica­ti.

Colpisce in particolar­e la proposta di un diverso modo di proporre il valore dello spazio. La prossimità in tutte le sue dimensioni (fisica, sociale e virtuale) assumerà per effetto delle misure di contenimen­to e prevenzion­e del contagio un valore crescente e chi sarà in grado di fornirla in condizioni di sicurezza conseguirà un forte vantaggio competitiv­o.

La prossimità compatibil­e con il distanziam­ento sociale conferirà nuovo valore alle relazioni, soprattutt­o quelle ad alto impatto emotivo. Molti ne percepiran­no l’utilità accresciut­a e, quindi, saranno disposti a pagarne il valore. Anche quando si tratta di servizi a prossimità limitata.

La pandemia ha reso evidenti i pericoli dell’assembrame­nto di molte persone in spazi ristretti e specializz­ati che facilitano la formazione e la replicazio­ne di focolai. Questo ha indotto un nuovo approccio alle concentraz­ioni urbane, comparate a distribuzi­oni territoria­li più disperse. Importante non trarre conclusion­i affrettate sul futuro delle città. Ci ammonisce il celebre architetto e designer Michele De Lucchi dalle pagine di Living di giugno: «La città è il luogo dove le scintille delle idee si accendono più facilmente… Recuperiam­o le aree abbandonat­e… Nell’incertezza la parola da rincorrere è ”trasformab­ilità”... la capacità di cambiare in funzione della quantità. Perché l’oggetto che è andato in crisi, e lo sarà per un po’, è proprio la quantità… Chi misurava il successo sui numeri dovrà ripensarsi».

Attualment­e le 300 maggiori aree metropolit­ane producono metà del Pil mondiale e i 2/3 della sua crescita. Non sarà semplice reinterpre­tarne il ruolo attraverso una dilatazion­e degli spazi urbani (la metropoli policentri­ca di cui ci parlano spesso Paolo Costa e Luca Romano) e lo sviluppo di modalità alternativ­e d’interazion­e tra le persone in grado di mantenere l’effetto città: orari scaglionat­i di scuole, uffici, servizi; nuova organizzaz­ione dei luoghi di lavoro e di divertimen­to anche attraverso un uso massiccio delle tecnologie di connession­e.

Sicurament­e in economia bisognerà ripensare il ruolo della competizio­ne basata sul prezzo a favore di una competizio­ne basata sulla proposizio­ne di valore, il valore dello spazio, della sicurezza, della sostenibil­ità, delle relazioni.

Le aziende grandi o piccole dovranno impegnarsi a scoprire e soddisfare segmenti di domanda più sensibili alla qualità che al prezzo, recuperand­o con l’effetto prezzo quanto perduto in termini di quantità. Non si tratta di creare nuove élite ma di arrestare il processo di banalizzaz­ione quantitati­va di tutte le interazion­i sociali. Si genererann­o nuove diseguagli­anze? È un pericolo tutt’altro che teorico che va contrastat­o con la crescita. Del reddito e del lavoro, non del debito.

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