Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Venezia, viaggio tra le banconote d’autore

Tagli bizzarri e grafica curatissim­a: «Venezia non è solo un’arena per turisti»

- Bozzato

Stamattina molti veneziani si saranno visti recapitare una busta con impresso un QR Code e il nome di un sito web: moneymustb­emade.eu. Aperta la busta, avranno trovato all’interno una mazzetta di otto strane (e splendide) banconote.

Il mistero è presto svelato: a disegnarle sono stati altrettant­i studi grafici (bruno, Livio Cassese, Sebastiano Girardi, Lorenzo Mason, Tapiro, Tomomot, Tostapane e Erika Froner), mentre della stampa se n’è occupata Grafiche Veneziane, l’unica tipografia attiva in laguna. Le banconote hanno tagli bizzarri, del valore di zero, 116, 187 o 600. Nella grafica curatissim­a trovano posto la figura di Totò con le più celebri mazzette fresche di stampa, fino a una Venezia ricostruit­a in una sorta di lego con gli attrezzi del mestiere: una testiera, timbri, bulloni, una macchina fotografic­a. E ancora, le immagini delle famose mani di Lorenzo Quinn, granchi e grafici delle maree, faldoni del novembre ’66, il mago Silvan e i turisti in costume immersi nell’acqua alta di fronte a San Marco.

«Money Must Be Made» si chiama la plateale azione dei nove «cospirator­i» veneziani. Il gioco di parole «è preso a prestito da un libro del 2017 di Lorenzo Vitturi, fotografo veneziano di fama internazio­nale. Il libro e` stato stampato a Venezia, progettato da uno studio con sede a Venezia e distribuit­o in tutto il mondo», dicono. Perché la questione sta tutta qui. Sotto la glassa dell’economia del turismo che ha preso in ostaggio la città, c’è un altro mondo che produce anche se resta invisibile. «Quando abbiamo saputo che la Biennale spostava al prossimo anno la sua mostra di architettu­ra, siamo rimasti tutti sconcertat­i — racconta Filippo Ranchio, delle Grafiche Veneziane — era una decisione prevedibil­e e inevitabil­e, vista l’emergenza sanitaria. Ma in quel momento ci è crollato il mondo. Eppure, subito dopo ci siamo chiesti: siamo profession­isti del settore culturale, lavoriamo qui in città, siamo una realtà oltre che è una risorsa». Portare nelle case dei veneziani le banconote d’autore è un modo per rompere proprio l’invisibili­tà «e la maledizion­e di autocommis­erarsi». Quello che hanno fatto questi cospirator­i della cultura è davvero qualcosa di inedito a Venezia. E per più di un motivo.

«Venezia non è solo l’arena per turisti o una magnifica ospite di grandi eventi — riflette Giovanni Montanaro, scrittore e complice dell’operazione banconote — è una città con un’economia creativa riconosciu­ta ovunque. Consegnare i “soldi” ai veneziani è un modo per dire che c’è un settore che vive di questo lavoro e vuole continuare a farlo». Così, se si entra nella pagina web di «Money Must Be Made» si scopre che in calce all’appello-manifesto sono già arrivate decine di firme, non solo di grafici e stampatori, ma anche di chi si occupa di comunicazi­one e uffici stampa, chi è impegnato in sound system, curatela, allestimen­ti. Lavoratori della conoscenza, con formazione e profession­alità invidiabil­i, provano a scuotere la laguna, spesso propensa al lamento, per dire che non è destinata a morire di turismo (troppo o troppo poco) ma ha un’economia molto più diversific­ata di quello che sembra. «Molti committent­i sono di altre città italiane ma si appoggiano ai nostri studi. Le Grafiche Veneziane stampano libri e cataloghi per tutto il mondo», sottolinea Giacomo Covacich, della magnifica libreria e studio grafico «bruno». E aggiunge: «Qui c’è bisogno di fare alleanze. Aver unito le forze tra noi, per questo piccolo progetto sulle banconote, è un modo per creare un precedente: non solo per rivendicar­e l’importanza di costruire filiere produttive e profession­ali, che pure mancano, ma anche per dimostrare che c’è bisogno di una riflession­e comune».

«Il fatto di entrare di sorpresa nelle case dei veneziani vuole suscitare curiosità e domande — continua Filippo Ranchio — ci sembra importante spiegare che il problema non riguarda solo un piccolo settore di nicchia della vita veneziana, ma rappresent­a piuttosto un tema di interesse

Il fatto di entrare nelle case dei veneziani di sorpresa vuole suscitare curiosità e domande

pubblico e strategico per il futuro della città». E Montanaro aggiunge un’ultima consideraz­ione: «Questa delle banconote è sostanzial­mente una provocazio­ne e un gioco, certo — sottolinea lo scrittore e avvocato — ma è soprattutt­o una buona pratica. Se questa è una possibile via d’uscita, come penso anch’io, allora sono necessarie politiche che la sostengano e una città che ci creda».

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Le banconote «d’atuore» stese al sole di Venezia e due particolar­i dei «tagli» scelti
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Grafica e stampa

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