Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Dj Matrix a tutto volume: «La mia italo-dance»
L’album Il vicentino Matteo Schiavo terzo nella classifica dei dischi più venduti superando anche Bob Dylan. «In Musica da Giostra ho coinvolto musicisti e youtuber, ho guardato alla scena veneta perché qui nessuno fa mai squadra»
«Siamo arrivati al settimo capitolo, quindi al settimo anno. Tutto è nato all’inizio di carriera quando mi dicevano, in termini sprezzanti, che facevo la musica delle giostre. Mi è rimasta sempre in testa questa definizione». Dj Matrix, pseudonimo del disc jockey e produttore vicentino (di Schio) Matteo Schiavo, ha pubblicato il settimo capitolo di una delle compilation dance più famose d’italia, «Musica da Giostra», che al debutto è arrivato al terzo posto della classifica ufficiale degli album più venduti in Italia, facendo perdere il podio niente meno che al premio Nobel Bob Dylan, quarto con il suo «Rough and Rowdy Ways».
Per questo nuovo capitolo, come già successo, ha coinvolto cantanti e musicisti di ambiti diversi, come mai questa scelta?
«Il “Volume 7” è stato creato tutto da casa, riuscendo comunque a coinvolgere artisti che erano rimasti operativi: così abbiamo creato questa versione “smart” di “Musica da Giostra”. Cerco sempre di spaziare nei generi e di accontentare il pubblico. In questo album ho coinvolto anche Cristina D’avena e le ho fatto cantare il suo primo pezzo dance
“Faccio la brava”: ho pensato che gli adolescenti di un tempo, ora adulti, ascoltavano sia dance che le canzoni di Cristina: due generi diversi ma la musica era la stessa».
Si percepisce subito una particolare attenzione alla scena musicale veneta: Soniko, Rumatera Ackeejuice Rockers. È così?
«Sì, mi sono portato dentro un po’ di musicisti veneti di talento perché ho sempre notato che al Sud sono tutti uniti, mentre da noi nessuno fa mai squadra».
Ha unito la dance con gli youtuber, da Gli Autogol a ipantellas: questa intuizione da dove nasce?
«Possiamo dire che l’ho fatto prima di Rovazzi. Esattamente con “Delirio” assieme
ad Amedeo Preziosi. All’inizio era una mossa strategica per arrivare a un pubblico che non avrei mai avuto, poi ho visto che funzionava al di là di ogni strategia soprattutto con artisti come Amedeo che, di base, sono musicisti».
Che cosa, secondo lei, ha reso un successo tale «Musica da Giostra»?
«Sono praticamente l’unico che fa musica dance in questo modo. Il mio sound è un’evoluzione diretta di quello degli anni Novanta, un decennio che negli ultimi tempi è tornato di moda, in ogni serata club c’è il momento Matrix perché togliere la dance dalla discoteca è un po’ come togliere i balli di gruppo da un villaggio vacanze».
Si può parlare di italo dance per la sua musica?
«Assolutamente sì, per me “Musica da Giostra” è una nuova italo dance. È l’evoluzione di una cosa che si era quasi abbandonata».
Lei è nato a Schio e non in una metropoli: un vantaggio o uno svantaggio?
«Un vantaggio. Mi hanno chiesto spesso di spostarmi a Milano ma io sto bene qui. Mi piace la collina, sono veneto fino all’osso, non mi sposterei mai. Non avere la pressione delle grandi città mi aiuta a scrivere musica».
Come vede il futuro delle discoteche?
«I locali proveranno a ripartire. Nel lungo termine le discoteche, già in difficoltà, si troveranno di fronte ad un bivio: o riusciranno a far rinascere un nuovo tipo di festa oppure andranno a spegnersi e rimarranno solo le grandi strutture».