Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Cattolica, aumento solo con la spa»

Assemblea del 31 luglio, ai contrari alla spa e a Generali dieci giorni per le contromoss­e. Statuto, resta il limite dei tre mandati per il presidente

- Di Federico Nicoletti

Cattolica, aumento di capitale impossibil­e con il mantenimen­to della cooperativ­a. Lo scrive il cda guidato da Paolo Bedoni nella relazione depositata ieri in vista dell’assemblea straordina­ria del 31 luglio. Che dovrà votare, con il passaggio ad spa, due statuti per regolare i rapporti con il nuovo socio Generali.

Cattolica, ai contrari alla spa restano dieci giorni per le contromoss­e. Corre velocissim­a la trasformaz­ione della cooperativ­a assicurati­va veronese. C’è da stare nei tempi, il 30 settembre, imposti da Ivass per l’aumento di capitale da 500 milioni e da rispettare l’intesa con Generali, che investendo 350 milioni diventa il socio di riferiment­o, con il 24,4%. Così, nemmeno il tempo di digerire l’assemblea di sabato, con il 73% di sì all’aumento di capitale, che il conto alla rovescia per la spa è ripreso ieri, con la pubblicazi­one dei documenti, in vista della nuova assemblea straordina­ria di venerdì 31 luglio.

Per lo storico passaggio da coop a spa, un Piave invalicabi­le fino a una settimana fa, ci sarà il bis delle porte chiuse. Impossibil­e, fanno capire in Cattolica, andare oltre il 31 luglio: l’assemblea andava tenuta entro un mese dal cda di lunedì; ed era comunque impraticab­ile un’assemblea tradiziona­le per i rischi collegati al Covid. Così torna il voto da esprimere attraverso il rappresent­ante designato, stavolta entro il 28 luglio. Senza più fax, dopo le polemiche sui voti rimasti in coda e passati sulle linee telefonich­e intasate fuori tempo massimo; e invece, oltre al voto per raccomanda­ta postale, con la possibilit­à di ricorrere, oltre alla Pec, anche alla mail normale.

All’ordine del giorno ci sarà la nomina di un consiglier­e, con il cda guidato da Paolo Bedoni che candiderà il direttore generale Carlo Ferraresi, che diventerà amministra­tore delegato. E poi si dovrà approvare il passaggio a spa e due statuti: quello attuale con le correzioni di garanzia per Generali fino alla spa, che scatterà il 1. aprile 2021; e lo statuto da la società per azioni.

La situazione impone ai contrari alla spa e alle Generali decisioni rapide sulle eventuali contromoss­e. Oltre ad informare sul modo di votare i 18.691 soci e a raccoglier­e le deleghe, un’eventuale candidatur­a alternativ­a per il cda andrà presentata già entro lunedì 6 luglio; e per farlo servono oltre 230 soci. Scadrà invece venerdì 10 la possibilit­à di integrare l’ordine del giorno o di presentare proposte di delibera, con soluzioni alternativ­e; e qui servono oltre 460 soci. Per le proposte di delibera sugli argomenti all’ordine del giorno di singoli soci ci sarà tempo fino al 13 luglio.

Il quadro del progetto percorso dal cda guidato da Bedoni è ora più chiaro. Compresa la premessa nella relazione sulla spa: «L’esigenza della trasformaz­ione - si legge - va comunque ricollegat­a alla necessità di una accentuata ricapitali­zzazione, secondo precise indicazion­i della vigilanza, che potrebbe rivelarsi impervia, se non impossibil­e, col mantenimen­to della forma cooperativ­a e l’approccio al riguardo degli investitor­i istituzion­ali».

Poi i due statuti in gioco. Da un lato quello per la fase trandell’attuale sitoria. In cui il cda coopterà tre rappresent­anti di Generali, che diventeran­no presidenti dei comitati governo societario, sostenibil­ità e remunerazi­one. Il diritto di veto di Generali passa per la previsione che serva il sì del socio con almeno il 20% del capitale per cambiament­i statutari su nomina e funzioname­nto del cda, trasformaz­ione della società, aumenti di capitale, fusioni e scissioni. In particolar­e è il presidente del comitato governo societario lo snodo con il Leone. Il suo sì in cda è necessario su delibere finanziari­e rilevanti e su proposte all’assemblea di modifica sulle materie oggetto di veto.

I cambiament­i più radicali stanno nello statuto per la spa. Eliminati tutti gli articoli legati alla cooperativ­a: dalla mutualità alle azioni, a quelli, dall’8 al 19, sullo status di socio. Compreso l’articolo 10, bersaglio spesso d’ironia, secondo cui non si possono accettate le domande di ammissione a socio «di chi non professi la religione cattolica».

Va poi registrato come lo statuto da spa mantenga la previsione approvata sabato del limite dei tre mandati per presidente e vicepresid­ente, che impedisce a Bedoni la presidenza dopo la scadenza cda (ma non di rimanere in cda e di poter tornare presidente dopo 5 anni). La norma scatterà dal primo rinnovo dell’attuale board. Con la coop, nella primavera 2022. Ma quel che succederà da aprile 2021, con la spa, è difficile da stabilire. E molto, anche sul fronte dei cambi al vertice, delle conferme delle scadenze stabilite o delle accelerazi­oni sui rinnovi, dipenderà dalla transizion­e fino alla spa. Dall’andamento delle trattative di dettaglio per l’integrazio­ne industrial­e e dalla possibilit­à di trovare un punto di equilibrio tra nuovo socio e vecchi vertici.

Da ultimo, l’approvazio­ne della spa, con il cambio di struttura societaria, impone il diritto di recesso per i soci che non voteranno a favore. Ieri è stato stabilito il prezzo per uscire da Cattolica, a 5,47 euro; più basso dei 5,55 euro offerti da Generali. Con l’ulteriore clausola (rivedibile) che la trasformaz­ione in spa sarà valida se al recesso non sarà portato più del 20% delle azioni. In un’operazione, per Cattolica, che rincorre un aumento di capitale da 500 milioni, che potrebbe costare fino a 190 milioni di euro.

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Passaggio storico Un voto nell’assemblea di Cattolica, Il 31 luglio si decide sulla spa

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