Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Il cavallo, gli amici, il campo sportivo: «Addio Vittoria»

L’’ULTIMO SALUTO AL TEMPO DEL VIRUS Maser, oltre mille al funerale della 14enne morta in Vespa

- Piva

all is lost, than all is found». Le ultima parole di Vittoria sono un canto. Si mescolano al frinire delle cicale degli Asolani e si posano piano, sul pratone dei campi sportivi di Crespignan­a, atomo paesano della già piccola Maser: «Quando tutto è perduto, tutto si ritrova».

«When all is lost, than all is found». Le ultima parole di Vittoria sono un canto. Si mescolano al frinire delle cicale degli Asolani e si posano piano, sul pratone dei campi sportivi di Crespignan­a, atomo paesano della già piccola Maser: «Quando tutto è perduto, tutto si ritrova».

Il canto di Vittoria De Paoli è per i tantissimi che sono venuti a salutarla, in questo che, forse, per la terra veneta, è il primo funerale al tempo del virus a stupire per dimensioni, oltre che per la forma. Vittoria aveva compiuto 14 anni il 19 febbraio: ora l’attrice bambina di «Di padre in figlia», fiction targata Rai Uno e girata nel Bassanese, con Alessio Boni, Stafania Rocca e Cristina Capotondi a far da chioccia al talento della piccola trevigiana, sorride dal santino in bianco e nero ai mille, forse di più, che sono qui per lei.

Venti file di sedie, venti posti a fila, due metri a lato tra l’uno e l’altro, un metro di spalle. Sono tutte occupate e alla cerimonia manca ancora mezz’ora. Sul prato c’è posto in piedi, stesse regole per le sedute. Otto file, poi nove, dieci... «Vuole dell’acqua?», chiede un volontario. Sono tanti, regalano gesti semplici e fanno sentire la presenza del paese, di un Veneto che, avrà mille difetti, ma qui sa essere ancora comunità. Servono come il pane, anche. Le sei di sera non hanno spento l’afa: a un quarto d’ora da qui ha piovuto forte, nel pomeriggio, ma è servito a nulla.

Moreno e Paola De Paoli arrivano stretti a Rebecca e Carolina, le figlie ventenni. Una famiglia giovane: tutti in camicia bianca e jeans, sembrano quattro fratelli. Seguono un bara di legno chiaro, l’ultima casa della figlia minore, fin sotto l’altare ricavato dove di solito sta una delle porte di calcio. Una statua di Cristo a grandezza quasi naturale, un gazebo, perfino uno spazio a lato per il coro. Dal fondo del prato, seguendo la recinzione, un gruppo di fantine fa avanzare Red doctor. «É il purosangue inglese che cavalcava Vittoria», spiega Valentina, istruttric­e, nella vicina Asolo,

Cerimonia inconsueta L’addio al campo sportivo, tra distanze, mascherine e tanti messaggi di ragazzi

del maneggio «I Folletti». «Aveva iniziato equitazion­e a otto anni. Faceva lezione tutti i mercoledì, a quest’ora». Il cavallo raggiunge la bara, poi lo riportano alle spalle della folla: da lì, briglie in mani esperte, attenderà la fine della cerimonia.

Mescolati alla folla ci sono anche i genitori del sedicenne di Valdobbiad­ene ricoverato in gravissime condizioni all’ospedale di Treviso, dopo l’incidente costato la vita di Vittoria. Sabato notte, i due ragazzi avevano lasciato una festa, a Farra di Soligo, altro paese collinare del Trevigiano, per un giretto in Vespa. Poco prima delle 23 lo schianto. Il ragazzo perde il controllo dello scooter in curva e la corsa finisce contro un palo della luce. Nessuno dei due indossa il casco: la ragazzina sembra riprenders­i, poi perde conoscenza e, in un paio d’ore, muore all’ospedale di Conegliano. Il ragazzo viene portato a Treviso: reparto di Terapia intensiva,dov’è tutt’ora ricoverato.

Lezioni di canto, danza e recitazion­e: Vittoria De Paoli sognava un futuro nello spettacolo e intanto studiava: prima B al liceo classico Levi di Montebellu­na. Anni verdi, ma forse personalit­à già matura. «Quattro anni fa ha chiesto di essere battezzata», ricorda don Fabio Bertuola, uno dei celebranti: «Qualcosa l’ha spinta a questa domanda». Don Bertuola sa che la morte in giovanissi­ma età evoca domande tanto pesanti quanto destinate a non avere risposta: «Però possiamo scegliere», dice il prete. Una ragazzina di 14 anni perde la vita per un giro in scooter senza casco, «questa è la realtà... il fatto» che apre due porte: speranza o disperazio­ne. Amici e amiche di Vittoria, nell’ultima parte della cerimonia, dedicata ai saluti, scelgono la seconda porta. «Sarai il nostro angioletto e noi resteremo per sempre le Fantastich­e quattro». Dopo aver parlato, la ragazzina posa il microfono e, mani nella mani, torna a perdersi tra le file di sedie con le altre due «fantastich­e». «A te che non ti piaci mai e sei una meraviglia», accenna Letizia. A te, di Giovanotti, «per te che eri, sei e sarai sempre la mia amica», ripete commossa. Ancora una strofa: «A te io canto una canzone, perché non ho altro». Parole per Vittoria da una ragazza di 14 anni, cui, forse, ha insegnato a sognare.

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Il campo sportivo di Crespignan­a, Maser, ha ospitato il funerale della piccola Vittoria De Paoli. Sotto, il cavallo della ragazzina, Red doctor, per l’ultimno saluto alla bara.
Balanza) (Foto La distanza Il campo sportivo di Crespignan­a, Maser, ha ospitato il funerale della piccola Vittoria De Paoli. Sotto, il cavallo della ragazzina, Red doctor, per l’ultimno saluto alla bara.
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