Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Pandolfi e gli studi «falsificati» Il rettore: via al comitato per vigilare su plagi e frodi
In una pubblicazione anche la firma di Rizzuto: «Ma la mia parte è corretta»
La rivista Nature ha scoperchiato un nuovo fronte di accuse contro lo scienziato Pier Paolo Pandolfi, revocato dalla nomina di direttore del Vimm per le presunte molestie sessuali a Harvard. In attesa della scelta del nuovo direttore, che dovrebbe diventare ufficiale la prossima settimana, non c’è pace per il Vimm. L’ombra della frode scientifica sulle pubblicazioni del professor Pandolfi, raccontata da Nature e confermata da Enrico Bucci, specializzato nell’analisi dell’integrità dei dati scientifici, oscura ulteriormente la posizione dello scienziato e non placa il dibattito sulla vicenda. Tra i 33 studi scientifici analizzati da Bucci, sono state trovate irregolarità su 13 in cui Pandolfi è co-autore e su 8 in cui è autore principale. Tra gli studi contestati, in uno di quelli collettivi, compare tra i firmatari anche il rettore dell’università di Padova, Rosario Rizzuto.
Professor Rizzuto, sa che c’è anche la sua firma in uno degli studi contestati a Pandolfi?
«Sì, ho saputo. Ma nella parte dello studio curata da me e il mio team non c’è nessuna irregolarità. I nostri dati sono inattaccabili. L’autorità responsabile della pubblicazione era Pandolfi, che si assumerà la responsabilità della sua parte dello studio in cui Nature dice ci sono irregolarità. Il lavoro fatto con i miei collaboratori non ha avuto contestazioni»
Quando si parla di frode scientifica e di irregolarità, cosa significa esattamente?
«Significa che alcuni dati scientifici di laboratorio o alcune immagini al microscopio risultano irregolari perché potrebbero essere stati copiati o manipolati o corretti per dimostrare una determinata tesi. Le frodi scientifiche, se accertate, sono inaccettabili, una grande scorrettezza».
Che conseguenza hanno le frodi scientifiche nell’ambito della ricerca?
«Depistano i lavori successivi che partono da quello studio. Viene ingannata la comunità scientifica che magari partendo da uno studio irregolare perde tempo. E si traggono vantaggi a scapito di tanti ricercatori che lavorano rigorosamente e seriamente per molti anni, anche senza risultati clamorosi»
Il vantaggio di chi pubblica tanti studi su riviste prestigiose?
«Più si pubblicano studi su riviste prestigiose, più si fa carriera e più si ottengono fondi per la ricerca»
Non c’è un modo per evitare le frodi scientifiche?
«Ogni studio viene rivisto da un revisore anonimo e anche le riviste sono rigorose prima di pubblicare. Certo l’errore può capitare, fa parte dello sperimentare, ma la frode è un’altra cosa. L’errore lo puoi controllare, l’imbroglio no. È un rischio presente nella ricerca. Come ci insegna Galileo Galilei, ogni passaggio va sperimentato e ogni esperimento va ripetuto. Quindi anche studi pubblicati vanno sempre rifatti e controllati».
Come contrastare le irregolarità nelle pubblicazioni? «La reputazione scientifica è un bene prezioso. Come Università di Padova avvierò un Comitato di saggi, scienziati e ricercatori che traccino le linee guida per l’integrità scientifica, per evitare plagi e frodi e vigilare sulla correttezza. È un’iniziativa che voglio portare a livello nazionale, perché sia ripetuta in ogni Università. Al momento un Comitato di questo tipo esiste solo a Bologna».
Nel caso Pandolfi, l’università di Harvard avrebbe dovuto essere più trasparente con il Vimm?
«Ogni istituzione dovrebbe essere vincolata solo alla verità. Harvard non doveva sottrarsi al suo ruolo istituzionale. Ci doveva essere più trasparenza. Possibile che un’università sia così blindata e non dia informazioni su casi eclatanti di cui è al corrente? La verità e la trasparenza sono modelli, esempi a livello internazionale».
Crede che la nuova nomina del futuro direttore del Vimm seguirà una procedura condivisa?
«Sarà senz’altro una procedura condivisa. E il Vimm tornerà a essere riconosciuto come quello che è, un luogo di ottima scienza e armonia»