Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
La famiglia scarica il paziente zero
Il fratello del manager: «In Serbia non è andato per lavoro». Il figlio: «Mio padre ha sbagliato»
La rabbia è tanta fra Sossano e Orgiano, i luoghi del manager della Laserjet ora in rianimazione per Covid dopo aver rifiutato il ricovero. Lo scarica il fratello «In Serbia non ci è andato per lavoro, non sono andato a trovarlo in ospedale». E lo scarica pure il figlio che in azienda lavora «Il suo comportamento non ha alcuna giustificazione. Ha ragione Luca (Zaia ndr), serve il Tso per chi, pur positivo, rifiuti il ricovero. Curarsi è un dovere».
Il paziente di ritorno più celebre d’italia, il più spericolato e ribaldo, pieno di Covid 19, giace con un tubo in bocca all’ospedale San Bortolo di Vicenza. Non sta bene ma fuori starebbe peggio: il web l’ha già linciato, la famiglia lo ha mollato, l’azienda dove lavora lo disconosce. Una volta dimesso, a casa, lo aspetta una denuncia per attentato alla salute pubblica mentre a Sossano, dove vive, i compaesani lo aspettano per tirargli le pietre. Pietre metaforiche va da sé in una storia che, peraltro, è piena di rimandi.
Il manager di successo - e di eccessi – era in Bosnia, da lì è tornato con il morbo, in cinque giorni ha fatto in tempo a partecipare a una festa per cento persone, presenziare a un funerale, sfanculare i medici che lo volevano ricoverato e andarsene a casa incazzato, salvo poi ritornare perché da solo non riusciva a respirare. I sanitari parlano di un atteggiamento indisponente, il presidente Luca Zaia lo vorrebbe in galera, tutti lo vorrebbero appeso in effige nelle scuole dell’obbligo come esempio negativo di cosa non bisogna fare.
Manager che ha un fratello, insieme lavorano in un paio di aziende, la Laserjet e la metalmeccanica Energreen, leader delle macchine per la manutenzione di boschi e aree verdi. Ai due l’esposizione non dispiace - nel cortile dell’azienda hanno costruito la replica di una Torre Eiffel – con il Covid no: un caso di pubblicità sgradita, malevola e tuttavia legalmente tutelata dall’anonimato che spetta di diritto ad un paziente. Anche un segreto di Pulcinella, tra Sossano, Pojana Maggiore dove hanno sede le aziende mentre il nome del malato è noto come il suo temperamento, a dir poco esuberante dicono. «Diciamo che è uno per il quale ogni divieto è un richiamo irresistibile ad infrangerlo e lui non si tira indietro». Al bar raccontano anche di peggio, chi teme un altro lockdown e gliene dà la colpa – «irresponsabile, sciagurato, menefreghista e irrispettoso degli altri prima che di sé» - chi lo stramaledisce per più generali ragioni civiche, chi per conoscenza diretta, il tutto incanaglito e cotto al fuoco del pregresso che in ogni piccolo paese cova ed esplode quando deve. E questa è una buona occasione.
Fino a ieri la versione ufficiale parlava di un viaggio di affari in Serbia. Il fratello contitolare nega. «Il viaggio d’affari di cui si è parlato sulla stampa non esiste, non ha niente a che vedere con gli impegni dell’azienda. Quella di mio fratello è stata una trasferta privata di cui non ero al corrente e della quale non so niente né posso dire niente». La voce esce dal citofono di una villa bassa con un grande giardino alla periferia di Orgiano,
«In serata diffonderemo un comunicato stampa che chiarisce la nostra posizione. No, non sono andato in ospedale e trovarlo, tantomeno so come sta».
Il comunicato conferma quanto già si sapeva, smentisce che alcun membro della famiglia abbia avuto contatti con il malato, precisa che «da domenica 28 a mercoledì l’uomo è rimasto in isolamento presso la sua abitazione», «confermiamo inoltre continua lo scritto – che in quei giorni ha avuto contatti con altre tre persone attualmente in isolamento, due delle quali sono risultate negative al tampone».
Il malato in questione nei giorni precedenti aveva partecipato a un ricevimento in villa in cui presentava agli ospiti l’ultima realizzazione dell’azienda, una macchina altamente automatizzata; c’erano molti sindaci dei paesi limitrofi, c’era il neo-consigliere regionale Joe Formaggio (ora in isolamento) e, come guest star, il giornalista Cruciani con altri amici e simpatizzanti. Un centinaio di persone alle quali la Usl si è rivolta perché si facciano avanti e si sottopongano al test.
Resta misteriosa l’identità di una donna, l’unica vista al capezzale del malato prima del ricovero, anche lei sospettata di aver contratto il virus assieme ad altre cose delle quali in paese si mormora con piacere. «È l’asiatica che tiene a servizio, ma non le aprirà nessuno ne stia certo, io che ci abito davanti vedo solo le luci notturne del giardino. E del resto l’individuo in questione ne ha parecchie di case da quando ha divorziato. Prima del coronavirus si è comprato mezza montagna qua sopra con annessi rustici e villette, al bar ha annunciato che vuol battezzare il monte con il suo nome. Questo per dire chi è, uno che con il macchinone mi ha quasi travolto e che non ha proferito una parola di scuse».
Un Falstaff iracondo e intrattabile, «incontenibile nell’insultare i dipendenti». Mitiche le sue spedizioni di caccia in Bulgaria - «dove non si può ma lui sparava comunque» -. Sul web circola un video in cui si vedono i manager e le maestranze dell’azienda, in mezzo c’è lui, capello lungo e un filo di pancetta. Poi, improvvisamente, la scena cambia e appare un funerale Harlem style con una troupe di neri che cantano e ballano su delle bare mentre le inchiodano. «Sottile eh? Ma chi sa, capisce».
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È uno che con il macchinone mi ha quasi travolto e non mi ha chiesto nemmeno scusa