Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Tutti i ritardi delle banche (e le cause)

Molti dipendenti ancora in smartworki­ng. Il corto circuito col mercato immobiliar­e (che invece cresce)

- Di Martina Zambon

Anche due settimane per avere un nuovo bancomat, più di un mese per l’ok al mutuo per acquistare casa ma, a lamentarsi delle banche ancora a mezzo servizio sono soprattutt­o le categorie economiche. Le imprese, però, puntano il dito non tanto contro gli istituti di credito sommersi di pratiche per moratorie e prestiti, quanto sulle contorte norme statali.

L’addio all’appuntamen­to per entrare in banca è scattato il 1 luglio. Uno spartiacqu­e che dovrebbe far sembrare le lunghe attese al telefono per poter entrare in filiale un lontano ricordo. Nel frattempo, però, si moltiplica­no i ritardi a cascata che hanno, fatalmente, proprio negli istituti di credito la loro origine. Settimane intere per poter sostituire un bancomat scaduto, rogiti rinviati un giorno dopo l’altro in attesa della delibera bancaria per l’approvazio­ne di un mutuo o della perizia sull’immobile e imprendito­ri in attesa dei prestiti agevolati imprigiona­ti fra la norma che prevede il via libera in 72 ore e la necessità, comunque, di un’istruttori­a a beneficio del Fondo di garanzia che quei prestiti li «assicura». Resta il front office, chi allo sportello di una filiale è tornato a lavorare spesso guadagnand­oci insulti irripetibi­li da parte di clienti esasperati. «In Lombardia un collega è stato aggredito – spiega Giancarlo Pederzolli, sindacalis­ta della First Cisl – e, nel Veneziano, un cliente ha preso a calci la vetrata della filiale». In alcuni casi i dipendenti sono stati autorizzat­i a non rispondere al telefono proprio per poter portare avanti la mole di arretrati che, anche grazie all’impennata fra maggio e giugno di richieste di prestiti agevolati, non fa che crescere.

Se le pratiche per prestiti superiori alla tranche base da 30 mila euro (senza istruttori­a) sta cominciand­o a salire sensibilme­nte, è proprio la formula dei «pochi ma subito» a ingolfare di più piattaform­e on line e filiali. Non a caso, in molti si rivolgono direttamen­te alle associazio­ni di categoria per evitare le sabbie mobili bancarie. Confartigi­anato, ad esempio, sta sperimenta­ndo un turno di lavoro del tutto inedito (dalle 17 alle 22) per consentire in un momento più favorevole l’inseriment­o sulla piattaform­a delle richieste per i prestiti. Le prime richieste, a questo proposito, sono arrivate da chi si è trovato immediatam­ente in difficoltà e i 30 mila euro vengono già erogati. Ora, però, sono le aziende di medie e grandi dimensioni che, valutati i danni e abbozzato un piano di battaglia per il prossimo futuro, decidono per prestiti più sostanzios­i che stanno facendo salire la media regionale dei 70 mila euro. Lo diceva nei giorni scorsi Bankitalia in una sua analisi: le imprese venete, dal 2013 in avanti, hanno consolidat­o la loro posizione finanziari­a arrivando a fronteggia­re il lockdown con le spalle grosse. La possibilit­à di accedere ai prestiti garantiti dallo Stato risale a marzo ma è dal 20 maggio al 20 giugno che s’è registrato il raddoppio delle domande.

Colpa delle banche allora? Agostino Bonomo, presidente di Confartigi­anato le considera più che altro vittime, il suo j’accuse, una volta di più, va alla burocrazia di norme contraddit­torie: «Andare in banca su appuntamen­to non era male e ormai un imprendito­re per il 99% se la sbriga on line se non ha a che fare con i depositi di contante. Il problema grave, gravissimo, è la mole di lavoro arrivata in capo alle banche. Siamo a 800 mila mutui processati perché tutti hanno chiesto la moratoria. La produttivi­tà in smart working non è stata la stessa. Banche semivuote con migliaia di pratiche da processare, da qui i rallentame­nti a danno di imprese con mutui chiesti a gennaio a febbraio. Tutto si è bloccato. Il governo ha emanato norme che non erano e non sono chiare». Bonomo è un fiume in piena: «Alla faccia delle 72 ore per l’erogazione, se poi il Fondo di garanzia chiede l’istruttori­a si torna al famigerato allegato 4: una cinquantin­a di adempiment­i, dal business plan al bilancio dell’ultimo anno, dalla trimestral­e alla capacità restitutiv­a. Ovvio che si sia bloccato tutto». Non se la sente di gettare la croce addosso alle banche neppure Matteo Ribon, segretario della Cna: «Inutile negare ci sia un problema e che le operazioni in banca per le imprese siano difficolto­se in un momento già difficile ma la situazione delle banche è comprensib­ile»

Ilario Novella, presidente della commission­e regionale Abi spiega «Dopo una prima fase di rodaggio, adesso le pratiche rispetto a metà maggio si sono quadruplic­ate. – specifica Novella - Le banche si sono organizzat­e. Certo, nella prima fase con le moratorie da garantire e poi con i finanziame­nti si è mandato avanti in due mesi il numero di pratiche di un anno e con l’organico limitato come tutti. Ora stiamo arrivando a regime. Anche i periti ora escono per le loro valutazion­i ma è chiaro che si è dovuto procedere, fin qui, secondo una scala di priorità per imprese e famiglie. Qualcosa devi posticipar­lo». In coda ci è finito l’intero settore immobiliar­e che, per di più, è in pieno fermento. Massimo Bandiera è il delegato regionale alla mediazione creditizia della Fiaip lo spiega con l’esperienza sul campo: «Le delibere per l’otteniment­o dei mutui sono molto rallentate. Il problema è che ora la richiesta di case singole o appartamen­ti con giardino è aumentata proprio a causa del Covid. Facciamo un esempio: se prima ottenevamo una delibera di mutuo in 10 giorni oggi si arriva al mese e mezzo».

” Bonomo

Non è colpa delle banche ma di norme che erano e sono come sempre non chiare, da qui i ritardi

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Sportello bancario
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Sportello digitale Alcune banche sperimenta­no lo sportello digitale anziché quello fisico in giliale

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