Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Manager segnalato in procura per aver rifiutato il ricovero
Nuova ordinanza per inasprire le multe a chi vìola la quarantena. I medici forse potranno disporre il Tso
” Giovanni Pavesi L’uomo è tornato dalla Serbia il 25 giugno e pur sapendo di essere stato a contatto con un infetto e accusando i primi sintomi del Covid, insieme ai tre colleghi è ripartito per la Bosnia. Tutti senza mascherina
” Luca Zaia L’operaio serbo che ha trasmesso il virus ai quattro veneti è morto. Nella nostra regione non è tornata l’ondata della malattia, le riaperture non c’entrano nulla. Tra i nuovi casi, 118 sono stranieri
La denuncia di Pavesi, dg dell’usl 8: «Vanno valutati i suoi profili di colpevolezza»
Sono 117 le persone finite in isolamento domiciliare (52 a Vicenza, 37 a Verona e 28 a Padova) e sottoposte a un primo tampone, negativo, dopo essere venute in contatto con il manager vicentino e i suoi tre compagni di viaggio rientrati dalla Serbia il 25 giugno infetti da coronavirus Covid-19. Il manager di Sossano, ora ricoverato in Rianimazione all’ospedale San Bortolo di Vicenza, tre colleghi di Bonavigo (Verona), Pojana Maggiore e Orgiano (Vicenza), in quarantena a casa, sono stati contagiati da un operaio bosniaco e da uno serbo di 70 anni, che ieri è morto. Oltre a loro è risultata positiva al tampone una padovana, sorella della titolare di una profumeria ad Adria, che ha avuto contatti con l’uomo d’affari vicentino e negli ultimi giorni si è spostata tra Lozzo Atestino, Agugliano e Veggiano, sempre in provincia di Padova. Ma è reticente nel comunicare all’usl Euganea le persone incontrate.
Esattamente come il manager di Sossano, a carico del quale ieri Giovanni Pavesi, direttore generale dell’usl Berica, ha depositato un esposto in Procura a Vicenza. «Vanno valutati suoi eventuali profili di colpevolezza — spiega il dg —. Il paziente è rientrato dalla Serbia il 25 giugno ma, pur accusando i sintomi del Covid-19 e sapendo di essere venuto a contatto con un infetto, il 26 si è rimesso in auto, sempre indeve sieme ai tre compagni di viaggio, per andare a Medjugorje, in Bosnia. Nessuno dei quattro indossava la mascherina durante le due trasferte. Tornato in Italia, la mattina del 27 giugno il manager ha partecipato a un funerale e la sera a una festa di compleanno a Gambellara, presenti oltre cento persone. A noi però ne ha segnalate solo una ventina. Infine — chiude Pavesi — ha mantenuto un atteggiamento supponente nei confronti dei sanitari, rifiutando il ricovero (avvenuto poi il primo luglio grazie all’intervento del sindaco di Sossano, ndr). Tutto ciò è inaccettabile, oltre ad essere pericoloso per la salute pubblica. Finora non si sono presentate in ospedale altre persone con i sintomi del coronavirus, ma il problema restano gli eventuali asintomatici ancora in circolazione».
L’uomo è condizioni critiche (prognosi riservata), ma risponde bene alla terapia. Gli altri 117 testati e appartenenti al nuovo focolaio da lui originato saranno sottoposti a secondo tampone la prossima settimana (tranne il maggiordomo dell’uomo d’affari, che rifare il primo) e intanto restano in isolamento domiciliare, sotto il controllo delle rispettive Usl di appartenenza (Berica, Scaligera, Euganea). Quanto all’azienda del manager, con sede a Poajana Maggiore, l’usl Berica al momento non ha rilevato gli estremi per bloccarne l’attività e chiuderla, ma ha sentito la segretaria per cercare di trovare i contatti taciuti dal proprietario. Tutto ciò, unito ai nuovi cluster nati in seguito all’arrivo dalla Bosnia di due badanti infette e dalla Moldavia di una terza contagiata (mai rintracciate le sei persone in pullmino con lei), ha fatto risalire l’indice del contagio nel Veneto da 0,43 a 1,63, quindi da rischio basso a elevato, e i focolai a 24.
Il governatore Luca Zaia non si dà pace: «La nostra regione non ha ripreso l’onda dei contagi. Non c’entrano niente le riaperture del 18 maggio, ormai dimenticate nella notte dei tempi, il nuovo focolaio se lo sono andati a prendere in Serbia, Paese a rischio dato che Belgrado è in lockdown». E conferma l’ordinanza in preparazione per domani, che «non conterrà provvedimenti più restrittivi per i cittadini ma renderà maggiormente efficace l’isolamento fiduciario dei soggetti positivi al tampone e dei loro contatti stretti». Significa inasprire le sanzioni. «Oggi le persone in quarantena positive al Covid-19 rischiano fino a 18 mesi di carcere e 5 mila euro di multa se escono di casa — spiega Zaia —. Ma per i negativi che violano l’isolamento non c’è più l’aspetto penale ed è rimasta una multa di mille euro: la vita umana non può valere così poco». L’avvocatura regionale sta inoltre valutando come poter legittimare i medici a disporre il Tso e relativo ricovero coatto per gli infetti che si oppongano, senza dover passare per il sindaco del Comune di residenza del malato, così da restringere i tempi. «Il Tso non è riservato solo ai casi psichiatrici, si può applicare ad altre fattispecie sanitarie particolari — dice il governatore — però c’è un vulnus legislativo. Ne ho parlato con il ministro della Salute, Roberto Speranza, e ha riconosciuto che il tema del trattamento sanitario obbligatorio va chiarito. Vogliamo permettere ai sanitari di ricorrervi per impedire a un infetto di diffondere il Covid-19».