Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Focolaio vicentino, tre persone in isolamento anche in città
L’argomento virus torna prepotentemente a far parlare tra focolai e polemiche sui controlli ai varchi dell’azienda ospedaliera. Intanto un dato significativo: c’è un nuovo ricoverato in terapia intensiva a Padova, il primo dal 28 maggio, quando la rianimazione era stata dichiarata «Covid free». I ricoverati per questa malattia in reparto sono 5 e in tutta la provincia sono 50 le persone attualmente positive, 36 si trovano in isolamento domiciliare. I deceduti nel Padovano dall’inizio della pandemia sono 308.
A far preoccupare negli ultimi giorni il focolaio scoppiato a Pojana Maggiore nel Vicentino che ha visto coinvolta anche una quarantenne residente a Padova. La donna ha avuto contatti con l’ormai famoso manager vicentino che, nonostante fosse positivo con sintomi, è andato al lavoro, a un funerale e ad una festa (vedi articolo a pagina 2). «Abbiamo dovuto ricostruire tutta la rete di contatti e in un primo momento eravamo veramente preoccupati – ha spiegato Lorena Gottardello del servizio di Igiene e Sanità pubblica dell’usl 6 Euganea –. Abbiamo fatto fatica a capire dove la signora era andata, e inizialmente si pensava avesse girato nelle zone intorno a Vo’ e ad Adria. Fortunatamente non è così. Questa
donna, dal luogo della festa, dove ha contratto il virus, è andata dritta alla sua casa di Padova». La quarantenne si trova in isolamento domiciliare con altri due familiari. Quando si è presentata al pronto soccorso di Schiavonia il 29 giugno presentava febbre, vomito e diarrea ma ora i sintomi si sono alleviati molto e sta meglio. Le due persone in isolamento con lei non hanno sintomi e attendono l’esito del tampone. Così come lo attendono le dieci donne moldave finite in isolamento a Tribano dopo che una collega e connazionale è risultata positiva al virus. «Stanno tutte bene, anche la signora ricoverata a Padova ora si sente meglio – ha riferito il sindaco Massimo Cavazzana –. Aspettiamo il riscontro del tampone anche se già siamo consapevoli che dovranno farne un altro nel giro di cinque o sei giorni. Ormai abbiamo capito che il virus è infido e ha i suoi tempi. L’azienda agricola per la quale lavorano ha sanificato gli ambienti e ha ripreso il lavoro appoggiandosi ad un’altra coop».
La preoccupazione è tornata dunque a salire. E, a sentire qualche utente, all’azienda ospedaliera qualche falla nel muro di sicurezza comincia a palesarsi. «Venerdì non c’era nessuno ai varchi a misurare la temperatura e controllare le persone che entravano in ospedale – ha raccontato Sara
Quartarella, responsabile della comunicazione per la Fiom Cgil –. Avevo un appuntamento alle 11.30 per una visita. Sono entrata da via Ospedale civile e non c’era nessuno». Le nuove misure anti-contagio stabiliscono che tutti i varchi siano controllati e che venga misurata la temperatura a chi entra per evitare che si diffonda nuovamente il virus in un luogo delicato come l’ospedale. Una situazione che vede impegnati oss e infermieri e che aveva scaturito polemiche dal punto di vista della sicurezza. Si erano susseguite diverse aggressioni verbali e una fisica: il 6 giugno un’oss è stata colpita con un calcio da un uomo che gironzolava senza motivo. «Una volta salita al primo piano ho visto che solo all’ambulatorio chirurgico c’era un’infermiera che prendeva la temperatura – ha continuato Quartarella –. Per scrupolo sono andata a farmi misurare la temperatura e a chiedere se avessi dovuto fare qualcosa. È chiaro che non c’è personale a sufficienza». tutelati. Anzi, a detta di Legambiente l’amministrazione starebbe facendo poco o nulla per impedire che l’area a parco agricolo del Basso Isonzo venga ulteriormente cementificata. «Si profila una nuova minaccia – tuona l’ambientalista Lucio Passi in una nota - un ecomostro di 30 mila metri cubi di cemento (10 palazzine residenziali per 100 unità abitative) nel cuore del Basso Isonzo. Sono i 3,7 ettari di proprietà dell’ira (l’istituto di riposo per anziani) che vorrebbe edificare e l’amministrazione – aggiunge - può e deve impedirlo: ne ha gli strumenti». Lo strumento effettivamente c’è, dal momento che è proprio il sindaco a nominare il consiglio di amministrazione. L’ultimo cda dell’ira si era insediato nel 2016, il mandato scade nel 2021, quindi l’amministrazione di centrosinistra avrà tutto il tempo e le possibilità per dettare il cambio di rotta. Del resto proprio al Basso Isonzo da anni sono è in atto una vera e propria rivoluzione ambientale con agricoltura e commercio sostenibile che mal si concilierebbero con ruspe e cemento.
Sul fronte ozono è sempre Passi a fornire i dati: «Il 3 luglio il valore per la protezione della salute umana dall’ozono, che è di 120 microgrammi per metro cubo d’aria, ha raggiunto il limite massimo annuale sancito per legge, che è di 25 giorni». Il valore è stato rilevato dalla stazione di rilevamento Arpav della Mandria, «rappresentativa della media cittadina», aggiunge. E sottolinea: «Dal 2004 la nostra città ha sempre superato la soglia annuale. Entriamo quindi nel diciassettesimo anno consecutivo di illegalità».
Sicurezza e polemiche Una utente: sono entrata in ospedale e nessuno mi ha controllato