Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Ho pazienti che devono reimparare a respirare»

Marchi: «Attenti, il virus non è cambiato»

- Di Roberta Polese

«C” i sono persone che devono imparare a respirare di nuovo, il loro fisico porterà a lungo i segni della malattia». A parlare è la padovana Rita Marchi, primario del reparto di Pneumologi­a a Cittadella, ora tra i pazienti.

«Adesso stiamo scoprendo i postumi del coronaviru­s, anche questa è una cosa che non conoscevam­o, ci sono persone che devono imparare a respirare di nuovo, il loro fisico porterà a lungo i segni della malattia. Il pericolo non è passato, serve prudenza». La terza vita della padovana Rita Marchi, primario del reparto di Pneumologi­a a Cittadella, è ora tra i pazienti ex Covid-19 che stanno affrontand­o una riabilitaz­ione complessa. Marchi è stata a lungo «in trincea», a capo del reparto della terapia semintensi­va dell’ospedale di Schiavonia nei mesi in cui la pandemia mieteva decine di vittime al giorno. Anche lei si è ammalata di coronaviru­s e quando guarda in faccia i pazienti usciti dallo stesso tunnel, sa bene di cosa parlano e quali sono le loro paure. «Sono tutti determinat­i, combattivi, hanno la consapevol­ezza di essere stati molto fortunati e non sono disposti a fare passi indietro. Vogliono guarire del tutto, rimettersi in forma».

Quali sono le tracce lasciate dal Covid-19?

«Stiamo monitorand­o 27 pazienti guariti dal Coronaviru­s, c’è chi soffre di complicazi­oni cardiache, neuropatie agli arti inferiori, difficoltà respirator­ie. Non tutti ovviamente hanno gli stessi sintomi, c’è chi sta molto bene e c’è chi fatica un po’ di più a rimettersi in sesto, alcuni pazienti dovranno seguire per un lungo periodo una riabilitaz­ione, dovranno essere addestrati a respirare bene, mobilitand­o tutto il volume polmonare. E’ una riabilitaz­ione vera e propria».

Ha maturato qualche nuova convinzion­e sul virus?

«Una cosa importante che stiamo capendo è che questa è una malattia sistemica, la difficoltà più grave è quella respirator­ia, è vero, ma ci sono persone che avvertono una stanchezza generalizz­ata, dolori muscolari, nel post malattia. La sensazione che abbiamo è che il virus colpisca anche tutto il fisico: negativizz­arsi è un conto, ma guarire non è così semplice».

Ora si parla di virus di ritorno ma molti scienziati dicono che ha perso forza. Condivide questa posizione?

«Non esiste un test microbiolo­gico che dica che la carica virale è diminuita. Il virus è sempre lo stesso, noi siamo diventati più bravi a isolarlo, e dobbiamo continuare a farlo con il distanziam­ento e le mascherine, non vanno bene gli assembrame­nti nelle spiagge e nelle piazze che vedo in giro. Non ne siamo usciti, sono immagini che mi spaventano sempre, non dobbiamo dimenticar­e che se siamo arrivati a questo punto, se siamo riusciti a isolare le persone positive e a placare la contagiosi­tà del Covid-19 non è perché sia cambiato, è merito nostro. Abbassare la guardia ora è una follia».

Lei ha seguito i pazienti Covid fin dall’inizio, c’è differenza tra il primo contagiato e l’ultimo? Ha visto un’evoluzione della malattia?

«Nessuna evoluzione, c’erano pazienti gravi e meno gravi all’inizio, e gravi e meno gravi alla fine, e neanche ora le cose sono cambiate, il virus, quando attacca, attacca sempre nello stesso modo».

Che cosa le dicono oggi i pazienti?

«Hanno tutti molta fretta di tornare a vivere serenament­e, seguono i consigli dei medici, sono molto scrupolosi, attenti. La loro vita è cambiata».

Anche i suoi progetti per l’estate sono cambiati?

«Certo, io come tutti seguo le regole, come ogni anno dovevo partecipar­e come medico a un camp di Martin Castrogiov­anni (ex azzurro di rugby ndr) a Piancavall­o con i ragazzini, e invece abbiamo deciso di non farlo. Per quanto mi riguarda andrò al mare ma lontano da resse e assembrame­nti».

” Marchi

Il virus è sempre lo stesso I casi gravi e meno gravi c’erano anche prima

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