Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Ho pazienti che devono reimparare a respirare»
Marchi: «Attenti, il virus non è cambiato»
«C” i sono persone che devono imparare a respirare di nuovo, il loro fisico porterà a lungo i segni della malattia». A parlare è la padovana Rita Marchi, primario del reparto di Pneumologia a Cittadella, ora tra i pazienti.
«Adesso stiamo scoprendo i postumi del coronavirus, anche questa è una cosa che non conoscevamo, ci sono persone che devono imparare a respirare di nuovo, il loro fisico porterà a lungo i segni della malattia. Il pericolo non è passato, serve prudenza». La terza vita della padovana Rita Marchi, primario del reparto di Pneumologia a Cittadella, è ora tra i pazienti ex Covid-19 che stanno affrontando una riabilitazione complessa. Marchi è stata a lungo «in trincea», a capo del reparto della terapia semintensiva dell’ospedale di Schiavonia nei mesi in cui la pandemia mieteva decine di vittime al giorno. Anche lei si è ammalata di coronavirus e quando guarda in faccia i pazienti usciti dallo stesso tunnel, sa bene di cosa parlano e quali sono le loro paure. «Sono tutti determinati, combattivi, hanno la consapevolezza di essere stati molto fortunati e non sono disposti a fare passi indietro. Vogliono guarire del tutto, rimettersi in forma».
Quali sono le tracce lasciate dal Covid-19?
«Stiamo monitorando 27 pazienti guariti dal Coronavirus, c’è chi soffre di complicazioni cardiache, neuropatie agli arti inferiori, difficoltà respiratorie. Non tutti ovviamente hanno gli stessi sintomi, c’è chi sta molto bene e c’è chi fatica un po’ di più a rimettersi in sesto, alcuni pazienti dovranno seguire per un lungo periodo una riabilitazione, dovranno essere addestrati a respirare bene, mobilitando tutto il volume polmonare. E’ una riabilitazione vera e propria».
Ha maturato qualche nuova convinzione sul virus?
«Una cosa importante che stiamo capendo è che questa è una malattia sistemica, la difficoltà più grave è quella respiratoria, è vero, ma ci sono persone che avvertono una stanchezza generalizzata, dolori muscolari, nel post malattia. La sensazione che abbiamo è che il virus colpisca anche tutto il fisico: negativizzarsi è un conto, ma guarire non è così semplice».
Ora si parla di virus di ritorno ma molti scienziati dicono che ha perso forza. Condivide questa posizione?
«Non esiste un test microbiologico che dica che la carica virale è diminuita. Il virus è sempre lo stesso, noi siamo diventati più bravi a isolarlo, e dobbiamo continuare a farlo con il distanziamento e le mascherine, non vanno bene gli assembramenti nelle spiagge e nelle piazze che vedo in giro. Non ne siamo usciti, sono immagini che mi spaventano sempre, non dobbiamo dimenticare che se siamo arrivati a questo punto, se siamo riusciti a isolare le persone positive e a placare la contagiosità del Covid-19 non è perché sia cambiato, è merito nostro. Abbassare la guardia ora è una follia».
Lei ha seguito i pazienti Covid fin dall’inizio, c’è differenza tra il primo contagiato e l’ultimo? Ha visto un’evoluzione della malattia?
«Nessuna evoluzione, c’erano pazienti gravi e meno gravi all’inizio, e gravi e meno gravi alla fine, e neanche ora le cose sono cambiate, il virus, quando attacca, attacca sempre nello stesso modo».
Che cosa le dicono oggi i pazienti?
«Hanno tutti molta fretta di tornare a vivere serenamente, seguono i consigli dei medici, sono molto scrupolosi, attenti. La loro vita è cambiata».
Anche i suoi progetti per l’estate sono cambiati?
«Certo, io come tutti seguo le regole, come ogni anno dovevo partecipare come medico a un camp di Martin Castrogiovanni (ex azzurro di rugby ndr) a Piancavallo con i ragazzini, e invece abbiamo deciso di non farlo. Per quanto mi riguarda andrò al mare ma lontano da resse e assembramenti».
” Marchi
Il virus è sempre lo stesso I casi gravi e meno gravi c’erano anche prima