Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Il barone e il tesoro da 100 milioni L’erede è il cugino di sesto grado
Chiusa dopo 20 anni la successione del Barone de Kunkler, tra finti testamenti, presunti figli naturali pretese di governanti e infermieri
Il barone Pieradolfo de Kunkler e un’eredità da 100 milioni. Dopo 17 anni tra presunti figli e testamenti finti l’erede è il cugino di sesto grado, Federico Bianchi duca di Casalanza (in foto).
Se MOGLIANO VENETO (TREVISO) non fosse una storia vera consumatasi a ridosso del Terraglio, verde provincia di ville venete, sarebbe uno di quei romanzi dinastici in cui si intrecciano ricchi possidenti di nobili origini, accuse di omicidio, calunnie e interrogatori, testamenti non legittimi e presunti figli naturali.
Ci sono vent’anni di tribunali e indagini fra Treviso e Zurigo e un’eredità contesa che vale un centinaio di milioni di euro al centro di questa storia che comincia con la morte di un barone senza discendenti e pian piano assume tra i protagonisti la governante, un infermiere e uno stuolo di avvocati. Insomma, tutti gli elementi (tra il giallo e il rosa) per una fiction di successo.
Ma ciò che è accaduto all’ombra della settecentesca Villa Bianchi a Mogliano, oltre a sollevare pruriginose illazioni e tanta curiosità, per il barone Federico Carlo Bianchi Duca di Casalanza è stato soprattutto un lungo periodo di tensione e bugie che, emotivamente, l’hanno messo a dura prova. Ora che la vicenda legale è definitivamente conclusa e nessuno può più avanzare dubbi su di lui (l’avevano indicato come mandante del tentato omicidio del cugino), ha deciso di raccontare la sua storia: «Ho sofferto, è stata dura – racconta il barone – quanto accaduto lascia molta amarezza soprattutto per la lentezza dei tribunali. Ormai ho una certa età, voglio stare tranquillo, ho combattuto a lungo ma finalmente, con la sentenza definitiva di due mesi fa, giustizia è stata fatta».
E allora cominciamo dall’inizio, che è tutto fuorché semplice da spiegare. Il 21 aprile del 2000 il proprietario di Villa Bianchi, barone Pieradolfo de Kunkler, già titolare di Latte Bianchi (poi venduta alla Granarolo), muore per arresto cardiaco indicando come unico erede del suo patrimonio (tolta una quota di centomila euro per la governante) il cugino di sesto grado, Federico Bianchi. Si tratta di un discendente di Federico Bianchi, federmaresciallo austriaco che nel 1815 scacciò i francesi dal Regno di Napoli e che nel 1821 acquistò la proprietà a Mogliano. I rami della famiglia si erano allontanati solo geograficamente: mentre l’odierno Federico Bianchi nasce a Grado, Pieradolfo cresce nella villa trevigiana, ma lì s’incontrano ogni estate fin da ragazzi. Gli anni passano, il rapporto si rafforza, ma la salute di de Kunkler si aggrava (subirà due operazioni e un’amputazione) fino alla morte nel 2000. Decesso naturale, dicono i dottori. Il testamento redatto alla presenza di un notaio e due medici è chiaro: va tutto a Bianchi. Ma l’infermiere che prima assisteva il deceduto per la dialisi rivela: «Mi chiesero di ucciderlo». Chiaro che così bisogna aprire un’indagine e la procura lo fa, ascoltando testimoni e raccogliendo informazioni. L’impianto però non regge fin da subito, ci sono documenti e dichiarazioni non attendibili.
L’avvocato Andrea Mirabile si inserisce nell’intricata trama nel 2007 per difendere il barone Bianchi quando viene accusato di circonvenzione di incapace, tentato omicidio (mandante dell’infermiere) e di aver costretto de Kunkler a modificare un presunto (mai trovato) testamento per averne uno in suo favore. Mirabile inizia a indagare e scova altre prove che in breve tempo fanno archiviare ogni accusa. A quel punto sono gli accusatori ad essere indagati per calunnia, ma le accuse cadono.
Non è finita. Spuntano due nuovi protagonisti: il presunto figlio Luciano Tonietti e la governante Egide Tonetto, coloro che ritenevano illegittima l’eredità a Bianchi e che dopo la morte di de Kunkler avevano stretto profonda amicizia. Tonietti produce un documento scritto a macchina (ma non ci sono testimoni e secondo le perizie è stato alterato) in cui Pieradolfo lo riconosce come figlio naturale; nel frattempo prende le distanze dalla propria famiglia d’origine in Svizzera dicendo che l’uomo con cui è cresciuto non è il suo vero padre perché i genitori non consumarono l’amore (ma ha una sorella con la quale poi aprirà un contenzioso per l’eredità anche di quel genitore). La procedura di paternità è avviata con il supporto dell’avvocato Paola Nardini, che si scopre avere avuto una relazione con Tonietti; lei la definisce non proseguita per incompatibilità, ma si sono sposati a Las Vegas. Cadute le accuse su Bianchi e le ipotesi di calunnia, Tonietti avvia una causa in Svizzera (Pieradolfo aveva cittadinanza elvetica) e si ricomincia per tribunali internazionali. Il 13 gennaio la sentenza che impedisce ogni altra istanza: Bianchi è l’unico legittimo erede di de Kunkler, il presunto testamento non è valido, la presunta paternità non è provata.
Ma in tutto questo, l’eredità che fine ha fatto? Niente paura, è sempre stata nelle disponibilità del barone: una villa veneta, un’azienda agricola di 400 ettari, alcuni appartamenti a Padova e a Roma. Bianchi si era trasferito a Mogliano dopo la morte del cugino con moglie e figlie, ma le infamanti accuse a suo carico avevano messo di malumore le donne di casa e ora vive in Austria. La villa è stata venduta. E alla fine non è stato il maggiordomo.
Il Duca di Casalanza
Ho sofferto ma ora che è finita voglio vivere tranquillo gli anni che mi sono rimasti