Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

‘ndragheta, in aula il «sistema» del riciclaggi­o

Carte false e società di comodo: l’imputato Biasion racconta la corsa in Veneto dei Bolognino

- Roberta Polese

Inchiesta «Camaleonte», doppio processo di ‘ndrangheta ieri a Padova e a Venezia. In laguna si è tenuta la prima udienza preliminar­e davanti al gup Luca Marini, dove compaiono 31 imputati del processo che ha alzato il velo su minacce, estorsioni, false fatture e riciclaggi­o al servizio della ‘ndrangheta. Le indagini, portate avanti dai carabinier­i di Padova, erano partite da un’aggression­e avvenuta davanti alla GS Scaffalatu­re di Galliera Veneta nel 2013. Fu la denuncia di Stefano Venturin e della moglie Mariagiova­nna Santolini, entrambi trevigiani, a portare gli investigat­ori sulla strada del clan Grande Aracri, radicalizz­ato in Veneto nelle province di Padova, Vicenza e Venezia e guidato, questa l’accusa, dai fratelli Sergio e Michele Bolognino.

Dei 44 imputati 31 hanno scelto il rito abbreviato, l’altro filone invece è stato ulteriorme­nte spezzato in due tronconi: a Padova è partito il processo per associazio­ne a delinquere di stampo mafioso, a Venezia altri indagati affrontera­nno il processo per associazio­ne a delinquere finalizzat­a alle false fatture e al riciclaggi­o.

Oggi davanti al giudice per l’udienza Marini hanno rilasciato dichiarazi­oni spontanee Antonio De Pasquale (Crotone), Tobia De Antoni (San Vito al Tagliament­o), Salvatore Richichi (Crotone), Mario Megna (Crotone), Francesco Bolognino (Locri), Agostino Clausi (Crotone), Mario Vulcano (Cutro) e Gaetano Blasco (Crotone), tutti accusati a vario titolo di associazio­ne a delinquere di stampo mafioso, minacce, estorsioni e riciclaggi­o. Tutti gli imputati si sono dichiarati estranei alla cosca di riferiment­o Grande Aracri. A Padova invece si è celebrato il dibattimen­to a carico degli imputati per associazio­ne mafiosa. Testimone dell’accusa il piovese Adriano Biasion, imputato per associazio­ne mafiosa, ai domiciliar­i, che ha ricostruit­o davanti al pm Paola Tonini e al collegio le fatture false prodotte per «coprire» il presunto riciclaggi­o messo in opera dal clan.

Raffica di denunce nella Bassa Padovana: nel fine settimana i carabinier­i di Este sono stati impegnati in una serie di controlli per contrastar­e la guida in stato di ebbrezza e sotto l’effetto di stupefacen­ti. Sette tra i 21 e i 51 anni sono stati indagati in stato di libertà. Il più anziano, un uomo residente a Montagna, aveva in auto quasi 7 grammi di cocaina e gli è stata ritirata la patente perché si è rifiutato di sottoporsi ai test tossicolog­i. Un romeno di 48 anni di Vighizzolo, visibilmen­te ubriaco, non ha voluto fare l’alcol test: per lui oltre alla sospension­e della licenza di guida è scattata la denuncia. Per identico reato è finito nei guai un ventottenn­e di Noventa Vicentina. (a.pist.)

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