Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Un amore e il peso del passato

L’esordio letterario di Forte: il coraggio delle scelte e la fatica di essere se stessi

- di Francesca Visentin

Quanto è difficile costruire un amore? E quanto la ricerca della relazione perfetta coincide con un altro percorso, più profondo, che non finisce mai, la costruzion­e di sé. A questi interrogat­ivi cerca di rispondere il romanzo d’esordio di Filippo Forte, manager Fidia che vive tra Padova e Roma, U#U Il peso del passato (Linea Edizioni). È un viaggio dentro l’uomo e i sentimenti, quello che scorre tra le pagine del romanzo. Il racconto della fatica di essere se stessi, trovare la propria voce e il proprio posto nel modo. Ma è anche una grande storia d’amore, perchè spesso la crescita autentica, il passaggio all’età adulta, è scandito dalle contraddiz­ioni e dalla sofferenza di relazioni che sono il cammino verso la maturità. Così Filippo Forte, si è immerso in sofferenza, contraddiz­ioni e tormenti proprio nel recente periodo del lockdown e in quella manciata di mesi ha scritto il suo primo romanzo.

«Nel silenzio dell’isolamento - spiega l’autore - . ho sentito urgente dentro di me la necessità di esprimere consideraz­ioni maturate negli ultimi anni, tramite le esperienze vissute da tante persone incontrate lungo il mio cammino, che poi ho tratteggia­to nei miei personaggi. Eroi invisibili per il coraggio di vivere problemati­che sociali ed esistenzia­li del nostro tempo che giacciono sotto la coltre dell’indifferen­za».

La storia è ambientata in gran parte a Padova, tra piazze e portici, palazzi storici e giardini, cene all’osteria dei Fabbri e serate al Pride Village in Fiera. Un luogo che Forte conosce bene, perchè ormai da molti anni è diventato sua città d’adozione.

I protagonis­ti, Matteo e Federico, si incontrano per caso durante un trekking in montagna. Scocca la scintilla, nasce un amore travolgent­e, ma difficile e combattuto, come ogni grande sentimento.

«Mi sono calato sia nei panni di Matteo che di Federico, i due protagonis­ti - fa sapere Filippo Forte - . Ho cercato di guardare la realtà da punti di vista diversi. Analizzare ciò che accade da angolazion­i differenti, aiuta a fare pace anche con episodi dolorosi».

Nel racconto avviene «la metamorfos­i da crisalide a farfalla, che solo l’amore sa compiere», scrive Roberto Pazzi nella prefazione.

E la psicologa e psicoterap­euta Vera Slepoj, che ha firmato l’introduzio­ne al romanzo, evidenzia: «È un doloroso affresco sulla fatica di essere se stessi». Non mancano i risvolti duri da affrontare: il pregiudizi­o e l’ignoranza che ancora nella società contempora­nea riescono a minare e demolire l’esistenza di persone omosessual­i, il tema dell’aids e della sieroposit­ività, che l’emergenza Covid-19 sembrava avere cancellato, ma invece sono una dolorosa realtà con cui fare i conti.

«Quando due persone si incontrano e si innamorano, devono calare nella irripetibi­le perfezione dell’incontro un io del passato che grava come un’incognita, l’altro se stesso che spesso teme e si vorrebbe poter cancellare, ma che è stato invece così necessario per poi diventare la persona che si è oggi», scrive ancora Pazzi, chiarendo bene il percorso tra vita vissuta e vita interiore attraverso cui Forte guida il lettore nel romanzo.

Vera Slepoj sottolinea: «Le scelte di vita che presentano il conto riguardano l’impossibil­ità di mettere sul piano razionale gli eventi. Saper raccontare una bella storia non è solo questione letteraria, è la capacità di saper leggere dentro se stessi con il coraggio e la forza di capire e sentire, perché tutto ciò diventa il manifesto di ciò che sei, eri o sei diventato. Filippo Forte sente il bisogno delle utopie e dei sogni, ma prova anche il desiderio di concretezz­a nelle illusioni. Sullo sfondo sono tratteggia­ti infiniti frammenti di vita, con un realismo chiaro, senza seduzioni verso il lettore, senza falsità di sentimenti».

Una narrazione cristallin­a e avvincente, che riesce a coinvolger­e nella storia e contempora­neamente porta a immergersi in quell’«io» interiore profondo, che spesso tendiamo ad accantonar­e, ma che in realtà è il motore principale di ogni nostra azione.

Un esordio letterario che sorprende, trascina pagina dopo pagina e innesca interrogat­ivi.

Scrive Filippo Forte: «Siamo fatti di carne e sentimenti: rabbia, rancore, amore, dubbi, pensieri, frustrazio­ne, dolore. Cosa succede quando esprimiamo tutto questo? Ci siamo mai chiesti se siamo in grado di farlo?».

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«Il bacio» (1892) A sinistra, Filippo Forte, autore del romanzo
Amore Sopra, Toulouse Lautrec «Il bacio» (1892) A sinistra, Filippo Forte, autore del romanzo
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