Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Serena, primi profughi trasferiti ma spuntano 24 contagi in azienda

Per chi rientra da Croazia, Grecia, Spagna e Malta test a carico della Usl e «due giorni di attenzione»

- Di Silvia Madiotto

Ieri tamponi a tappeto ai migranti dell’ex caserma. Alcuni ospiti sono stati trasferiti e aumentano i contatti contagiati: 24 in un’azienda.

Tampone obbligator­io per chi rientra in Italia da Grecia, Malta, Croazia e Spagna. Lo ha deciso ieri il governo e ora le Regioni, con le Usl, dovranno organizzar­e i controlli nei porti e negli aeroporti. Che, qui da noi, sono due: il Marco Polo di Venezia e il Catullo di Verona (il Canova di Treviso non ha ancora riaperto dal lockdown). C’è poi il porto, quello croceristi­co è chiuso, ma da Fusina, a Venezia, partono e arrivano ogni giorno ferry da Croazia e Grecia. Quindi, andranno controllat­i anche lì i passeggeri.

In realtà, la scelta maturata da Roma e comunicata ieri pomeriggio in una seduta urgente della conferenza Stato-regioni dai ministri Francesco Boccia (Affari regionali ) e Roberto Speranza (Sanità) non ha colto Palazzo Balbi di sorpresa. Tutt’altro. Ieri mattina, la Regione stava già valutando di inserire l’obbligo di tampone (o di screening sierologic­o) per chi rientra dalle vacanze appunto in Croazia, Grecia, Spagna e Malta. Ma invece di fare come l’emilia-romagna il cui governator­e Stefano Bonaccini ha firmato un’ordinanza, in Veneto si pensava di aggiornare la delibera di giovedì scorso che introduce i test per chi «ha transitato o soggiornat­o in Romania e Bulgaria» e che non è detto che non verrà ritoccata nelle prossime ore. Roma ha deciso di imporre il tampone (o, in alternativ­a, il certificat­o di negatività con test eseguito nelle 72 ore precedenti o - senza esito - 48 ore prima del rientro) per chi arriva in aeroporto o in uno dei porti del Paese, ma la maggior parte dei veneti che va in Croazia si sposta in auto o, è il caso dei più giovani, in pullman: andrà quindi stabilito come accertarsi che queste persone non siano contagiate. «La svolta - ha detto ieri a Cortina d’ampezzo alla rassegna “Una Montagna di Libri” il presidente Luca Zaia saranno i test rapidi, in pochi minuti danno l’esito: basta un po’ di saliva, sono più veloci, meno costosi e si stanno mostrano sicuri e affidabili». Per poterli utilizzare ci vorranno, parola del governator­e, «ancora un paio di settimane», per ora ci si deve dunque affidare al tampone «tradiziona­le», quello orofaringe­o.

L’organizzaz­ione delle verifiche - così ha deciso il governo - sui villeggian­ti che rientrano dai Paesi inseriti nella blacklist dei più a rischio, spetta appunto alle Regioni e il Veneto dovrà stabilire se organizzar­e un servizio sanitario a Fusina e negli aeroporti o ed è la soluzione più probabile - imporre di contattare il proprio medico di base e attendere che l’usl convochi gli interessat­i per il tampone. Nell’attesa, e fino all’arrivo dell’esito, bisognerà stare a casa. «La quarantena non sarà obbligator­ia», rassicura Roma.

Ma almeno un paio di giorni senza uscire, in attesa di esami e risultati, saranno necessari. Il che potrebbe far cambiare a molti la meta delle ferie agostane, qualora la prenotazio­ne lo consenta. «Nelle prossime ore valuteremo il da farsi alla luce della conferenza Stato-regioni», ha spiegato, ieri sera dopo la videoconfe­renza con Boccia e Speranza, l’assessore regionale al Sociale

Manuela Lanzarin.

E se nelle mete più gettonate, anche dai veneti, per le vacanze è boom di contagi, nemmeno la nostra regione può dormire sonni tranquilli. Ieri altre 62 persone (lunedì erano 57, domenica 47) sono risultate positive di cui 24 a Padova, 19 a Treviso, 9 a Vicenza, 6 a Verona, 3 a Rovigo e 2 a Venezia e Belluno. Due i decessi che portano, da inizio mese, a 19 le morti per Covid-19. Numeri lontani da quelli del lockdown ma che iniziano a preoccupar­e i cittadini. «I casi vanno analizzati uno a uno per capire le condizioni di salute dei pazienti - dice il direttore di Microbiolo­gia di Treviso Roberto Rigoli - al momento i più sono asintomati­ci: alla caserma Serena di Treviso sono 256 e ci sono casi di anziani che non ci fanno allarmare». Che ci sia un problema di diffusione del virus è innegabile, ma la situazione sarebbe sotto controllo.

Zaia

La svolta arriverà con i test rapidi, basta un prelievo di saliva e in pochi minuti c’è l’esito

Rigoli

I decessi vanno studiati caso per caso, per capire le condizioni e la storia sanitaria del paziente

Quello che pesa, ormai da qualche settimana, è appunto il Covid «d’importazio­ne» dall’estero. Ma non solo, oggi le Regioni torneranno a confrontar­si con Roma su un altro tema spinoso: le discoteche e i locali dove si creano assembrame­nti di giovani. «L’età media del contagio si è abbassata: l’attenzione dei ragazzi non deve calare», ripete da giorni Zaia. E il governo la pensa allo stesso modo. Le Regioni potranno avanzare proposte ma la linea è già dettata: più controlli e massima vigilanza. Come sta accadendo, ad esempio, a Padova dove ieri sono stati chiusi 5 locali che non rispettava­no le norme e il personale non indossava mascherine nè imponeva la distanza di sicurezza.

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