Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Il coming out dei piccoli amministratori «Seicento euro ci servivano per vivere» Ma c’è chi da sindaco si accontenta di 350
Da Spinea a Cittadella, da Mirano a Livinallongo: «Noi in prima linea»
Sindaci, assessori e consiglieri comunali fanno coming out sul bonus di 600 euro per gli autonomi causa Covid. Stavolta non c’entrano commercialisti troppo zelanti, anzi, la scelta è rivendicata a fronte di «indennità» ridicole. Di media, in un anno, un consigliere di un piccolo comune incassa se va bene 120 euro, 10 euro a consiglio. È l’altra faccia della politica, quella di prima linea degli amministratori locali. Una dimensione che si avvicina al volontariato e che azzera il colore politico. C’è il vice sindaco leghista di Cittadella, Marco Simioni, di mestiere geometra, che spiega sereno: «Il mio fatturato è crollato e il bonus l’ho preso ma i politici, anche della Lega, che hanno chiesto i 600 euro mi fanno schifo». Il lapsus è rivelatore: «i politici» per indicare i livelli regionali e nazionali. In Comune, la musica cambia.
Nel Veneziano si fa avanti il sindaco di Spinea, Martina Vesnaver. Di professione architetto con un proprio piccolo studio. Anche in questo caso nessuna giustificazione: il bonus è stato chiesto per evitare di mettere in cassa integrazione l’unica dipendente, i 1.800 euro al mese non erano sufficienti, ha spiegato il sindaco. Se il primo cittadino in comuni di media grandezza come Spinea può contare su un vero e proprio stipendio, va meno bene ai suoi assessori che si atstruzioni testano sui 400-500 euro. Poco lontano, a Mirano, la capogruppo di FI e candidata alle Regionali, Maria Giovanna Boldrin, avvocato, taglia corto: «Il mio gettone di presenza è di 5 euro e ho uno studio di avvocati con dipendenti e tutte le spese connesse, ho richiesto il bonus di 600 euro che mi è stato riconosciuto per un mese». Anche nel Bellunese c’è chi spiega senza imbarazzo d’aver chiesto il bonus. Leandro Grones, sindaco di Livinallongo del Col di Lana dice: «Ci mancherebbe altro! Avevo l’attività chiusa con il lockdown e da sindaco allora guadagnavo 1.076 euro al mese». Già, perché da luglio sono scattati i tanto attesi aumenti fortemente voluti dal sottosegretario all’interno Achille Variati. Una mano santa soprattutto per i minuscoli comuni montani. Ed è proprio sulle Dolomiti che ci si imbatte in racconti sommessi e dignitosi che tanto stridono con il circo mediatico dei «furbetti del bonus». Parliamo di persone come Fabio Lucchetta, di mestiere cuoco in uno chalet, sindaco di Vallada, 500 anime. Stipendio
da sindaco da 480 euro, spiega: «No non avrei mai fatto richiesta, un minimo da parte di un ente pubblico lo percepivo e non mi manca nulla, ho un tetto sulla testa». Un minimo di 480 euro? «Qui siamo fatti così, una fatica a distribuire i fondi alimentari che non le dico...». L’altro volto di una politica diversa è Mattia Gosetti, classe 1983, di professione bassista in una «band Symphonic Rock Metal delle Dolomiti». E poi anche sindaco di Cibiana di Cadore, 400 abitanti: «Guadagnavo 350 euro da sindaco, per campare lavoravo in fabbrica ma ho dovuto allentare dopo l’elezione a sindaco». A chi gli chiede se l’ha infastidito lo scandalo risponde: «Non giudico chi vive esperienze politiche complesse. Persino io che ho una giunta di 3 persone a volte firmo un documento fidandomi». Ma lei che prendeva 350 euro l’ha chiesto? «Non l’ho voluto, riuscivo a fare anche senza». (m.za.
” Lucchetta Prendevo 480 euro ma non l’ho chiesto, noi siamo gente fatta così
Il caso Spinea Vesnaver spiega che senza gli introiti dello studio, 1.800 euro non bastavano per tutto