Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Ora il turismo rimpiange le crociere «Avrebbero aiutato la ripartenza»
Gravi le perdite per le guide, i trasportatori e i commercianti
Non solo i portuali. L’addio delle crociere colpisce a cascata tutto l’«ecosistema» di lavoratori che con i passeggeri delle grandi navi ci campa, in città e fuori. Un comparto che sembrava granitico - oltre 4mila posti di lavoro a fronte di 1,2 milioni di passeggeri annui (dato del 2018) provenienti del porto turistico, quasi 9 su 10 legati alle crociere - che ora trema. La filiera comincia prima dell’imbarco: c’è chi si occupa di fare la spola tra aeroporto e terminal Marittima con i passeggeri e di scortarli in città. «La metà del nostro lavoro è dedicata al crocierismo – dice Manuel Scarpa del direttivo dell’associazione Accompagnatori e interpreti turistici del Veneto, un centinaio di affiliati a Venezia – ma alcuni raggiungosioni no percentuali più alte. Anche senza gli americani, con le crociere per target europeo ci saremmo potuti rialzare almeno in parte».
Stesso discorso per le agenzie che gestiscono gli arrivi a terra e organizzano escursioni. «Il blocco delle navi ci sta paralizzando - spiega Stefania Melina, vicepresidente di Itc Normalmente ogni mese c’erano circa un migliaio di passeggeri con buona capacità di spesa, che dormivano due o tre notti in strutture dalle quattro stelle in su. Noi li accompagnavamo in escuranche fuori Venezia, come Verona o nelle colline del Prosecco, fino a Mantova o nelle zone del Parmigiano per fare degustazioni». C’erano poi i crocieristi che passavano solo un giorno in città: erano la linfa dei commercianti specializzati in quelli che il presidente di Confcommercio, Massimo Zanon, definisce «acquisti di impulso», mascherine e souvenir comprati sull’onda dell’euforia vacanziera. «Soffrono anche le attività di catering, vendita dei biglietti per i tour, servizi a terra e a bordo delle navi, e pulizie dice - La ristorazione è quella che viene penalizzata per prima dall’assenza di chi scende a Venezia per poche ore. È chiaro però che tutti stanno perdendo».
Qualcuno un po’ meno. Gli albergatori, ad esempio, visto che i passeggeri delle navi che sceglievano di alloggiare in città prima di imbarcarsi o una volta a terra sono una quota esigua del totale. «Non siamo grandi beneficiari delle crociere – spiega il direttore dell’associazione veneziana albergatori, Claudio Scarpa – ma c’era un mercato costituito dalle persone che si fermavano negli hotel pagati dalle compagnie. Quest’anno anche una piccola mancanza nel fatturato spicca di più visto il tasso esiguo di occupazione delle camere. Siamo preoccupati e siamo d’accordo che le navi vanno spostate spostare da San Marco ma devono rimanere a Venezia». I sindacati concordano: «Le crociere sono un asset importante – dice Marino De Terlizzi, Fit Cisl – una volta contenuto il Covid il tema delle crociere rimane e va risolto di concerto». Intanto, i rimorchiatori sono in solidarietà per il calo del 30 per cento del lavoro. E sulle banchine cresce l’erba. «È alta quasi un metro: cosa mai vista», giurano i portuali.