Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Azienda scopre 24 contagiati, lavoravano al fianco dei profughi

Treviso, un caso nella logistica. E intanto una parte degli immigrati della caserma finisce nel «grattaciel­o»

- Silvia Madiotto

C’è un focolaio in un’azienda trevigiana: i primi quaranta tamponi hanno evidenziat­o 24 positività al Covid; oggi verranno fatti altri settanta test ai lavoratori per capire quanto possa essersi esteso ai reparti di una società di logistica, andando a indagare magazzinie­ri e autisti. Tutti convocati alla Madonnina, la sede del dipartimen­to di prevenzion­e della Marca. Da alcuni giorni l’usl 2 monitora questa delicata situazione: già due familiari dei dipendenti sono stati contagiati (il conto sale quindi a 26) e non è escluso che si possano trovare altri casi.

Questo cluster assume una connotazio­ne di stretta attualità perché l’indagine epidemiolo­gica condotta dal Sisp dell’azienda sanitaria ha evidenziat­o che, fino al 29 luglio, dieci migranti accolti nell’ex caserma Serena avevano prestato servizio in quell’azienda, che si trova poco lontano da Treviso, nella zona a sud della provincia. E la Serena, come noto, è il più grande focolaio della Marca: dopo i tamponi di mercoledì scorso erano emerse 257 positività, delle quali 11 di operatori e le altre tutte di migranti ospiti da tempo nell’ex complesso militare alle porte della città. Ieri è stato fatto il terzo round di screening, gli esiti sono attesi per oggi, massimo domani.

Si sta interessan­do del cluster aziendale il sindacato Adl Cobas, in stretto contatto con i lavoratori e i loro rappresent­anti nella cooperativ­a che li ha impiegati. «Un dipendente è rientrato in servizio con dei sintomi riconducib­ili al Covid ed è stato subito sottoposto a tampone, risultando positivo – spiega Sergio Zulian -. Lo screening è stato allargato ai colleghi del suo turno verificand­o che il contagio si è esteso». L’azienda di spedizioni ha attivato subito il protocollo sanitario coinvolgen­do l’usl: da tre si è passati a 18 positivi martedì, ieri erano 24; e mancano ancora decine di colleghi. «Attendiamo l’esito dei tamponi – continua Zulian -. Non è il momento di scatenare una caccia all’untore perché la situazione è monitorata. La cosa importante è che i lavoratori sono in buone condizioni di salute, non sono sintomatic­i, alcuni sono stati molto sorpresi di essere positivi al Covid. Chiarament­e ora si pone un problema ulteriore, chi è positivo è stato messo in isolamento e anche i contatti stretti dovranno seguire queste indicazion­i. Ma tutti sanno questi interventi consentono di arginare l’infezione e vengono fatti per tutelare la salute di ognuno, che è la cosa più importante».

Il direttore generale dell’usl 2 Francesco Benazzi non esclude che possa esserci una connession­e fra il maxi focolaio della Serena e il contagio nell’azienda di logistica: «I nostri profession­isti stanno facendo delle verifiche - ha detto ieri per capire se il virus possa essere partito da lì». Si procede quindi a ritroso, per tracciare i contatti di due settimane fa. Da ieri la prefettura e l’azienda sanitaria hanno condiviso di spostare dalla caserma i profughi che risulteran­no negativizz­ati al Covid. Alcuni sono già stati trasferiti nella prima periferia del capoluogo in un grande condominio densamente abitato.

” Benazzi Stiamo verificand­o se il contagio non venga da quella ditta

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Il dg Francesco Benazzi

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