Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Trolley e caos «Diteci cosa dobbiamo fare»
Ipasseggeri: «La situazione è confusa, troppe novità, zero informazioni».
«Già sei in uno Stato che non è il tuo, vieni a sapere su internet che hanno cambiato le regole per rientrare a casa e non capisci se chiamare l’usl dall’estero o se intanto partire e poi contattare». Davide e Giulia, lui di Scorzè e lei di Trebaseleghe, sono appena atterrati all’aeroporto di Venezia, ieri mattina, dopo una settimana di vacanza a Paros volando da Mikonos, in Grecia. Passata la trafila del ritiro bagagli, controllo documenti e misurazione della temperatura fanno capolino all’uscita dello scalo veneziano. La Grecia è fra i paesi finiti nell’occhio del ciclone del governo italiano, insieme a Croazia, Spagna e Malta, per i contagi da coronavirus riscontrati al ritorno dalle vacanze. Il ministero della Salute, Roberto Speranza, ha imposto il tampone obbligatorio per la ricerca del Covid-19 a chi arriva o rientra da quelle destinazioni. «Pensavamo di poter fare il tampone in aeroporto. Ho detto a mio papà di chiamare e sentire cosa dovevamo fare, lui si è messo in contatto con l’usl e mi ha passato una mail. Abbiamo indicato nome e cognome, provenienza, numero telefonico e data del rientro. Ora attendiamo di fare il tampone - raccontano -. E nel frattempo? Ci auto isoliamo - dice Davide -. La situazione è confusa, troppe cose cambiate velocemente senza informazioni. Io devo tornare al lavoro e ho bisogno di una risposta rapida».
Una vacanza la loro che si è rivelata un’odissea. «Comprato il volo a gennaio, è stato cancellato e abbiamo dovuto ricomprarlo. Per fortuna a Paros siamo stati bene - dicono - lì è tranquillo, mentre a Mikonos la movida è regolata da norme che impongono ai locali la chiusura obbligatoria a mezzanotte».
Silvia è una hostess al rientro dalle vacanze in Grecia con tutta la famiglia. «Trovo assurdo imporre il tampone solo a chi rientra dai quattro paesi - dice -. Se l’idea è che il virus arriva da fuori, trovo che tutte le persone che provengono dall’estero dovrebbero essere controllate immediatamente all’interno dell’aeroporto con un tampone veloce, in modo da sapere in mezz’ora se si è veicolo di contagio».
Daniel è un cittadino spagnolo appena arrivato al Marco Polo. «Ho fatto il test in fretta ieri all’ospedale di Madrid e per fortuna sono riuscito - racconta -. Ho preferito farlo subito perché ho pensato che forse qui mi costava di più e avrei dovuto aspettare e sarebbe stato un problema perché martedì riprendo il lavoro e condivido la casa con una ragazza italiana. Penso che in tanti al momento non sappiano cosa fare».
«Abbiamo inviato il modulo con i dati chiesti dall’usl mentre aspettavamo di uscire - dicono Emiliano e Gianna di Mirano, appena rientrati da Salonicco - Non so se dobbiamo fare la quarantena, ci informiamo. Io sono un’operatrice sanitaria - spiega Gianna - ricomincio a lavorare lunedì, sicuramente farò il tampone». Dario Giuseppe, veneziano del centro storico, è atterrato con un volo da Atene. «Sarebbe stato più comodo fare i tamponi all’aeroporto come ho visto che facevano ad Atene», dice.
«Sono di Roma - racconta Lorenzo giunto dalla Grecia Non ho proprio idea di cosa fare. Mi fermo a Venezia solo un paio di giorni poi vado in montagna, in Trentino. Ora provo a mettermi in un albergo. Si era capito che qualcosa stava succedendo per i rientri dall’estero, ma sinceramente speravo non accadesse proprio adesso. Che sfortuna», ride Lorenzo.