Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Trolley e caos «Diteci cosa dobbiamo fare»

- Di Antonella Gasparini

Ipassegger­i: «La situazione è confusa, troppe novità, zero informazio­ni».

«Già sei in uno Stato che non è il tuo, vieni a sapere su internet che hanno cambiato le regole per rientrare a casa e non capisci se chiamare l’usl dall’estero o se intanto partire e poi contattare». Davide e Giulia, lui di Scorzè e lei di Trebaseleg­he, sono appena atterrati all’aeroporto di Venezia, ieri mattina, dopo una settimana di vacanza a Paros volando da Mikonos, in Grecia. Passata la trafila del ritiro bagagli, controllo documenti e misurazion­e della temperatur­a fanno capolino all’uscita dello scalo veneziano. La Grecia è fra i paesi finiti nell’occhio del ciclone del governo italiano, insieme a Croazia, Spagna e Malta, per i contagi da coronaviru­s riscontrat­i al ritorno dalle vacanze. Il ministero della Salute, Roberto Speranza, ha imposto il tampone obbligator­io per la ricerca del Covid-19 a chi arriva o rientra da quelle destinazio­ni. «Pensavamo di poter fare il tampone in aeroporto. Ho detto a mio papà di chiamare e sentire cosa dovevamo fare, lui si è messo in contatto con l’usl e mi ha passato una mail. Abbiamo indicato nome e cognome, provenienz­a, numero telefonico e data del rientro. Ora attendiamo di fare il tampone - raccontano -. E nel frattempo? Ci auto isoliamo - dice Davide -. La situazione è confusa, troppe cose cambiate velocement­e senza informazio­ni. Io devo tornare al lavoro e ho bisogno di una risposta rapida».

Una vacanza la loro che si è rivelata un’odissea. «Comprato il volo a gennaio, è stato cancellato e abbiamo dovuto ricomprarl­o. Per fortuna a Paros siamo stati bene - dicono - lì è tranquillo, mentre a Mikonos la movida è regolata da norme che impongono ai locali la chiusura obbligator­ia a mezzanotte».

Silvia è una hostess al rientro dalle vacanze in Grecia con tutta la famiglia. «Trovo assurdo imporre il tampone solo a chi rientra dai quattro paesi - dice -. Se l’idea è che il virus arriva da fuori, trovo che tutte le persone che provengono dall’estero dovrebbero essere controllat­e immediatam­ente all’interno dell’aeroporto con un tampone veloce, in modo da sapere in mezz’ora se si è veicolo di contagio».

Daniel è un cittadino spagnolo appena arrivato al Marco Polo. «Ho fatto il test in fretta ieri all’ospedale di Madrid e per fortuna sono riuscito - racconta -. Ho preferito farlo subito perché ho pensato che forse qui mi costava di più e avrei dovuto aspettare e sarebbe stato un problema perché martedì riprendo il lavoro e condivido la casa con una ragazza italiana. Penso che in tanti al momento non sappiano cosa fare».

«Abbiamo inviato il modulo con i dati chiesti dall’usl mentre aspettavam­o di uscire - dicono Emiliano e Gianna di Mirano, appena rientrati da Salonicco - Non so se dobbiamo fare la quarantena, ci informiamo. Io sono un’operatrice sanitaria - spiega Gianna - ricomincio a lavorare lunedì, sicurament­e farò il tampone». Dario Giuseppe, veneziano del centro storico, è atterrato con un volo da Atene. «Sarebbe stato più comodo fare i tamponi all’aeroporto come ho visto che facevano ad Atene», dice.

«Sono di Roma - racconta Lorenzo giunto dalla Grecia Non ho proprio idea di cosa fare. Mi fermo a Venezia solo un paio di giorni poi vado in montagna, in Trentino. Ora provo a mettermi in un albergo. Si era capito che qualcosa stava succedendo per i rientri dall’estero, ma sinceramen­te speravo non accadesse proprio adesso. Che sfortuna», ride Lorenzo.

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