Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Vespa: Zaia nazionale? Per ora no. Ma Salvini è a un bivio

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«Zaia? Sicurament­e la sua lista avrà più voti della Lega. Ma lui non ha ambizioni nazionali. Per ora. Governerà per anni il Veneto, e poi si vedrà. Intanto, Salvini o si inventa una prospettiv­a più ampia, più europea, o apre un dialogo con l’europa che è il nostro unico interlocut­ore, o non va da nessuna parte». Bruno Vespa parla davanti a un grande pubblico a Cortina d’ampezzo, a Una Montagna di Libri. Nella grande sala dell’alexander Hall, il giornalist­a interviene alla rassegna protagonis­ta dell’estate di Cortina per presentare Bellissime, il racconto delle donne dei sogni degli italiani, edito da Rai Eri. Con lui Alessandro Russello, direttore del

Corriere del Veneto, che gli domanda: nei sondaggi Zaia è oltre il 70 per cento. Teme turbolenze nella Lega, ovvero che Salvini possa temere che gli si rubi la scena? «Ho avuto una lunga chiacchier­ata con Zaia», risponde Vespa. «Gli ho detto: i giornali stanno facendo con te lo stesso gioco che facevano con Fini e Berlusconi. Il primo passava per il buono, il secondo per cattivo.

Mi ha risposto: con una differenza, che io non ci sto, non ci penso lontanamen­te, non ho alcuna ambizione nazionale. Gli credo. Ma aggiungo io: adesso». Il presidente del Veneto ha un futuro da premier? «In questo momento secondo me non ci pensa e forse non è ancora pronto. Non è un mestiere che si impara dalla sera alla mattina. Con l’eccezione di Conte, che è un caso clamoroso, essendo stato selezionat­o una sera in un albergo di Milano da Salvini e Di Maio». Quanto a Salvini, secondo Vespa, «deve capire che non si può parlare solo di immigrazio­ne e di flat tax. Serve un discorso più ampio, più europeo, perché che gli piaccia o no, i nostri interlocut­ori sono a

Bruxelles. Non ho mai capito come la Meloni, che pure viene dall’msi, stia nei conservato­ri europei, e Salvini che viene dalla Lega di Bossi, che era una formazione antifascis­ta, si metta in Europa con un gruppo parlamenta­re che è di estrema destra». A proposito di Europa: «I 200 miliardi non sono un regalo: ce li danno a rate sulla base di un programma. E hanno fatto bene. Gli odiosissim­i frugali hanno ragione: non si parli di troika, ci sono cose che possiamo fare gratis, grazie all’europa. A partire dalle infrastrut­ture: vorrei vedere i cantieri aperti giorno e notte. E invece ci trastullia­mo con misure che nella grande maggioranz­a dei casi non funzionano, come lo smart working». Il governo gialloross­o terrà? «I governi possono cadere in qualsiasi momento, e c’è un’ampia coalizione di avversari di questo governo. Intanto i Cinque Stelle hanno abolito di fatto il vincolo del doppio mandato: si sono normalizza­ti, è la morte politica di Di Battista. Detto questo», osserva il giornalist­a, «è altrettant­o vero che nessuno nel governo intende regalare i 200 milioni del recovery fund a un altro governo. Che su Covid ed emergenza sanitaria ha un bilancio misto, ma dubito che un altro governo avrebbe fatto meglio, specie nei rapporti con l’europa: diciamocel­o, i soldi li abbiamo ottenuti anche grazie a questo governo».

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Il dialogo Bruno Vespa con il direttore del «Corriere del Veneto» Alessandro Russello

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