Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Michela e Paolo: storia (vera) di un tempo piccolo
La storia (vera) di Michela e Paolo nell’abisso dell’alzheimer precoce Il nuovo libro di Serenella Antoniazzi «Giorni di amore, oblìo e resilienza»
«Ogni giorno cerco di raccontarti la nostra storia. Per farlo ricorro al tempo, nella sua unità di misura più piccola, l’istante. Questo diario sarà un tempo piccolo che non trascorrerà mai via da noi». Michela scrive a Paolo, per fermare i lampi di luce in mezzo al buio in cui la loro vita è piombata. Una coppia come tante, l’esistenza tranquilla di una famiglia nella campagna veneta. Fino a quel buio che si è insinuato lento, impercettibile all’inizio, segnali vaghi: qualche dimenticanza, distrazioni sul lavoro, scordarsi di prendere i bambini a scuola. Ma poi è esploso. Spazzando via tutto. Michela Morutto, 47 anni e Paolo Piccoli, 48 anni, di Concordi Sagittaria (Venezia), sono i protagonisti, reali, del nuovo libro della veneziana Serenella Antoniazzi Un tempo piccolo (Gemma Edizioni, 174 pagine, 15 euro). La storia della lenta discesa nell’alzheimer di Paolo a 40 anni, con due figli piccoli e della lotta quotidiana della moglie Michela, per riuscire ad assisterlo 24 ore al giorno, occuparsi dei figli e non perdere il suo lavoro, unica fonte di sostegno della famiglia.
«Quello che stringo tra le mani è il diario di un tempo nostro che non sarà l’ultimo e forse nemmeno breve - dice Michela - . Però sarà l’ultimo vissuto insieme, prima che questa nebbia nella tua mente mi porti via da te. Raccoglie i nostri momenti felici e quelli pieni di rabbia, insieme alla tua lucida, per quanto temporanea, consapevolezza di questi ultimi anni. Custodisce giorni raccolti come un grido, in cui ritrovo tutta la nostra solitudine di adesso, che so diventerà ogni giorno di più mia. So che arriverà presto il momento in cui dimenticherai chi sono, chi siamo noi due e chi sono i nostri figli».
Il libro è il desiderio di Michela
di lasciare ai suoi bambini Mattia di 10 anni e Paolo di 6 (che quando il papà si è ammalato avevano 1 e 4 anni) la testimonianza di ciò che è accaduto. Ma è anche una denuncia contro la solitudine in cui vengono lasciate le famiglie che devono occuparsi di una persona non autosufficiente, che sia disabile o con malattie degenerative. L’impgno senza sosta 24 ore al giorno, la mancanza di strutture di sostegno adeguate e a prezzi accessibili, l’insufficiente assistenza domiciliare, la mancanza di finanziamenti per dare respiro a famiglie in cui la persona che deve assistere il malato è costretta spesso a lasciare il lavoro.
Serenella Antoniazzi, ormai scrittrice con tre libri pubblicati, è l’imprenditrice che ha scosso l’italia, prima con la battaglia per difendere l’azienda di famiglia, poi riuscendo a fare approvare al governo un finanziamento che porta il suo nome, il «Fondo Serenella», chiamato anche «fondo anti suicidi», per il credito alle aziende vittime di mancati pagamenti.
Serenella ha incrociato per caso la storia di Michela, si sono conosciute su Facebook. Da lì, l’idea del libro. Tanti incontri e registrazioni. «Nei momenti di lucidità anche Paolo ha contribuito, rispondendo agli stimoli e ai suggerimenti di Michela - racconta Serenella Antoniazzi - . La sua presenza era sottile, fatta di un umorismo delicato, una voce flebile e calma, accompagnata da un sorriso struggente e uno sguardo velato».
Non c’è un lieto fine: «Sono stanca, non dormo più la notte - racconta Michela nel libro - e devo rientrare al lavoro perché abbiamo bisogno del mio stipendio. Non posso più chiedere a un bambino di 11 anni di trasformarsi in badante, mentre io faccio la spesa dice Michela - e ai miei genitori di occuparsi a tempo pieno dell’altro mio figlio».
Quella di Michela non è più vita. Forse dovrà trovare una struttura disposta ad accogliere il marito. Orizzonte inevitabile, ma che le spezza il cuore».