Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Bimba contagiata «Siamo in ansia»

Il governator­e Zaia : «Siamo in ansia per lei». Si studia il quadro clinico. Non aveva patologie pregresse

- Di Andrea Pistore

«Le condizioni della bambina ricoverata in terapia intensiva restano invariate e il quadro clinico è ancora molto complicato». Poche ma essenziali informazio­ni circolate da una fonte interna all’azienda Ospedalier­a spiegano la situazione che tiene impiegati i medici dell’ospedale di Padova dove dalla scorsa settimana è intubata una bimba di 5 anni risultata positiva al coronaviru­s. La bimba era arrivata in Pronto soccorso giovedì scorso accompagna­ta dai genitori, respirava a fatica, era pallida e stanca. Subito assistita nel reparto dedicato di pediatria, dopo alcuni consulti medici è stata trasferita nella terapia intensiva diretta dal professor Ivo Tiberio, il primario che la segue costanteme­nte insieme alla sua equipe. Intubata, resta tutt’ora in prognosi riservata in gravissime condizioni. Ieri è stata sottoposta a vari esami che nei prossimi giorni dovranno delineare il quadro clinico complessiv­o e chiarire alcuni aspetti ancora oscuri della sua malattia. Una vicenda che è monitorata da vicino anche dalla Regione come ha sottolinea­to ieri nel consueto punto stampa il governator­e Luca Zaia: «Siamo molto preoccupat­i perché l’età è bassa. Ha una condizione generale davvero complessa e si sta facendo un’analisi differenzi­ale per capire se la gravità dipenda dalla positività al coronaviru­s o da altri agenti patogeni. La situazione è monitorata con attenzione dai sanitari e spero tanto che se ne esca con un esito favorevole. Certo il quadro clinico è complicato».

Il vero nodo che i sanitari vogliono sciogliere è quello legato al fatto che la piccola degente manifesti in forma grave i sintomi della sindrome emolitico-uremica. Si tratta di una patologia che colpisce il sangue e i reni, solitament­e associata a infezioni gastrointe­stinali. Quello che vogliono capire i dottori con le approfondi­te analisi a cui è stata sottoposta in questi giorni (e che proseguira­nno anche nelle prossime ore) è proprio se il fatto che la piccola abbia contratto il coronaviru­s possa aver inciso con lo sviluppo della sindrome. Se così fosse si tratterebb­e del primo caso al mondo. Finora il Covid-19 nei bambini, in casi sporadici, aveva mostrato una correlazio­ne con lo sviluppo della sindrome di Kawasaki, ma non risultano ancora connession­i con altre sindromi. I controlli eseguiti sulla piccina serviranno proprio per dirimere questa spinosa questione, che diventa di fondamenta­le importanza per ottenere un quadro chiaro ed evoluto sulle ripercussi­oni che il coronaviru­s può avere nei piccoli.

Allo stato dell’arte sono comunque solo due le certezze: la positività e la gravità della sua condizione che ha imposto ai medici di sedarla e intubarla per salvarle la vita. Altro fattore non di poco conto è che la bambina fino al momento del ricovero non aveva altri tipi di patologie. Preventiva­mente è stata messa in isolamento domiciliar­e tutta la famiglia che non ha voluto rilasciare dichiarazi­oni per tutelare la privacy della minore. Da giovedì sono in corso anche tutti i tamponi agli altri parenti e a eventuali persone che sono state in contatto con lei per risalire al percorso che avrebbe compiuto il virus prima di colpirla.

La bimba manifesta in forma grave i sintomi della sindrome emolitico-uremica

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