Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Viaggio al Marco Polo tra passaporto e tampone «Già fatto in Spagna» «Più di un’ora in coda»

Il rientro dei vacanzieri «a rischio»

- di Pierfrance­sco Carcassi

Zaino, documento e tampone. Negli aeroporti la nuova routine per gli arrivi in Veneto, inaugurata a Ferragosto, è a pieno regime. Da quando la Regione ha reso obbligator­io il controllo di chi torna da paesi «a rischio» come Grecia, Spagna, Croazia e Malta, gli scali veneti si sono dotati di «mini-ambulatori» con operatori in tuta protettiva per permettere a chi vuole, di fare il tampone direttamen­te sul posto anziché seguire la trafila tramite il numero verde predispost­o da ogni Ulss. Da sabato sono 13.919 i test fatti a chi è rientrato in Veneto, di cui solo 48 positivi: 1.739 i passeggeri controllat­i all’aeroporto Marco Polo di Venezia, 770 al Catullo di Verona.

A Venezia, appena i passeggeri arrivano – a piedi o in bus – all’interno dello scalo, passano sotto l’«occhio» del termoscann­er, per poi essere smistati in base alla provenienz­a. Chi sulla carta d’imbarco ha il nome di uno dei paesi «all’indice» deve scegliere: sottoporsi al tampone sul posto, dietro il paravento accanto al nastro trasportat­ore dei bagagli, oppure lasciare i propri dati e fare il test in una delle Ulss del territorio entro 48 ore. In entrambi i casi scatta l’isolamento fiduciario fino al risultato, che nel caso del test in aeroporto arriva con un sms. Esente solo chi firma una autocertif­icazione di negatività, da integrare poi con l’esito del tampone fatto nelle 72 ore precedenti. «Circa l’80 per cento sceglie il test subito – racconta uno dei medici che dalle sette di mattina di ieri guidavano i passeggeri tra moduli e autocertif­icazioni al Marco Polo - Molti di quelli che arrivano dalla Spagna hanno già fatto il tampone, chi viaggia da Malta in genere no. Alcuni sono spaventati all’idea del controllo, non se lo aspettano: per tranquilli­zzarli dico che è per il bene di tutti».

In coda oltre alle mascherine, si vedono anche delle visiere.qualche intoppo solo sul finir della mattinata di ieri: sul tabellone degli arrivi del Marco

Polo, accanto al volo partito da Santorini, la parola «atterrato» ha iniziato a lampeggiar­e attorno a mezzogiorn­o. C’è voluta oltre un’ora perché i primi passeggeri potessero mettere piede fuori dallo scalo veneziano. Tra i «pionieri» una coppia del Padovano: Monica e Alessandro, 27 e 26 anni, la pelle di chi si è goduto il sole sull’egeo: «La coda dietro di noi era lunghissim­a», concordano. «A un certo punto si sono anche inceppati i computer per le procedure di registrazi­one. Ci hanno detto che c’era molta gente e che i risultati ci sarebbero arrivati anche dopo 72 ore. Non siamo preoccupat­i, le spiagge erano mezze vuote e quasi tutti avevano la mascherina». Prima di loro Marco, vent’anni, anche lui padovano, è uscito subito perché aveva già fatto il tampone in Spagna, dopo aver trascorso a Barcellona gli ultimi 15 giorni con un gruppo di amici: «Sono negativo: mi sono rivolto a una struttura privata per poco più di cento euro nelle scorse 48 ore – spiega, informatis­simo – ma ero tranquillo, non siamo mai andati a ballare». Stesso zelo dimostrato da un altro ragazzo veneto che vive in Spagna da dieci anni e da una coppia vicentina, andata a trovare parenti

” Una coda lunghissim­a e computer inceppati, esiti entro 72 ore

” Non lo facciamo il tampone, siamo stati sempre molto attenti e ora torniamo dritti a casa, in Slovenia

a Barcellona. Due ragazzi tornavano in Emilia dopo qualche giorno di mare a Rodi: «Abbiamo prenotato il tampone nella nostra Asl – raccontano – abbiamo sentito la signora davanti a noi dire che c’era da aspettare un’ora e mezza per il test in aeroporto». Diversi i turisti sloveni di ritorno dalla Grecia. Mamma, papà e due figlie si sono stupiti alla domanda sul tampone: «Non l’abbiamo fatto, andiamo diretti a casa in Slovenia. E poi abbiamo sempre portato la mascherina e ci siamo lavati le mani», sottolinea il genitore. La fiducia comincia prima dell’isolamento. A intervalla­re le frotte di viaggiator­i «a rischio», quelle di passeggeri di voli nazionali. Un signore da Catania era arrabbiato: «Le dico solo questo: prima dello smistament­o siamo arrivati in coda tutti insieme, ammassati. Le pare possibile?».

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