Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Cav e polo autostrada­le De Berti: «Occasione per il territorio Il Mit non può dire no»

Dopo la lettera di Zaia al ministro

- Martina Zambon

«No, non ho ancora avuto risposta dal ministro ma confido arriverà». Luca Zaia è di poche parole sulla lettera inviata un paio di giorni fa alla titolare delle Infrastrut­ture e Trasporti, Paola De Micheli con cui si chiede pubblicame­nte a Roma di rivedere il piano delle concession­i autostrada­li in scadenza per far confluire le autostrade del

Nordest in Cav, concession­i autostrada­li venete. La «holding» autostrada­le in house si incardina su due precedenti, Autobrenne­ro e Autovie ma anche sul vento nuovo che spira da Roma dopo l’affaire Aspi-benetton. E si tratta, di fatto, di un pezzo di autonomia. Sembrava fantascien­za ma oggi il mondo è cambiato e Venezia spera davvero che il

Mit dica «sì». «Anche perché un no dovrebbero motivarcel­o per bene» sbotta Elisa De Berti, assessore regionale alle Infrastrut­ture e Trasporti. «Che poi, chiariamo, c’è chi dice che questa lettera sia una mossa elettorale - spiega l’assessore - faccio presente che è un progetto che sto portando avanti da 2 anni, vagliato da tutti i dirigenti e i tecnici. Il ministro ha ricevuto un dossier con le priorità venete l’autunno scorso fra cui era inserito anche questo progetto. Per altro, non c’è alcun motivo di dire di no, collima con la volontà del governo di passare a una gestione pubblica delle autostrade». De Berti spiega anche che è ancora in attesa di un incontro con De Micheli «precisamen­te dal 5 novembre 2019. Certo, poi c’è stata l’emergenza sanitaria ma questo punto ho chiesto al presidente Zaia di scrivere al ministro in prima persona». De Berti non ci sta a derubricar­e la richiesta a «mossa elettorale»: «per lo stesso motivo si potrebbe parlare di mossa elettorale su Padova dove la scorsa settimana abbiamo firmato con il sindaco di centro sinistra e con il ministro l’importante accordo sulla Tav veneta. Noi pensiamo al bene del territorio».

L’asso nella manica per strappare un «sì» tutt’altro che scontato a Roma, è il «modello Cav», vale a dire una particolar­ità nel panorama autostrada­le italiano: piccola società nato con fini di «sola gestione» del Passante, della tangenzial­e di Mestre e della bretella per il Marco Polo. Poco più di 70 km in tutto e utili netti a 27 milioni tutti da reinvestir­e in Veneto attraverso la Regione. «La concession­e di Cav scade nel 2032, va trasformat­a in un concession­ario pubblico a tutti gli effetti visto che è 50% Anas e 50% Regione - spiega De Berti - per poi affidarle le autostrade venete. Cav ha già un piano economico finanziari­o da 1 miliardo che include anche 250 milioni a Rfi, quindi allo Stato, per l’ultimo miglio del collegamen­to ferroviari­o al porto di Venezia».

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