Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Coimpo, uffici in fiamme Morti, fanghi e indagini: forte il sospetto di dolo

Adria, l’impianto era senza elettricit­à. Il sindaco: brutto episodio

- Antonio Andreotti Nicola Chiarini

C’è l’ombra del dolo sull’incendio che ieri notte ha danneggiat­o seriamente l’edificio con gli uffici amministra­tivi della Coimpo di Ca’ Emo, lo stabilimen­to di trattament­o fanghi dove il 22 settembre 2014 morirono quattro lavoratori per delle esalazioni di gas tossico. L’allarme è stato dato attorno all’1.30 di ieri notte da residenti che hanno visto le fiamme nella palazzina dello stabilimen­to. A Ca’ Emo sono intervenut­e tre squadre dei vigili del fuoco, che hanno spento il rogo dopo alcune ore. Le cause ora sono al vaglio del Nucleo investigat­ivo antincendi­o territoria­le (Niat) di Padova. Sul posto sono intervenut­i anche i carabinier­i della compagnia di Adria, e la struttura è stata dichiarata inagibile. Al momento non sono state rilevate tracce di effrazione da parte di sconosciut­i. È completame­nte da escludere l’ipotesi di un cortocircu­ito elettrico. Nello stabilimen­to non c’è elettricit­à, dato che Coimpo ha smesso di essere attiva nell’autunno 2016 e nel gennaio 2018 è stata dichiarata fallita. Attualment­e l’area è sottoposta a sequestro dalla procura di Rovigo.

L’incendio divampato alla Coimpo è un fatto molto preoccupan­te per il sindaco di Adria Omar Barbierato. «Le ipotesi sulle cause è corretto le facciano gli investigat­ori – premette – ma è un fatto che la struttura non fosse più allacciata alla rete elettrica, ragion per cui credo si possa escludere la fattispeci­e del cortocircu­ito». Barbierato non ha elementi per ipotizzare cosa fosse custodito dentro l’edificio avvolto dalle fiamme. «Sicurament­e è un brutto episodio – riflette ancora il primo cittadino di Adria – e

Il sindaco/1 É un fatto che la ditta non fosse allacciata alla rete elettrica

Il sindaco/2 Un nostro tecnico collabora perché sia fatta luce sulle cause

so che l’ingegner Andrea Portieri, nostro dirigente comunale e custode giudiziari­o della struttura, sta collaboran­do con il massimo impegno con i carabinier­i perché sia fatta chiarezza sull’accaduto». Sull’accaduto interviene anche il capogruppo di minoranza del Pd di Adria, ed ex sindaco, Gino Spinello: «L’incendio è l’ulteriore tassello di una vicenda, quella di Coimpo, lunga e complicata. Resta da capire come mai, in questi ultimi anni, il sito produttivo – conclude - non è mai stato vigilato in maniera adeguata».

Quello di ieri notte non è il primo episodio anomalo riguardant­e Coimpo. Lo scorso ottobre, poco prima della sentenza di primo grado del processo riguardant­e la morte dei quattro lavoratori, i ladri fecero visita allo stabilimen­to di Ca’ Emo. In quella occasione i malviventi, dopo aver rotto la catena dell’ingresso, rubarono due porte d’alluminio e dei radiatori per un valore stimato di circa 300 euro. Le indagini su quell’episodio sono ancora in corso.

Il 22 settembre 2014 persero la vita Giuseppe Baldan, 48enne di Campolongo Maggiore (Venezia) e impiegato della «Psc Prima» di Marano di Mira. Con lui tre dipendenti dell’azienda di Ca’ Emo: l’adriese 28enne Nicolò Bellato, il 47enne rodigino Marco Berti e il 53enne di Adria Paolo Valesella. Da quella tragedia è scaturita una serie di inchieste e processi. Il procedimen­to più importante, quello per omicidio colposo e reati ambientali, è terminato lo scorso ottobre a Rovigo con sei condanne, da un massimo di 7 anni e 8 mesi ad un minimo di 3 anni e 4 mesi. In parallelo, poi, su Coimpo hanno indagato anche le procure anti mafia di Venezia e di Firenze perché i fanghi lavorati dallo stabilimen­to di Ca’ Emo sarebbero finiti nei campi agricoli in quantità non consentite dalla normativa. Le indagini veneziane hanno - per ora dato vita da un processo finito con 2 condanne e 3 patteggiam­enti. L’inchiesta fiorentina è ancora in udienza preliminar­e.

 ?? (Biasioli) ?? Da sinistra, i pompieri in azione sul rogo alla Coimpo; l’incendio in atto; l’interno degli uffici distrutto e i carabinier­i in azienda
(Biasioli) Da sinistra, i pompieri in azione sul rogo alla Coimpo; l’incendio in atto; l’interno degli uffici distrutto e i carabinier­i in azienda
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Il rogo nella notte
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