Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Cattolica, il tribunale affronta l’ostacolo decisivo all’aumento di capitale Ieri l’udienza: attesa per l’esito sulla richiesta di stop

- Federico Nicoletti

La violazione dei diritti dei soci è oggettiva e il danno c’è, perché intanto in Cattolica è passata la spa, e, tra aumento di capitale e trasformaz­ione, Generali entra con un’operazione vietata dalla legge. Il danno ai soci, con l’aumento di capitale, non c’è; e non va sospeso, perché quello vero toccherebb­e la tenuta della società assicurati­va di fronte a una ricapitali­zzazione saltata.

È arrivato al passaggio decisivo, lo scontro in Cattolica per fermare l’aumento di capitale e la trasformaz­ione in spa. Così ieri a Venezia, in un Tribunale delle imprese ancora deserto per le vacanze, nell’udienza davanti al giudice Lina Tosi, i 34 soci contrari all’aumento di capitale da 500 milioni e alla spa, guidati da Germano Zanini e dall’istituto diocesano per il sostentame­nto del clero di Verona (avvocati Ilario Giangrossi, Giuseppe Colombo, Francesco Mercurio e Domenico Menosulle rello), e Cattolica (con i legali Mario Cera, Matteo Rescigno e Matteo De Poli) hanno messo sul tavolo le loro tesi.

Passaggio decisivo, soprattutt­o rispetto all’eventuale sospensiva, su cui il giudice Tosi si è riservato ieri di decidere, della delibera di aumento di capitale approvata a giugno. Perché con un’autorizzaz­ione Ivass, l’autorità di vigilanza

assicurazi­oni, sulla trasformaz­ione in spa non ancora arrivata, potrebbe essere questo l’unico vero elemento capace di fermare l’aumento di capitale e l’alleanza con Generali, più che una sentenza che arriverà probabilme­nte fuori tempo massimo.

Dunque, per i legali dei ricorrenti le violazioni delle regole d’informazio­ne dei soci sono chiare ed è vano discutere del fatto che i ricorrenti sono 34 su 18 mila, perché nel frattempo è passata la spa. E il diritto d’opzione, per i ricorrenti, è una delle prerogativ­e centrali dei soci e non si può limitarlo senza spiegare. Ma oltretutto ancora, secondo i legali, non si può dire che se si sospende l’aumento di capitale Cattolica non sopravvive, perché la sottoscriz­ione che porta Generali in Cattolica violerebbe l’articolo 2527 del codice civile, che vieta alle cooperativ­e di far diventare soci aziende concorrent­i. «Generali non può entrare in

Cattolica fino al 31 marzo 2021: devono attendere la trasformaz­ione in spa», riassume l’avvocato Giangrossi.

La replica di Cattolica parte con l’avvocato Cera. Che ha in sostanza dichiarato le violazioni del tutto inesistent­i. Visto che Generali paga, con i 5,55 euro offerti, un prezzo superiore a quello di mercato di Cattolica e che il diritto d’opzione viene limitato e non escluso. Limitazion­e per cui c’è un motivo valido, di fronte alla lettera Ivass, che impone un aumento di capitale da 500 milioni entro settembre, che fa crollare nell’immediato il titolo del 34%. «E in tutto questo Generali che c’entra?», s’è chiesto Cera, affermando la strumental­ità di un ricorso che vede «Generali come un orco».

Ma il centro della tesi di Cattolica contro la sospension­e dell’aumento viene da Rescigno.

Secondo cui la regola per decidere è di comparare il pregiudizi­o in senso economico. La linea è: quello dei ricorrenti sulla limitazion­e del diritto d’opzione vale 280 mila euro e si confronta con i rischi di una ricapitali­zzazione mancata che mette a rischio la società. «Non c’è partita: la stessa sopravvive­nza non può valere meno del sacrificio economico di 34 ricorrenti», ha in sostanza affermato Rescigno. Ma Cattolica è anche una cooperativ­a in cui ballo ci sono anche il valore mutualisti­co e della democrazia cooperativ­a; e infatti non si parla di danno ma di pregiudizi­o. La parola decisiva, a questo punto, spetta al giudice Tosi.

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Voto conteso Soci al voto in un’assemblea di Cattolica. Entro pochi giorni la decisione del Tribunale delle imprese sul ricorso contro l’aumento di capitale

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