Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Siamo nel tunnel incentivi inutili»

Sondaggio tra 1.500 imprese: priorità è sopravvive­re, incentivi ad assumere inutili

- Di Gianni Favero

Ilivelli pre-covid? Solo nel 2021. Lo dicono in un sondaggio tra 1500 imprese gli iscritti a Confartigi­anato. «Siamo nel tunnel e gli incentivi ad assumere sono inutili».

Quasi due aziende artigiane venete su tre non hanno intenzione di procedere a nuove assunzioni anche in presenza di incentivi, perché a far aumentare l’occupazion­e servono piuttosto gli investimen­ti, quelli che il 78% degli imprendito­ri ha bloccato o rinunciato a programmar­e in questi mesi. Sono fra gli elementi emersi da un sondaggio condotto dalla Confartigi­anato del Veneto, fra il primo ed il 5 agosto, su un panel di 1.500 associati e reso noto ieri, per cercare una sintesi del quadro complessiv­o a sei mesi dall’inizio della pandemia. E l’esortazion­e al governo del presidente, Agostino Bonomo, si pone quindi in questa direzione: individuar­e leve opportune per favorire gli investimen­ti. Anche se non sono affatto disdegnate le risorse destinate alla cassa integrazio­ne, il cui allungamen­to per altre 18 settimane è giudicato positivame­nte da un imprendito­re su due. La misura, cioè, «risponde all’esigenza

Bonomo È essenziale che il governo stimoli gli investimen­ti con «Green new deal» e digitale. E che eviti i pericoli di un ritorno a blocchi generalizz­ati

specifica di continuità delle piccole e medie imprese che, nella profession­alità dei collaborat­ori, fondano la gran parte del loro successo».

Confartigi­anato, peraltro, non trova marginale il fatto che circa un terzo delle imprese consideri la possibilit­à di incrementa­re il proprio organico. Fra queste, in particolar­e, spicca il comparto dell’edilizia in cui l’attivazion­e dei nuovi contratti è giudicata certa a breve termine dal 13% delle aziende interpella­te, grazie soprattutt­o alle aspettativ­e generate dalle ormai famose detrazioni fiscali del 110% per le ristruttur­azioni e la riqualific­azione energetica degli edifici. Comunque sia, la situazione attuale è quella di un tessuto artigiano in cui più della metà delle aziende (il 51,3% per l’esattezza) accusa, a causa del lockdown, una contrazion­e dei ricavi che supera il 25% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e che non si aspetta di rientrare ai livelli pre-covid prima della fine del 2021. Concentrat­o com’è sulla stessa sopravvive­nza (il 76,2% dichiara che l’obiettivo principale è la continuità aziendale), solo il 10,8% degli intervista­ti pare comunque attendere la fine del divieto imposto dalla legge per poter ridurre la forza lavoro.

Per Bonomo bisogna ad ogni modo «evitare il rischio ripiegamen­to e che l’attendismo diventi stagnazion­e. È fondamenta­le la politica di rilancio del “Green new deal” e di investimen­ti su tecnologie digitali, nonché l’attenzione per processi di rientro di attività trasferite all’estero in modo da attivare segnali di crescita della domanda. Su tutto – conclude - pesa poi l’incertezza di una ripresa dell’emergenza sanitaria per la quale le imprese si attendono una strategia di governo preventiva che eviti il ricorso a blocchi generalizz­ati».

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