Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Benazzo innocente, lo proveremo» Verso il nuovo assalto in Cassazione
Martinolli, legale del condannato all’ergastolo per l’omicidio Burci
Cinque ergastoli, ma resta ancora la Cassazione. Francesca Martinolli, avvocato dell’idraulico 44enne di Villadose Sergio Benazzo (entrambi a destra accanto al titolo) accusato di aver ucciso la 19enne prostituta romena Paula Burci nel febbraio 2008, ha ancora carte da giocare nell’udienza ancora non fissata. Il quinto ergastolo comminato al 44enne un mese fa (il 23 luglio) in Corte d’appello segue quelli di Ferrara nel 2012, dell’appello a Bologna nel 2013, del nuovo primo grado a Rovigo del 2017 e del secondo grado a Venezia nel 2018. Nel febbraio 2008 a Villadose, Benazzo e la romena Gianina Pistroescu, condannata in via definitiva all’ergastolo lo scorso febbraio, avrebbero ucciso la Burci con ferocia bruciando il cadavere. Il movente dell’omicidio starebbe nel tentativo della 19enne, sfruttata dai due come prostituta su strada a Ferrara, di abbandonare la vita da «lucciola».
Avvocato, come ha accolto la sentenza Benazzo?
«Benazzo ribadisce la propria innocenza ed estraneità all’omicidio, non sa chi sia stato. Ha sempre riconosciuto di aver sbagliato a sfruttare la prostituzione di Paula Burci, tanto che ha già scontato la pena del carcere».
Che chance restano per l’appello in Cassazione?
«I motivi per ricorrere non mancano. La stessa Suprema Corte ha invitato a riconsiderare in favore di Benazzo la presenza di fortissimi elementi, come il Dna sotto le unghie del mio cliente non appartenente a lui ma ad altri soggetti di sesso maschile, altri rilievi scientifici favorevoli a Benazzo, compatibilità della presenza degli abiti e del giubbino col reato di sfruttamento delle prostituzione, ma non di omicidio».
Però, per la seconda volta, chiesta l’assoluzione è invece arrivato l’ergastolo...
«L’unico che ha creduto all’innocenza di Benazzo è una persona che istituzionalmente rappresenta proprio la Pubblica Accusa ovvero il Procuratore generale di Venezia, Giancarlo Buonocore che, nel 2018 e nel luglio scorso, ha chiesto l’assoluzione con la formula piena. La nuova condanna all’ergastolo risulta ancora più inspiegabile a fronte di una Camera di consiglio durata ben 10 ore e di un quadro probatorio che sostanzialmente è risultato invariato».
Quanto ha influito l’atteggiamento della Pistroescu sulla decisione dei giudici d’appello?
«Lo scorso 23 luglio la Pistroescu ha risposto sull’unico punto sollecitato dalla Cassazione dichiarando che Benazzo, all’epoca dei fatti, non aveva debiti verso una terza persona, come asserito dalla teste-chiave del processo (la compagna di cella della stessa Pistroescu, Ndr), ma al contrario aveva un credito e quindi non aveva problemi di soldi tali da dover cedere la Burci. Inoltre la Cassazione aveva evidenziato come fosse necessario verificare la presenza di contatti telefonici tra Benazzo e un terzo soggetto nel periodo in cui è scomparsa la ragazza. Questi contatti telefonici non esistono nei tabulati del periodo di riferimento».
Se non è stato Benazzo, chi è stato?
«Benazzo non sa chi possa aver ucciso Paula. Ha sempre sostenuto che la ragazza, la notte del 16 febbraio 2008, è fuggita dallo sfruttamento che lui e la Pistroescu stavano mettendo in atto ed è finita nelle mani di chissà chi. Paula è scappata proprio l’unica sera in cui era stata lasciata sola a prostituirsi sulle strade di Ferrara in quanto la Pistroescu, che la controllava sempre, quella sera era rimasta a casa a Villadose in quanto indisposta. Quella sera Paula, per non far comprendere che voleva fuggire, aveva con sé solo la propria carta d’identità. Aveva lasciato a casa di Benazzo i propri vestiti per non far capire ai suoi sfruttatori le proprie intenzioni».