Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Mascherina al tramonto, dal «come se nulla fosse» alla stretta dei controlli
Nuova ordinanza, spritz più «guardingo» ma solo da venerdì
Prima blandi, poi (quasi) assenti, ora capillari ma «permissivi»: a Padova è all’insegna dei controlli di carabinieri, polizia, guardia di finanza e polizia locale il primo weekend dall’avvento dell’ordinanza governativa - firmata domenica 16 agosto da Roberto Speranza, Ministro della Salute - che parla di «obbligo dalle ore 18 alle ore 6 di usare protezioni delle vie respiratorie anche all’aperto». Salvo poi aggiungere «negli spazi di pertinenza dei luoghi e locali aperti al pubblico nonché negli spazi pubblici (piazze, slarghi, vie) ove per le caratteristiche fisiche sia più agevole il formarsi di assembramenti anche di natura spontanea e/o occasionale», specificazione che invece di inquadrare il problema lo rende ancor più vago, in pieno stile «paradosso all’italiana».
Risultato: nelle ultime due sere sono state oltre cento le persone semplicemente invitate dalle forze dell’ordine soprattutto in zona Piazze - a indossare i dispositivi di protezione individuale, soprattutto in momenti di temporaneo affollamento. Una situazione ben diversa rispetto a quella riscontrata nei primi giorni della settimana, caratterizzata da una sorta di «laissez-faire» che ha portato la quasi totalità dei padovani a disattendere l’ordinanza governativa e a girare per il centro direttamente senza mascherina, riposta in borsa o in tasca per essere utilizzata solo in caso di ingresso nei pubblici esercizi.
Emblematico il caso di piazza dei Signori e la differenza constatata con i nostri occhi nell’arco di 48 ore: se giovedì 20 il menefreghismo regnava sovrano, con passanti
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Un barista/1 Da gestore, fino all’altro giorno, ero preoccupato per quel che vedevo
Un barista/2 Ora grazie ai presidi delle forze dell’ordine il quadro è migliorato
di ogni età bellamente privi di dispositivi di protezione, ieri già ben prima del tramonto l’area pullulava di cittadini «mascherati» causa (soprattutto) presenza di agenti e militari. Per la gioia dei proprietari dei locali che si affacciano sul «salotto di Padova» e che, al pari dei camerieri, ormai vivono da tre mesi con la mascherina ancorata al viso.
Di voglia di parlare - e tempo, visto che i plateatici abbondano di avventori - ce n’è poca, ma c’è chi ci concede un minuto di attenzione: «Fino all’altro giorno da gestore ero preoccupato ma da padre di famiglia ero perfino terrorizzato, perché bastava guardarsi intorno per capire che il messaggio non sembrava minimamente passato. Ora, grazie anche al presidio delle forze dell’ordine, la situazione è migliorata anche se l’apprensione resta».lo dice indicando i tavolini, dove di mascherine se ne contano al massimo tre, ma a tal proposito c’è anche una «novità» (anche se risalente ormai al 13 agosto): nell’ultima ordinanza regionale in materia di Coronavirus, infatti, si legge che «In tutti gli ambiti delle attività economiche, produttive e sociali ove sia espressamente prevista dalle linee guida la deroga al distanziamento sociale solo per i conviventi, detta deroga si estende anche ai congiunti e a tutte le persone con le quali si intrattengono relazioni sociali abituali, ovvero frequenza di contatti e rapporti di rafforzata continuità (frequentatori/commensali abituali), afferendo tale circostanza all’esclusiva responsabilità individuale dei soggetti interessati». Un assist colto al balzo da Appe Padova, che scrive in merito: «In pratica, cercando di interpretare il testo dell’ordinanza, non ci dovrebbe più essere l’obbligo di rispettare il distanziamento interpersonale di un metro per colleghi di lavoro, parenti (anche non conviventi), amici stretti, compagni di classe e altri frequentatori abituali». E lo sgambetto alle norme anti-contagio è servito. Insieme agli spritz.