Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Valvole killer e risarcimenti, in Cassazione il no definitivo
I giudici: la protesi aveva tutte le autorizzazioni di legge
La Corte di Cassazione chiude per sempre il capitolo sui risarcimenti per gli ictus e i decessi provocati dalle «valvole killer», le Tri Technologies prodotte in Brasile nei primi anni 2000, impiantate dall’ex primario dell’azienda ospedaliera Dino Casarotto, assolto sia dalle gravi colpe mediche perché non poteva sapere che la valvole erano difettose, sia dall’accusa di corruzione perché il reato era prescritto.
A fare ricorso alla Suprema corte è stata la famiglia di Santi Annuario, padovano cui era stata inserita la valvola nel 2001, colpito da ictus tre giorni dopo l’intervento e morto nel 2006. Secondo gli ermellini le famiglie non hanno diritto al risarcimento, le valvole avevano tutte le autorizzazioni che chiedeva la legge. Le avevano sulla carta, perché quei dispositivi erano difettosi, ma questo Casarotto non poteva saperlo. E poco importa che il medico abbia preso tangenti per impiantarle: per quelle accuse la giustizia è arrivata tardi. Gli Annuario, come tutte le famiglie dei pazienti operati, avevano ricevuto gli indennizzi predisposti dall’azienda ospedaliera, perché in primo grado il medico era stato condannato, ma i successivi gradi di giudizio hanno capovolto la sentenza e le famiglie hanno dovuto restituire. I veri responsabili sarebbero i produttori delle valvole, ma l’azienda è fallita in Brasile: contro di loro non è mai stata avviata un’azione risarcitoria. Gli Annuario avevano sottolineato che nel consenso informato non era scritto che le Tri Tech arano appena state importate in Italia, se lo avessero saputo avrebbero potuto sceglierele tradizionali. Ma la Cassazione dice che le valvole avevano le autorizzazioni in regola; solo sulla carta, ma questo l’azienda ospedaliera non poteva saperlo.