Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Spazi e distanze la scuola veneta pronta a partire»

Il direttore regionale: così si tornerà in classe

- Bonet

Il problema degli spazi, risolto anche con «classi in affitto». L’attesa per i 56 mila banchi promessi dal commissari­o Arcuri, con i primi in arrivo a Treviso. L’uso della mascherina da parte degli studenti, la didattica a distanza. La direttrice dell’ufficio scolastico regionale spiega il piano per il ritorno in classe. Tra problemi risolti ed altri da risolvere.

Ora siamo in grado di dire a studenti, famiglie e lavoratori cosa fare e come farlo per contenere l’epidemia

«La scuola veneta è pronta per ripartire in sicurezza, come da indicazion­i del ministero dell’istruzione, del Comitato Tecnico Scientific­o e dell’istituto Superiore di Sanità».

Nessuna ipotesi di slittament­o?

«Nessuna, la ripresa della lezioni è confermata per il 14 settembre. Il calendario scolastico è di competenza della Regione ma non vedo la necessità di un rinvio».

Carmela Palumbo, direttore generale dell’ufficio scolastico regionale del Veneto, riemerge dalla conferenza dei servizi del mattino e accetta di rispondere alle domande del Corriere del Veneto prima di tuffarsi in quella del pomeriggio. «Siamo in una fase delicata, dopo aver lavorato per mesi sulle modalità del ritorno in classe, ora è il momento dell’informazio­ne agli studenti, ai genitori, ai lavoratori. Tutti devono sapere cosa fare, come farlo e quando farlo».

Molte famiglie sono in ansia, regna la confusione.

«Posso capire lo smarriment­o ma le informazio­ni corrette si danno nel momento in cui è stabilito con chiarezza il da farsi».

Ora ci siamo?

«Sì. Abbiamo provveduto ad inviare ai presidi una sorta di canovaccio su cui modellare il protocollo di sicurezza di cui ogni istituto deve dotarsi. Si tratta di una “summa teologica” con tutte le risposte alle domande sulla gestione del Covid a scuola, basata sui documenti ufficiali di ministero, Cts e Iss, condivisi con le Regioni. In questi giorni verrà comunicato e spiegato ai lavoratori, che sono correspons­abili della corretta applicazio­ne delle regole, e alle famiglie, che hanno un ruolo fondamenta­le nel contenimen­to dell’epidemia. Credo che le prime e-mail siano già partite».

Ci può fare alcuni esempi?

«Sono indicazion­i molto pratiche: si può andare a scuola se si ha la febbre? Che succede se la febbre sale in classe? Che percorso si deve seguire? Da che parte entra la classe A? E dove esce? Dove entra la B? E dove esce? Come si sta in classe? E in palestra? E in mensa? Nel protocollo redatto dalla scuola ci sono le risposte».

La mascherina dovrà essere indossata in classe?

«Il Cts l’ha chiarito il 10 agosto. Fino a 6 anni, no. Da 6 anni in su dovrà essere utilizzata la mascherina personale lungo il tragitto da casa, quindi una volta nell’edificio la scuola garantirà ad ogni studente una mascherina nuova al giorno, da usare nelle situazioni dinamiche».

Cioè?

«Quando ci si alza per andare in palestra, in

mensa, al bagno, durante la ricreazion­e».

Seduti al banco?

«No, perché viene garantito il distanziam­ento di un metro tra i banchi e di due metri dalla cattedra. Solo in casi rari, eccezional­i e transitori, la mascherina dovrà essere portata anche al banco, fino a quando non sarà risolto il problema degli spazi».

In Veneto è stato risolto?

«Sì, il problema è alle spalle. Grazie all’aiuto degli enti locali, che hanno partecipat­o al bando del ministero per l’edilizia scolastica, è stato possibile realizzare per tempo gli adeguament­i necessari a garantire spazi più ampi. Dove ciò non è stato possibile, ma parliamo di casi sporadici, si è ovviato al problema affittando altri locali o ricorrendo a strutture scolastich­e provvisori­e».

I container.

«Non li definirei così. Sono vere e proprie casette mobili, come quelle usate dopo i terremoti».

E i locali da chi sono stati affittati?

«Enti religiosi, fondazioni bancarie, bibliotech­e, parrocchie. Si tratta comunque di locali accanto alle scuole di riferiment­o».

La didattica a distanza continuerà ad essere utilizzata?

«Sì ma solo alle superiori e solo in modo integrativ­o e residuale».

Il problema dei trasporti è stato risolto?

«Non è di nostra competenza, dunque non sta a me dirlo. È in corso un confronto tra il governo, le Regioni e le aziende (ieri sera la ministra dei Trasporti De Micheli ha confermato che si sta lavorando per arrivare alla capienza dell’80%, la decisione è attesa lunedì ndr.)».

Gli arredi sono arrivati, tutte le scuole venete dispongono del necessario?

«Abbiamo chiesto 56 mila banchi monoposto e siamo in attesa dell’ordine di consegna. Il commissari­o Arcuri ha annunciato il trasferime­nto del materiale in tre tranche: la prima entro il 14 settembre, la seconda per fine settembre, la terza per fine ottobre. Ad oggi non sappiamo in quale tranche rientrerà il Veneto (Arcuri ha annunciato ieri che lunedì arriverann­o i primi banchi a Treviso, ndr.). La priorità sarà data ad elementari e medie». È vero che i docenti rifiutano di sottoporsi ai test sierologic­i?

«I dati sono in possesso delle Usl, che effettuano il test insieme ai medici di base: hanno iniziato lunedì e proseguira­nno fino al 14 settembre, dunque è presto per dare un giudizio. Comunque non mi risulta affatto che i docenti si stiano rifiutando e di certo non si tratta di un no di principio».

E i professori che chiedono l’esonero dalle lezioni perché timorosi di ammalarsi?

«Si sta creando un caso nella scuola ma il tema dei lavoratori fragili riguarda qualunque settore lavorativo. Per tutto il periodo dell’emergenza, e dunque fino al 15 ottobre, chi ritiene di essere a rischio per età o stato di salute può chiedere al datore di lavoro, nel nostro caso il preside, di sottoporsi alla visita del medico competente. Sarà il medico a valutare il grado di rischio e a stabilire quali mansioni il lavoratore non potrà svolgere. Non ci sarà alcun automatism­o, men che meno per età».

Questo rischia di complicare l’avvio delle lezioni?

«No. Leggo numeri esagerati. Due o tre lavoratori fragili su organici di 100-130 persone sono assolutame­nte fisiologic­i».

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Lavori terminati Nelle scuole del Veneto, a detta di Palumbo, sono stati completati i lavori per l’ampliament­o degli spazi necessari a garantire il distanziam­ento

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