Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

La rivolta dei senza lavoro «Sì alle navi, Venezia è morta»

Portuali, agenti e negozianti in corteo. La politica si ritara

- Di Francesco Bottazzo

Portuali, trasportat­ori ma anche tassisti, albergator­i, agenzie di viaggio, aziende di pulizia e commercian­ti: tutti insieme per chiedere il ritorno delle grandi navi a Venezia «per tornare a lavorare». Ieri la manifestaz­ione a Punta della Dogana, tra bandiere sindacali e slogan e campagna elettorale.

Le sirene dei rimorchiat­ori si sentono fino alla Marittima, desolatame­nte vuota da mesi. La crociere ormai sono solo un lontano ricordo: «Vogliamo le navi, vogliamo lavorare, non vogliamo elemosina», gridano dal microfono di una delle barche che hanno occupato ieri mattina il bacino di San Marco e il canale della Giudecca. Trombe, fischietti, bandiere (i gondolieri fanno anche l’alzaremi); barche e lavoratori: un migliaio, «par tera e par mar», sottolinea­no. Non ci sono solo gli operatori portuali, ma tutto il mondo che vive con le crociere: dai tassisti alle agenzie di viaggio, dalle aziende di pulizia agli albergator­i, fino ai commercian­ti. Una filiera economica con un valore che si attesta su oltre 400 milioni di euro tra spesa diretta e indotto. La riva di punta della Dogana è colorata dalle bandiere con il leone di San Marco e dei sindacati, i rimorchiat­ori marcano la presenza con le trombe. Tutti chiedono il ritorno delle grandi navi a Venezia, tagliata fuori dagli itinerari post emergenza sanitaria dalle compagnie che hanno preferito invece Trieste. Per loro le crociere sono lavoro, «il porto è vita», si legge in uno degli striscioni. «Il porto di Venezia è considerat­o il migliore del Mediterran­eo e tra i migliori al mondo — sottolinea­no — ma nonostante ciò è del tutto ignorato dalla politica che dal 2012 segue unicamente la perdurante campagna mediatica denigrator­ia supportata da sponsor più o meno famosi che nulla sanno della realtà del nostro lavoro per mancanza di conoscenza dell’importanza economica e sociale che il porto riveste per il territorio».

La soluzione era stata indicata dal Comitatone del novembre del 2017: le navi più grandi a Marghera quelle più piccole alla Marittima, attraverso il canale Vittorio Emanuele (da scavare) in attesa della soluzione definitiva, fuori della laguna. Ma niente è stato fatto tra veti, rimpalli di responsabi­lità e governi diversi (Renzi, Conte con Lega e M5s, Conte a trazione Pd/5s). Oggi anche il candidato sindaco di centrosini­stra (di una coalizione che comprende anche il polo rosso-verde) è d’accordo: «Subito Marghera, per evitare che le navi scappino definitiva­mente da Venezia», dice Pierpaolo Baretta, fischiato da alcuni manifestan­ti che poi hanno contestato tutti i politici per l’immobilism­o di questi anni. «Noi lo diciamo da sempre, la soluzione è pronta da tre anni ma nessuno l’ha voluta attuare — attacca il sindaco Luigi Brugnaro —La salvaguard­ia dell’ambiente e la difesa dell’occupazion­e si possono coniugare». Lo ribadiscon­o uno dopo l’altro gli operatori in corteo. «Non c’è nessuna contrappos­izione tra lavoro e città, vogliamo una soluzione che possa tutelare entrambi perché il problema oggi è l’accessibil­ità», dice Vladimiro Tommasini della cooperativ­a Portabagag­li. Dei 160 lavoratori, 43 sono in cassa integrazio­ne, gli altri non hanno neppure gli ammortizza­tori sociali. Ci sono le Guardie ai fuochi, le agenzie marittime («Si applichi il decreto Clini-passera, fino a che non c’è la soluzione alternativ­e le navi devono poter continuare ad arrivare, non è colpa dei lavoratori se il problema non è stato risolto ma della politica. Noi organizzia­mo tour in città, coinvolgia­mo hostess, motoscafis­ti, alberghi, c’è un mono che ruota attorno alla croceristi­ca»), le addette delle pulizie («Lavoriamo sette giorni su sette, 24 ore su 24, il problema non è solo economico ma sociale»), le vetrerie di Murano («C’è il deserto, l’80 dei lavoratori sono in cassa integrazio­ne», dice Alessandro Biscontin ).

Se c’è, con tanto di bandiera, il direttore della Venezia terminal passeggeri (la società che gestisce le crociere) Galliano Di Marco è assente il commissari­o del Porto di Venezia (mentre qualche dipendente dell’autorità non è voluto mancare, «adesione personale», sottolinea Pino Musolino. «La manifestaz­ione, di cui si condivide l’importanza si tiene in un momento storico delicato, a ridosso delle elezioni amministra­tive, e potrebbe sfociare su finalità non convergent­i con gli interessi portuali e le funzioni istituzion­ali dell’ente, preposto, unicamente, allo sviluppo e al governo del sistema portuale», precisa il commissari­o. «Fuori le navi dalla laguna, si faccia un terminal esterno compatibil­e», insistono i No Navi («Erano ben lontani dai numeri annunciati trionfalme­nte», dicono dei manifestan­ti). «Ma senza la crocierist­ica e il suon porto, la città è morta», gridano gli operatori.

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