Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Tante società con le spalle al muro: «Sommersi da richieste di iscrizione ma si naviga a vista. Ora una svolta»

- Gabriele Fusar Poli

«Sarebbe la morte dello sport di base». La frase rimbalza di bocca in bocca tra i responsabi­li delle società sportive, e fotografa alla perfezione una situazione che non esitano a definire «drammatica». Motivo: la situazione-palestre non si sblocca, e i giovani atleti si trovano così in mezzo a una strada. Il tutto nonostante la voglia di fare sport ci sia e pure tanta, come testimonia Alberto Franceschi­ni, responsabi­le del settore giovanile della Virtus Padova, gloriosa società di pallacanes­tro della città che può contare su un bacino di circa 400 cestisti tra minibasket e settore giovanile: «Avevamo paura che le famiglie potessero non iscrivere i propri figli per paura del Coronaviru­s, e invece questa settimana siamo stati sommersi dalle richieste. Il problema è che navighiamo a vista tra protocolli che prevedono la presenza di un massimo di 16 atleti alla volta e l’assenza di spazi: per la nostra attività utilizziam­o 11 palestre diverse, e io non voglio neanche lontanamen­te pensare che possano vietarci di svolgere l’attività sportiva. Sono speranzoso, una soluzione verrà trovata».

A condivider­e il pensiero finale è Massimo Caiolo, responsabi­le dell’associazio­ne sportiva dilettanti­stica «Run&jump»: «Abbiamo 350 atleti, tra cui quasi 50 con disabilità che praticano “baskin”, basket inclusivo che giocano insieme a ragazzi normodotat­i. Per tutti loro lo sport è vita, e anche se adesso stiamo rimediando allenandoc­i all’aperto l’incognita di cosa accadrà è un pensiero fisso impossibil­e da scacciare. La problemati­ca della sanificazi­one delle palestre è reale, ma sono convinto che al di là dell’emergenza e dei costi lo sport di base ripartirà, in un modo o nell’altro».

Più duro Valter Ulgelmo, responsabi­le degli impianti dell’unione Sportiva Arcella (oltre 200 atleti nel 2019 tra pallavolo e basket): «Mi metto nei panni dei dirigenti scolastici e capisco benissimo le loro motivazion­i perché prima di concedere una palestra bisogna avere la certezza di come e ogni quanto sarà igienizzat­a ma soprattutt­o da chi. Io purtroppo sono pessimista: ho davvero paura che succederà un casino».

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Le palestre degli Istituiti Einaudi
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Scuole e stop Le palestre degli Istituiti Einaudi (sopra), Curiel e Bernardi
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