Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Crisanti, piano al vaglio del Cts prime polemiche
D’incà: dal prof idee utili per l’italia. Pro-vita lo attacca
Il piano di Crisanti è arrivato sul tavolo del Comitato scientifico. D’incà: «Idee utili per l’italia». E il comitato Pro Vita lo attacca.
Il «piano Crisanti» contro l’ondata autunnale di coronavirus è al vaglio del Comitato Tecnico Scientifico (il «Cts») che affianca il governo nella gestione dell’emergenza. Ad annunciarlo è stato ieri il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri, che ha così riassunto i suoi contatti con il direttore del laboratorio di Microbiologia dell’università di Padova: «Crisanti aveva inviato il piano a Federico D’incà, ministro per i Rapporti con il Parlamento. Avevo sentito in seguito D’incà e successivamente mi ha chiamato Crisanti. Gli ho chiesto di inviarmi il documento, che mi è arrivato alla fine della settimana scorsa. L’ho letto sabato e oggi (ieri, ndr.) l’ho girato al Comitato Tecnico Scientifico». Conferma D’incà: «Ci sono alcune idee e proposte all’attenzione del Cts e della politica. Conosco Crisanti da molti mesi, conosco il suo grande operato in Veneto. Queste idee possono essere un aiuto per il Paese intero».
L’iniziativa, dunque, nasce e matura in ambienti Cinque Stelle, con cui il professore ha intessuto negli ultimi mesi forti relazioni - si dice fino ad arrivare al premier Giuseppe Conte - al punto che proprio dai pentastellati era arrivata l’ipotesi di candidarlo al Senato nelle elezioni suppletive che il 20 e 21 settembre si terranno nel collegio di Verona (il seggio è vacante dopo la scomparsa di Stefano Bertacco). Un’offerta che Crisanti ha rifiutato, come aveva declinato sul nascere l’idea, balenata per un momento tra i dem a Roma, di scendere in campo per il centrosinistra contro il governatore Luca Zaia.
Che la relazione con quest’ultimo sia ai minimi storici non è un segreto: la frattura è diventata insanabile dopo che Crisanti ha diffuso durante un evento pubblico alcuni messaggi scambiati tra i due e difficilmente Zaia avrà gradito il serrato corteggiamento di
M5s e Pd al professore, che non si è mai sottratto al punto di aver partecipato sabato a Vicenza, in piena campagna elettorale, ad un incontro insieme ad Arturo Lorenzoni. Il candidato del centrosinistra, scherzando ma non troppo, si disse alcune settimane fa prontissimo al passo indietro nel caso in cui il professore avesse voluto prendere il suo posto e ancor oggi, più seriamente, non smette di proporlo alla Regione come commissario straordinario per la gestione dell’epidemia.
È evidente che ciò non accadrà mai, almeno non se Zaia resterà al suo posto. Forse per questo, e per il fatto che i riferimenti più stretti del presidente sono altri (da Roberto Rigoli della Microbiologia di Treviso a Francesca Russo del Dipartimento di prevenzione), Crisanti deve aver pensato
Il ministro all’oscuro
Il piano Crisanti è nato e maturato in ambienti M5s, Roberto Speranza non ne sapeva niente
di guardare oltre i confini del Veneto per proporre le sue soluzioni ad un livello superiore, anche se pare che il ministro della Salute Roberto Speranza di tutta questa vicenda non sappia nulla. Tutto sarebbe passato per il suo vice, Sileri appunto, e la notizia sarebbe stata diffusa con troppo anticipo, tanto che lo stesso Crisanti mette le mani avanti: «La proposta che ho inviato al governo è una bozza ancora informale e avrei preferito fosse rimasta tale. Confermo che l’obiettivo è aumentare in modo esponenziale i test, fino a quadruplicare il numero attuale. Alcuni esponenti del governo mi hanno chiesto cosa si poteva fare per contrastare la diffusione del virus, ho risposto che potevo dare il mio contributo ma ripeto, con un piano informale, che ho dato al ministero perché venga discusso, approfondito. Non è detto non sia perfettibile».
Si vedrà quale sarà il giudizio che ne darà il Cts, nel frattempo Crisanti finisce nel mirino dei movimenti Pro-vita che lo accusano di voler rendere «ostaggi» docenti, bambini e genitori, per via delle sue proposte in vista della ripresa della scuola: «A mio avviso - ha detto il professore - la temperatura sui ragazzi va presa a scuola, non a casa, e andrebbe abbassata, direi a 37,1, per entrare in aula. Poi le mascherine, sono sicuramente necessarie per i più grandi. E infine va incoraggiata fortemente la vaccinazione per evitare il panico nel momento in cui vi potrà essere la sovrapposizione dei sintomi».