Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Materne e nido, si riparte dai piccoli
Oggi si riaprono le porte per oltre 5000 bimbi. Tra calzari, termometri e orari ridotti
La lunga attesa è finita, almeno per i più piccoli. Oggi infatti, a distanza di oltre sei mesi dall’ultima volta, riapriranno i battenti gli asili nido e le scuole dell’infanzia, frequentati in città da circa 5.500 bambini da zero a sei anni. Dai calzari monouso alla misurazione della temperatura, dagli orari allungati in entrata e accorciati in uscita, tante le novità e le regole introdotte. E sul fronte delle primarie, scoppia il caso Ardigò: l’inizio anno rischia un rinvio.
La lunga attesa è finita, almeno per i più piccoli. Oggi infatti, a distanza di oltre sei mesi dall’ultima volta, riapriranno i battenti gli asili nido e le scuole dell’infanzia, frequentati in città (tra plessi comunali e paritari) da circa 5.500 bambini da zero a sei anni. In totale, stiamo parlando di 95 istituti, di cui 40 di competenza di Palazzo Moroni e 55 gestiti invece da privati. E prima di entrare nel dettaglio delle direttive sanitarie anti-coronavirus che gli alunni e i loro familiari dovranno rispettare, va evidenziato che si tratterà di un’autentica prima volta per il nuovo asilo nido comunale di via del Commissario, in zona Crocefisso, la cui realizzazione è durata quasi sei anni per il fatto che, nella primavera del 2016, l’azienda aggiudicataria dell’appalto era stata improvvisamente estromessa per alcuni presunti legami con la camorra. Ma focalizzandoci ora sui 40 plessi amministrati da Palazzo Moroni, le notizie più significative sono essenzialmente due. In primis, in ogni istituto, le attività riprenderanno in maniera regolare, nel senso che, già da oggi, saranno garantiti sia il tempo lungo che il servizio mensa. E poi, in secondo luogo, il costo delle rette rimarrà invariato rispetto a quello dell’anno scorso, a parte il consueto adeguamento all’indice Istat (più 0,4%): in pratica, giusto per fare un esempio, le famiglie con un reddito Isee superiore ai 40 mila euro pagheranno 473 euro al mese per l’asilo nido e 148 invece per la scuola dell’infanzia. Ma veniamo adesso al tema più spinoso, quello del Covid-19: «In tutti gli istituti - spiega l’assessora cittadina alla Scuola, Cristina Piva - ci sarà una maestra per ogni otto bambini e le attività collettive saranno fortemente limitate. Inoltre, per evitare assembramenti, l’orario d’ingresso è stato allungato di mezz’ora, dalle 7,30 alle 9,30. Mentre quello d’uscita, così da riservare più tempo per la sanificazione di tutti gli spazi, è stato ridotto di un’ora, dalle 15 alle 16». Le precauzioni, però, non finiscono qui. I bambini, infatti, dovranno entrare uno per volta, accompagnati da un solo familiare, che dovrà indossare sia la mascherina che i calzari soprascarpe (forniti direttamente sul posto). E a entrambi, ogni mattina, verrà misurata la temperatura.
Intanto, quando mancano ormai meno di due settimane all’inizio del nuovo anno scolastico anche per le primarie e
Per i più piccoli
Ritorno alle attività dopo oltre sei mesi di stop. Orario di uscita accorciato
le secondarie di primo e secondo grado (solo a Padova, tra istituti pubblici e privati, altri 36 mila studenti), scoppia il caso della scuola primaria statale Ardigò di via Agnusdei, che conta quasi 250 bambini da sei a dieci anni. Il palazzo che ospita la scuola, oggetto di un intervento di restauro e adeguamento antisismico da agosto dell’anno scorso, potrebbe infatti non essere pronto per lunedì 14 settembre. Tanto che il preside avrebbe ventilato l’ipotesi di posticipare l’avvio delle lezioni a lunedì 21 se non addirittura a quello successivo. E questo perché i lavori di ristrutturazione, che prevedono pure il «taglio» dell’edificio per assicurare maggiore stabilità in caso di terremoto, non sono ancora terminati e quindi, al momento, non si sa quando potranno cominciare la sanificazione e l’allestimento della scuola. Molti genitori, inevitabilmente, sono sul piede di guerra e già minacciano di adire le vie legali sia contro il preside che contro il Comune, colpevole (a loro dire) di non aver vigilato sull’andamento del cantiere (gli operai, raccontano, hanno ripreso a lavorare soltanto ieri, dopo più di due settimane di ferie).