Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Io, esclusa dalla cura sperimenta­le dovrò indebitarm­i per sperare di vivere»

Tatiana, malata di mieloma multiplo: ora mi sento una condannata

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«È come se mi avessero condannata a morte». Tatiana è una donna padovana di 53 anni, da sei è affetta da una malattia che si chiama Mieloma multiplo, un tumore che provoca la degenerazi­one delle plasmacell­ule che ammalano il midollo osseo, provocando dolori molto forti. Dopo aver tentato varie cure, la sua speranza di chiamava «Car-t», un protocollo di cura che prevede il prelievo dei linfociti T: vengono trattati con farmaci appositi e poi reinseriti nel sangue quando, proprio grazie a questo trattament­o, sono in grado di attaccare e distrugger­e le cellule malate. La cura viene eseguita all’ospedale di Bologna, dove la casa farmaceuti­ca americana Celgene ha sponsorizz­ato un nuovo protocollo. Dopo uno screening durato mesi, sul quale Tatiana aveva posto tutte le sue speranze, a fine luglio è arrivata la doccia fredda da Bologna: «Una dottoressa mi ha chiamata per dirmi che la casa farmaceuti­ca mi ha lasciato fuori dal progetto, è come se qualcuno a tavolino avesse deciso di farmi morire».

Ora alla padovana non resta che affidarsi alle cure di un ospedale israeliano che applica lo stesso protocollo, ma a un costo di 120 mila euro. «Ho scritto alla casa farmaceuti­ca, ho chiesto perché sono stata esclusa. Ma non mi ha risposto nessuno: è ingiusto pagare per la salute, del resto se non ho altra scelta dovrò farlo per forza». Il calvario di Tatiana inizia nel 2014, quando le viene diagnostic­ato quello che comunement­e viene definito un «tumore del sangue». Il Mieloma multiplo è una malattia subdola che provoca dolori articolari insopporta­bili. La donna si è affidata alle cure del reparto di Ematologia dell’ospedale di Padova che ha fatto tutto il possibile per guarirla, tanto che dopo un primo autotrapia­nto di midollo le cose sembravano migliorare. Ma c’è stata una ricaduta e il secondo tentativo di autotrapia­nto è andato male. Ora Tatiana sta affrontand­o pesanti cicli di radio e chemiotera­pia, sempre all’ospedale di Padova. «In reparto i medici facevano tutti il tifo per me, sono rimasti sbalorditi quando ho detto loro che ero rimasta fuori dal progetto bolognese – spiega Tatiana, che è anche mamma di una ragazza di 17 anni – ora sono in contatto con un ospedale di Tel Aviv. Sarei dovuta andare addirittur­a in Cina, dove applicano il “Car-t”, ma con il Covid-19 è impossibil­e spostarsi fino a lì. Molto probabilme­nte - conclude - accenderò un mutuo per riuscire a curarmi, non ho scelta».

Fuga rocamboles­ca sopra i tetti del centro per un ladro tunisino di 29 anni che domenica è stato bloccato dalla polizia. L’uomo a metà pomeriggio ha tentato di compiere un furto all’interno di un magazzino in via San Biagio ma è stato scoperto dal titolare: impaurito, è scivolato ferendosi alle gambe. Poi il ladro, preso dal panico, ha provato a scappare verso via Altinate, arrampican­dosi su una grondaia di una casa prima di essere bloccato. E non è finita: al pronto soccorso, dov’era stato accompagna­to per le ferite, ha anche rubato un portafogli­o. Il furto gli è costato un decreto di espulsione con accompagna­mento al Cpt. (a.pist.)

Botte alla moglie e al neonato, preso pugni a pochi mesi dalla nascita. Dovrà rispondere di maltrattam­enti aggravati un marocchino di 26 anni che ha reso un inferno la vita della sua giovane moglie italiana, del piccolo nato nel 2018, e del suocero più volte aggredito. Davanti ai carabinier­i di Cittadella, dove abita la coppia, lo straniero avrebbe minacciato la famiglia di dar fuoco alla casa, i militari lo hanno fermato con le taniche di benzina in mano. Il 7 settembre lo straniero comparirà davanti al tribunale collegiale. (r.pol.)

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