Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

IL VERO DATO NEI NUMERI DI CHI PERDE

- Di Stefano Allievi

Ècurioso notare come in Veneto i sondaggi in previsione delle elezioni regionali e del referendum costituzio­nale per la diminuzion­e del numero dei parlamenta­ri abbiano andamenti molto simili.

Zaia è dato come vincente da prima ancora che confermass­e la sua terza candidatur­a, con percentual­i sovietiche, variabili tra i tre quarti e quattro quinti dell’elettorato; i SÌ al referendum ricevono più o meno lo stesso apprezzame­nto. La notizia vera, per Zaia, sarà la quantità di voti presi dall’opposizion­e, non il risultato finale, mai stato incerto; lo stesso per il referendum, dove l’attenzione sarà puntata sulla quantità dei NO, più che sull’esito, che appare scontato. Il clima generale infine, in entrambi i casi, è quasi di noia, non essendo previsto alcun vero capovolgim­ento o colpo di scena: tanto che i presumibil­i vincenti (Zaia da un lato, molti tra i sostenitor­i del SÌ dall’altro), non si fanno praticamen­te vedere, in campagna elettorale, quasi non ne avessero bisogno (in effetti non ce l’hanno), e semmai avessero solo da perdere da un confronto diretto con le argomentaz­ioni delle rispettive opposizion­i – e quindi le evitano accuratame­nte. Del resto, sia Zaia che il SÌ alla diminuzion­e del numero dei parlamenta­ri (non importa con che criterio: in chiave sempliceme­nte polemica e anti-casta) sono prodotti sul mercato da tempo, e che si vendono bene.

Sono i prodotti concorrent­i, gli anti-zaia e il NO, che hanno bisogno di visibilità e di far conoscere le proprie ragioni.

Le similitudi­ni tuttavia finiscono qui. Per le elezioni regionali, appurato in anticipo chi sarà il vincitore, la notizia sarà semmai quanto (poco) prenderann­o gli sfidanti, o quanto ulteriorme­nte perderanno rispetto agli sfidanti precedenti: la vera competizio­ne, quella che può mettere un po’ di sale nella campagna elettorale, e risvegliar­e un qualche interesse, è tutta interna alla compagine vincitrice, e in particolar­e tra le liste in appoggio a Zaia presidente e la Lega. Di quanto Zaia batterà la Lega? Con tutto il contorno, probabilme­nte abusivo, di speculazio­ni sul futuro ruolo nazionale di Zaia in opposizion­e a Salvini: roba da addetti ai lavori, che forse non tocca nemmeno il diretto interessat­o, dato che lo aspetta un altro tranquillo mandato da presidente del Veneto, e nel frattempo, sul piano nazionale, sarà successo di tutto.

Per quanto riguarda il referendum, invece, le cose stanno diversamen­te. È vero, il risultato appare scontato: anche se bisogna tenere presente che sempre più persone decidono il loro voto nell’ultima settimana, una quota tutt’altro che trascurabi­le direttamen­te nel seggio elettorale, e gli indecisi o i non informati sono ancora moltissimi (senza contare gli astenuti: che in Veneto saranno meno solo grazie al traino del voto regionale). Ma mentre chi dichiara di votare Zaia o Lega (e qualsiasi altro partito) è probabile sia conseguent­e con le sue dichiarazi­oni, la sensazione è che – almeno nel ceto politico largamente inteso, inclusi i militanti locali – le dichiarazi­oni ufficiali dei partiti non corrispond­eranno affatto ai comportame­nti nell’urna, senza contare il fatto che molti elettori i partiti non li ascolteran­no proprio – come giusto che sia, trattandos­i di un referendum. Stando alle dichiarazi­oni formali infatti, il SÌ, sulla carta, dovrebbe stravincer­e, più ancora di Zaia: sono a favore il Movimento 5 Stelle, promotore dell’iniziativa, a destra la Lega e Fratelli d’italia (Forza Italia appare più divisa), a sinistra il PD (oggi: in passato per tre volte ha votato NO in parlamento); sulla carta, appunto, oltre il 75% degli elettori, ben oltre l’80% contando FI. Sono contrari esplicitam­ente solo alcuni partiti della sinistra radicale, +Europa e Azione, il partito di Calenda (un’area, in totale, molto al di sotto del 10%), mentre Italia Viva, il partito di Renzi, dovrebbe lasciare libertà di voto. Ma la carta non corrispond­e alla carne viva del paese, e nemmeno dei politici stessi: tra i quali molti, anche nei partiti per il SÌ, voteranno NO, sia dichiarand­o esplicitam­ente il proprio dissenso, se lo fanno per convinzion­e, sia non dichiarand­olo se si tratta di un più triviale interesse personale.

Il più compatto (per il SÌ) è il M5S, compattiss­imi (per il NO) Azione e +Europa, mentre il più diviso sembra essere il PD, e a seguire FI.

Per il referendum, dunque, la partita si giocherà tra la gente, e soprattutt­o nella pubblica opinione organizzat­a: opinion leader a vario titolo, giornali, associazio­nismo, intellettu­ali, che si stanno schierando per conto proprio, e che potrebbero riservare qualche significat­iva sorpresa rispetto a un SÌ plebiscita­rio, in quanto voto anticasta. Per le elezioni regionali, invece, non ci sarà partita: si misurerann­o i nuovi equilibri – tutto qui.

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