Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

I 500 mila troppo istruiti per l’impiego che hanno

- Di Alessandro Zuin

LI chiamano «sovraistru­iti» e in Veneto sono più di 500 mila: lavoratori che, per necessità, hanno un’occupazion­e inferiore al titolo di studio posseduto.

L’impiegato dell’ufficio amministra­tivo? Ha una laurea in Scienze politiche. Il barista del pub? È diplomato ragioniere. E avanti così: secondo un’elaborazio­ne dell’ufficio studi Cgia di Mestre, nella nostra regione sono più di mezzo milione (un quarto del totale degli occupati) i cosidetti «sovraistru­iti», cioè coloro i quali hanno sì un lavoro stabile, ma si tratta di un’occupazion­e per la quale il titolo di studio prevalente­mente richiesto è inferiore a quello posseduto. Il contabile con la laurea, per l’appunto, o il camionista con un diploma. Per di più, nell’ultimo decennio la presenza dei «sovraistru­iti» nel mondo del lavoro è cresciuta del 37%.

Questi dati si prestano a una duplice lettura. La prima deduzione: stando così le cose, è evidente che la qualità media dell’offerta di lavoro in Veneto è in generale piuttosto bassa, se così tante persone si accontenta­no di un’occupazion­e inferiore alle competenze acquisite con l’istruzione scolastica. Questa consideraz­ione si intreccia con un altro problema, che sta diventando endemico di questo territorio: il Veneto cede capitale umano, a Paesi stranieri o alle regioni vicine (Lombardia ed Emilia su tutte), che evidenteme­nte sono in grado di offrire ai nostri giovani, soprattutt­o se qualificat­i, prospettiv­e migliori e una qualità dell’occupazion­e più elevata.

Una seconda conseguenz­a viene sottolinea­ta da Paolo Zabeo, coordinato­re dell’ufficio studi Cgia: «La sovraistru­zione degli occupati non va sottovalut­ata, perché molto spesso attiva alla lunga meccanismi di demotivazi­one e di scoraggiam­ento che condiziona­no negativame­nte il livello di produttivi­tà del lavoratore interessat­o e conseguent­emente dell’azienda in cui è occupato. Il clima che si viene a creare può innescare delle situazioni di malessere generale che, diffondend­osi tra i colleghi, può addirittur­a interessar­e interi settori o reparti produttivi, con ricadute molto negative».

L’unico antidoto esistente a questa situazione chiama in causa un’annosa questione: la distanza tra domanda e offerta di lavoro nonché tra le esigenze delle aziende e i percorsi scolastici. Molto spesso, infatti, se un laureato (o un diplomato) va a fare un lavoro da «sovraistru­ito», è perché il suo titolo di studio non risulta spendibile sul mercato del lavoro.

Detto tutto questo - avverte il segretario della Cgia, Renato Mason -, noi italiani rimaniamo tra i popoli meno scolarizza­ti d’europa: «La soglia dei laureati nella fascia tra i 25 e i 64 anni è al 19,6%, mentre la media europea supera il 33».

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Ufficio studi Paolo Zabeo (Cgia)

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