Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Salvini e Zaia: «Tra noi nessuna competizione»
Il segretario: competizione inesistente. Il presidente: a preoccuparmi è l’astensione
«Luca, Lucaaaaa... dov’è Luca? Luca vieni qua che risolviamo questa storia una volta per tutte!». E niente, una volta che i due si ritrovano fianco a fianco, davanti alle telecamere e ai flash dei fotografi, i giornalisti provano a metterli in difficoltà in tutti i modi, a pungolarli, ma non c’è nulla da fare, Matteo Salvini e Luca Zaia giurano che a dividerli ci sono due cose soltanto: il vino (Prosecco per il veneto, bianco fermo per il lombardo) e il calcio (arci-milanista il leader della Lega, simpatizzante interista il presidente della Regione). Stop.
Il siparietto va in scena all’m9 di Mestre, dove i due sono protagonisti, per la prima volta da quando è iniziata la campagna elettorale, di un evento pubblico insieme (poi ci prendono gusto e a sera sono di nuovo l’uno accanto all’altro all’hotel Antica Postumia di Vedelago, per un comizio a sostegno della ricandidatura di Stefano Marcon nella vicina Castelfranco). L’appuntamento casca giusto l’indomani della pubblicazione dei sondaggi che danno Zaia stravincente il 20 e 21 settembre (74% contro il 16% del principale sfidante, Arturo Lorenzoni), ma soprattutto, ed è il dato politico su cui a questo punto si concentra l’interesse di tutti gli osservatori, la Lista Zaia avanti di oltre 10 punti rispetto alla lista della Lega (34% contro il 23%). Un confronto plastico tra i due leader (sulla lista del presidente c’è il nome di Zaia, su quella del partito il nome di Salvini), alimentato negli ultimi giorni dai diktat del segretario, tutti tesi a rafforzare la compagine della Lega a dispetto di quella della lista Zaia, dove peraltro sono candidati tutti leghisti o quasi. Il primo è stato l’obbligo di ricandidare gli assessori uscenti, giocoforza catalizzatori di preferenze, sotto lo stemma con Alberto da Giussano, con l’unica eccezione di Gianpaolo Bottacin ma solo per questioni di equilibri interni a Belluno. Il secondo è stata la circolare con cui è stato riquella cordato a tutte le 400 sezioni sparse per il Veneto di fare campagna elettorale solo e soltanto per la Lega, un ordine di scuderia su cui Zaia ha abbozzato: «Avrei fatto lo stesso, non si è mai vista un’azienda che fa pubblicità ad un’altra azienda». Con ciò però confermando che di due aziende diverse si sta parlando. C’è perfino chi è arrivato a preconizzare un cambio al timone nel partito, nel caso in cui la forbice tra le due ditte sia molto ampia, con la fine della stagione salviniana, l’avvio dell’era zaiana e il veneto lanciato verso Palazzo Chigi (ma Salvini all’m9 dice sibillino: «Non vedo l’ora di diventare presidente del Consiglio per firmare in due minuti l’autonomia col governatore», dopo che già aveva rassicurato tutti dalle colonne del Giornale di Vicenza: «Zaia farà bene in Veneto per altri 5 anni»)
Di qui la curiosità di vedere i due sul palco, gemelli diversi, anche nel look: Zaia in giacca e camicia bianca, Salvini in tshirt con leone marciano, abbinata alla mascherina di identica foggia. Ma le differenze, a detta dei due, si fermano qui (e al vino e al calcio). «La sfida Zaia-salvini finisce così - ha sentenziato Matteo stringendo la mano a Luca -. Il problema non è per noi se da soli prendiamo il 60 o il 70% ma degli altri che tutti insieme non arrivano al 20%». Zaia: «Per favore, questi ragionamenti si facevano anche 5 anni fa e si sa come poi è finita». Salvini: «Vorrei avere sfide interne al 60% anche in Puglia in Lombardia, in Toscana». Zaia: «Voi ogni volta partite con queste fantasie... la lista Zaia è una lista con tutti militanti della Lega, quindi dov’è il problema? Io non ho mai avuto in tasca altre tessere che
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Salvini Quando sarò premier firmerò l’autonomia con il governatore in due minuti
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Zaia
Sbagliato allestire i seggi lontano dalle scuole, dissuade i cittadini dall’andare a votare
della Lega, neppure quella dei boy-scout».
A preoccupare il governatore è semmai l’astensione perché «le elezioni si vincono il 22 settembre e ne ho visti tanti piangere per strada... Pancia a terra e lavorare». In questo senso, Zaia pare aver cambiato idea sull’allestimento dei seggi fuori dalle scuole. Lo chiedeva lui per primo al governo all’inizio di giugno («Occorrono stabili alternativi») ma ora che alcuni sindaci stanno in effetti procedendo in quel senso avverte: «È il sistema migliore per dissuadere i cittadini dal voto. Mi metto nei panni di tanti anziani che non troveranno più il seggio al posto di sempre». E sulle opposizioni che lo attaccano per le troppe conferenze stampa stiletta: «Dire che ho ipnotizzato i veneti è dire che i veneti sono stupidi. Se non ti vota manco il tuo partito qualche domanda fattela».
Chiude Salvini: «Questo è un voto per chi ha voglia di fare, altroché No Mose, No Tav, No Pedemontana. Ed è anche un voto per l’autonomia, che quando eravamo al governo i Cinque Stelle non ci hanno permesso di fare».