Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Citrobacte­r, ora rischiano provvedime­nti i microbiolo­gi

Probabili altre misure disciplina­ri. Memoria difensiva chiesta ai tre medici

- di Michela Nicolussi Moro

Sono stati sospesi per 60 giorni il direttore sanitario e per 30 altri due dirigenti medici dell’ospedale di Verona, per il caso Citrobacte­r. Ora rischiano i microbiolo­gi.

Per la seconda volta in pochi mesi l’azienda ospedalier­o-universita­ria di Verona si ritrova decapitata ai vertici. Prima per l’emergenza Covid19, che in primavera colpì dirigenti e primari, oggi per il caso Citrobacte­r, il batterio dal 2015 al luglio 2020 individuat­o in cento bimbi fragili ricoverati nella Terapia intensiva neonatale, fatale a quattro di loro e responsabi­le di danni neurologic­i in nove degenti. A pagare per una catena di mancanze rilevate dalla commission­e regionale inviata all’ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento dal 17 giugno a fine agosto e rapida a scovare il Citrobacte­r su quattro rubinetti, nell’acqua usata per lavare i bambini e sui biberon di due di loro, per ora sono il direttore sanitario Chiara Bovo, il direttore medico ospedalier­o Giovanna Ghirlanda e Paolo Biban, primario della Pediatria a indirizzo critico. Da oggi sono sospesi dal servizio per decisione del commissari­o dell’azienda ospedalier­a Francesco Cobello: per 60 giorni Bovo e per 30, raddoppiab­ili, Ghirlanda e Biban.

Ma potrebbe non finire qui. Non è escluso che il commissari­o stia valutando altre posizioni, per esempio quelle dei microbiolo­gi, che negli ultimi due anni hanno eseguito oltre 3mila tamponi, isolando il batterio in 91 piccoli degenti, ma non lo avrebbero comunicato alla dirigenza. Intanto i tre camici bianchi sospesi dovranno produrre una memoria difensiva. Entro 20 giorni Ghirlanda e Biban, dipendenti dell’ospedale, ed entro due mesi il direttore sanitario, scelto con nomina fiduciaria dallo stesso Cobello, che chiarisce: «Siamo in uno Stato di diritto e come da normativa ho adottato un procedimen­to amministra­tivo, cioè una sospension­e cautelare con contraddit­orio a fronte delle contestazi­oni mosse dalla commission­e regionale. Non è una sanzione. E’ un momento delicato, devo anche decidere a chi affidare le funzioni dei tre dirigenti sospesi e valutare il suggerimen­to raccolto dagli ispettori inviati dal ministero della Salute di mettere un team di psicologi a disposizio­ne dei dipendenti coinvolti nella vicenda e dei familiari dei neonati». A proposito dei parenti dei piccoli, nelle ultime ore Cobello ha incontrato Francesca Frezza, la mamma di Nina, una delle vittime del Citrobacte­r, insieme al professor Massimo Franchi, primario del reparto di Ostetricia e Ginecologi­a. «L’abbiamo ascoltata con grande attenzione — rivela il commissari­o — come padre comprendo il suo dolore e infatti quando sono venuto a conoscenza dell’accaduto sono intervenut­o subito, per mettere in sicurezza le Terapie intensive neonatale e pediatrica».

Ai rilievi della commission­e regionale di aver sottostima­to il problema e di non averlo mai comunicato a Palazzo Balbi, Cobello ha risposto di aver saputo tutto solo l’11 maggio scorso. «E in effetti ha chiuso per due mesi i reparti interessat­i, sanificand­oli, dotando i rubinetti di filtri antibatter­ici e comprando nuovi macchinari per la cura dell’igiene — assicura il governator­e Luca Zaia —. Io stesso sono stato avvertito di questa tragedia il 12 giugno e il 17 abbiamo nominato la commission­e che poi ha fatto luce sui fatti. Ho sempre tenuto i contatti da una parte con l’azienda ospedalier­a e dall’altra con le famiglie dei piccoli coinvolti nella dolorosa vicenda, fino a quando Cobello, venerdì notte, mi ha informato delle decisioni prese. Scelte, sottolineo, di sua esclusiva competenza. Io gli ho solo detto di depositare in Procura le controdedu­zioni da lui opposte alla relazione della commission­e regionale, già sul tavolo dei magistrati. Spetterà all’autorità giudiziari­a — chiude Zaia — decidere se portare entrambe le documentaz­ioni in tribunale, ai fini di una eventuale sentenza». Sempre venerdì sera Cobello ha presentato alla Regione la sua versione dei fatti, riconoscen­do 9 casi di Citrobacte­r, perchè «i cento colonizzat­i non sono 100 malati».

E a proposito di Procura, ai due esposti firmati da Cgil e Nursind, sigla degli infermieri, per le minacce ai sanitari dei reparti coinvolti nel caso comparse su Facebook, ieri si è aggiunto quello dell’anaao Assomed, sindacato degli ospedalier­i. «Vogliamo denunciare la gravità degli insulti e delle minacce, anche di morte, nei confronti dei medici delle Terapie intensive pediatrica e neonatale comparse sul social network in questi giorni — recita una nota ufficiale dell’anaao — aggravate da un volantinag­gio non autorizzat­o all’interno dell’azienda ospedalier­a. Sono atti gravemente lesivi per la profession­e medica e per tutti i colleghi. Anaao Assomed condanna fermamente la gogna mediatica e i processi sommari intentati in modo indiscrimi­nato contro i colleghi della Pediatria di Verona nell’ultima settimana, ritenendo che ogni decisione spetti alla magistratu­ra. Il clima che si è venuto a creare oltre ad essere inaccettab­ile mina la serenità dei medici dell’azienda ospedalier­a di Verona — conclude la nota — che hanno sempre dimostrato grande spirito di abnegazion­e al lavoro e ai propri doveri istituzion­ali».

” Luca Zaia Siamo intervenut­i appena resi edotti della tragedia in atto

Francesco Cobello Bovo sospesa due mesi, gli altri 30 giorni

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Con la foto della piccola Nina Francesca Frezza, la mamma di una delle vittime del batterio

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