Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Citrobacter, ora rischiano provvedimenti i microbiologi
Probabili altre misure disciplinari. Memoria difensiva chiesta ai tre medici
Sono stati sospesi per 60 giorni il direttore sanitario e per 30 altri due dirigenti medici dell’ospedale di Verona, per il caso Citrobacter. Ora rischiano i microbiologi.
Per la seconda volta in pochi mesi l’azienda ospedaliero-universitaria di Verona si ritrova decapitata ai vertici. Prima per l’emergenza Covid19, che in primavera colpì dirigenti e primari, oggi per il caso Citrobacter, il batterio dal 2015 al luglio 2020 individuato in cento bimbi fragili ricoverati nella Terapia intensiva neonatale, fatale a quattro di loro e responsabile di danni neurologici in nove degenti. A pagare per una catena di mancanze rilevate dalla commissione regionale inviata all’ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento dal 17 giugno a fine agosto e rapida a scovare il Citrobacter su quattro rubinetti, nell’acqua usata per lavare i bambini e sui biberon di due di loro, per ora sono il direttore sanitario Chiara Bovo, il direttore medico ospedaliero Giovanna Ghirlanda e Paolo Biban, primario della Pediatria a indirizzo critico. Da oggi sono sospesi dal servizio per decisione del commissario dell’azienda ospedaliera Francesco Cobello: per 60 giorni Bovo e per 30, raddoppiabili, Ghirlanda e Biban.
Ma potrebbe non finire qui. Non è escluso che il commissario stia valutando altre posizioni, per esempio quelle dei microbiologi, che negli ultimi due anni hanno eseguito oltre 3mila tamponi, isolando il batterio in 91 piccoli degenti, ma non lo avrebbero comunicato alla dirigenza. Intanto i tre camici bianchi sospesi dovranno produrre una memoria difensiva. Entro 20 giorni Ghirlanda e Biban, dipendenti dell’ospedale, ed entro due mesi il direttore sanitario, scelto con nomina fiduciaria dallo stesso Cobello, che chiarisce: «Siamo in uno Stato di diritto e come da normativa ho adottato un procedimento amministrativo, cioè una sospensione cautelare con contradditorio a fronte delle contestazioni mosse dalla commissione regionale. Non è una sanzione. E’ un momento delicato, devo anche decidere a chi affidare le funzioni dei tre dirigenti sospesi e valutare il suggerimento raccolto dagli ispettori inviati dal ministero della Salute di mettere un team di psicologi a disposizione dei dipendenti coinvolti nella vicenda e dei familiari dei neonati». A proposito dei parenti dei piccoli, nelle ultime ore Cobello ha incontrato Francesca Frezza, la mamma di Nina, una delle vittime del Citrobacter, insieme al professor Massimo Franchi, primario del reparto di Ostetricia e Ginecologia. «L’abbiamo ascoltata con grande attenzione — rivela il commissario — come padre comprendo il suo dolore e infatti quando sono venuto a conoscenza dell’accaduto sono intervenuto subito, per mettere in sicurezza le Terapie intensive neonatale e pediatrica».
Ai rilievi della commissione regionale di aver sottostimato il problema e di non averlo mai comunicato a Palazzo Balbi, Cobello ha risposto di aver saputo tutto solo l’11 maggio scorso. «E in effetti ha chiuso per due mesi i reparti interessati, sanificandoli, dotando i rubinetti di filtri antibatterici e comprando nuovi macchinari per la cura dell’igiene — assicura il governatore Luca Zaia —. Io stesso sono stato avvertito di questa tragedia il 12 giugno e il 17 abbiamo nominato la commissione che poi ha fatto luce sui fatti. Ho sempre tenuto i contatti da una parte con l’azienda ospedaliera e dall’altra con le famiglie dei piccoli coinvolti nella dolorosa vicenda, fino a quando Cobello, venerdì notte, mi ha informato delle decisioni prese. Scelte, sottolineo, di sua esclusiva competenza. Io gli ho solo detto di depositare in Procura le controdeduzioni da lui opposte alla relazione della commissione regionale, già sul tavolo dei magistrati. Spetterà all’autorità giudiziaria — chiude Zaia — decidere se portare entrambe le documentazioni in tribunale, ai fini di una eventuale sentenza». Sempre venerdì sera Cobello ha presentato alla Regione la sua versione dei fatti, riconoscendo 9 casi di Citrobacter, perchè «i cento colonizzati non sono 100 malati».
E a proposito di Procura, ai due esposti firmati da Cgil e Nursind, sigla degli infermieri, per le minacce ai sanitari dei reparti coinvolti nel caso comparse su Facebook, ieri si è aggiunto quello dell’anaao Assomed, sindacato degli ospedalieri. «Vogliamo denunciare la gravità degli insulti e delle minacce, anche di morte, nei confronti dei medici delle Terapie intensive pediatrica e neonatale comparse sul social network in questi giorni — recita una nota ufficiale dell’anaao — aggravate da un volantinaggio non autorizzato all’interno dell’azienda ospedaliera. Sono atti gravemente lesivi per la professione medica e per tutti i colleghi. Anaao Assomed condanna fermamente la gogna mediatica e i processi sommari intentati in modo indiscriminato contro i colleghi della Pediatria di Verona nell’ultima settimana, ritenendo che ogni decisione spetti alla magistratura. Il clima che si è venuto a creare oltre ad essere inaccettabile mina la serenità dei medici dell’azienda ospedaliera di Verona — conclude la nota — che hanno sempre dimostrato grande spirito di abnegazione al lavoro e ai propri doveri istituzionali».
” Luca Zaia Siamo intervenuti appena resi edotti della tragedia in atto
Francesco Cobello Bovo sospesa due mesi, gli altri 30 giorni