Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Le due dirigenti a casa: «Fatto ogni sforzo per arginare la crisi»
Il procedimento disciplinare costato la sospensione a due delle massime dirigenti dell’azienda ospedaliera, assieme al primario della Pediatria a indirizzo critico, era nell’aria da giorni ma ha comunque colto di sorpresa i diretti interessati. In pochi, infatti, si aspettavano che potessero essere tre le persone colpite: Chiara Bovo, direttore sanitario, padovana, arrivata nel 2014 dopo un’analoga esperienza nelle «vecchie» Usl di Monselice e poi di Verona; Giovanna Ghirlanda, direttore medico; e Paolo Biban, responsabile delle due Terapie intensive pediatrica e neonatale.
Ghirlanda, premettendo di non voler entrare nel merito delle scelte aziendali, assicura: «Il primo pensiero va alle famiglie e a quanti hanno sofferto a causa del Citrobacter.
Negli ultimi mesi ogni nostro sforzo per affrontare la crisi è stato portato avanti proprio per evitare che quanto accaduto potesse ripetersi». La sospensione, procedura amministrativa cautelare, desta qualche preoccupazione a livello personale? A questa domanda Ghirlanda preferisce non rispondere, se non in linea generale: «Ogni dirigente, in qualsiasi realtà, vive con una spada di Damocle sulla testa: non rappresenta solo se stesso, rappresenta il funzionamento di un intero apparato». Nello specifico, se Ghirlanda rappresenta la parte organizzativa dell’azienda, Bovo rappresenta quella strategica, mentre Biban l’area clinica interessata. Non molto diversa la posizione che, a caldo, il direttore sanitario aveva riferito ai giornalisti. «È necessaria la massima trasparenza — ha affermato Bovo — e personalmente non mi sono mai tirata indietro». E ha aggiunto: «Non vorrei fare il capro espiatorio ma ho a cuore il bene dell’azienda. Ed è importante chiarire ogni cosa, nell’interesse di tutti, delle famiglie e dei bambini». Entrambe si dicono pronte a relazionare nelle sedi opportune.
La notizia è giunta anche a Francesca Frezza, la prima mamma a denunciare l’accaduto già nel 2019 e che da giorni chiedeva le dimissioni dei vertici (incluso il commissario Francesco Cobello). «Era un atto dovuto e rappresenta un punto di partenza — afferma — ora che si sono tolti il camice, si può cominciare ad affrontare la vicenda e ad accertare le responsabilità di tutti. Ciò può aiutare forse a risanare qualche piccola ferita, anche se il grande dolore rimane. Quello che è successo a Borgo Trento è una questione enorme e vanno chiariti tutti i silenzi che ci sono stati, a partire da fine 2018».