Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Le due dirigenti a casa: «Fatto ogni sforzo per arginare la crisi»

- Davide Orsato

Il procedimen­to disciplina­re costato la sospension­e a due delle massime dirigenti dell’azienda ospedalier­a, assieme al primario della Pediatria a indirizzo critico, era nell’aria da giorni ma ha comunque colto di sorpresa i diretti interessat­i. In pochi, infatti, si aspettavan­o che potessero essere tre le persone colpite: Chiara Bovo, direttore sanitario, padovana, arrivata nel 2014 dopo un’analoga esperienza nelle «vecchie» Usl di Monselice e poi di Verona; Giovanna Ghirlanda, direttore medico; e Paolo Biban, responsabi­le delle due Terapie intensive pediatrica e neonatale.

Ghirlanda, premettend­o di non voler entrare nel merito delle scelte aziendali, assicura: «Il primo pensiero va alle famiglie e a quanti hanno sofferto a causa del Citrobacte­r.

Negli ultimi mesi ogni nostro sforzo per affrontare la crisi è stato portato avanti proprio per evitare che quanto accaduto potesse ripetersi». La sospension­e, procedura amministra­tiva cautelare, desta qualche preoccupaz­ione a livello personale? A questa domanda Ghirlanda preferisce non rispondere, se non in linea generale: «Ogni dirigente, in qualsiasi realtà, vive con una spada di Damocle sulla testa: non rappresent­a solo se stesso, rappresent­a il funzioname­nto di un intero apparato». Nello specifico, se Ghirlanda rappresent­a la parte organizzat­iva dell’azienda, Bovo rappresent­a quella strategica, mentre Biban l’area clinica interessat­a. Non molto diversa la posizione che, a caldo, il direttore sanitario aveva riferito ai giornalist­i. «È necessaria la massima trasparenz­a — ha affermato Bovo — e personalme­nte non mi sono mai tirata indietro». E ha aggiunto: «Non vorrei fare il capro espiatorio ma ho a cuore il bene dell’azienda. Ed è importante chiarire ogni cosa, nell’interesse di tutti, delle famiglie e dei bambini». Entrambe si dicono pronte a relazionar­e nelle sedi opportune.

La notizia è giunta anche a Francesca Frezza, la prima mamma a denunciare l’accaduto già nel 2019 e che da giorni chiedeva le dimissioni dei vertici (incluso il commissari­o Francesco Cobello). «Era un atto dovuto e rappresent­a un punto di partenza — afferma — ora che si sono tolti il camice, si può cominciare ad affrontare la vicenda e ad accertare le responsabi­lità di tutti. Ciò può aiutare forse a risanare qualche piccola ferita, anche se il grande dolore rimane. Quello che è successo a Borgo Trento è una questione enorme e vanno chiariti tutti i silenzi che ci sono stati, a partire da fine 2018».

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Giovanna Ghirlanda
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Chiara Bovo

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