Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Villa Rezzonico rinasce, e la copia si trova a Miami
La dimora bassanese rilevata da Finco: mostre e turismo
Non è propriamente una cosa mai vista. In fondo a un bel viale arricchito da fontanelle e giochi d’acqua appare la facciata della villa, dai toni monumentali. Vi ricorda qualcosa? Entriamo nella residenza: marmi, stucchi, vetrate colorate, 70 ambienti riccamente decorati e arredati che si susseguono uno dopo l’altro, traboccanti di tesori d’arte europea dal XIV al XIX secolo, tra dipinti e sculture, oggetti, mobilio e raffinati tessili. Una stanza si chiama Giudecca. Questo edificio appare familiare, rievoca una villa veneta, se non fosse per il fatto che è immerso in una ricca vegetazione tropicale, tra palme e paludi di mangrovie, e per l’affaccio sull’atlantico. Siamo a Villa Vizcaya, maestosa costruzione sulla baia di Biscayne a Miami. Edificata tra il 1914 e il 1916 come dimora estiva dell’industriale e appassionato di cultura del Vecchio Mondo James Deering, è stata concepita sul modello della sei-settecentesca Villa Rezzonico di Bassano del Grappa, costruita per volere della potente famiglia Rezzonico e nota come la «villa del Papa», per via del Pontefice Clemente XIII. Da Papa a Papa, perché nella casamuseo statunitense nel 1987 il presidente Ronald Reagan ricevette Giovanni Paolo II. Riprendendo le linee disegnate da Baldassare Longhena, Giorgio Massari e Antonio Gaidon. «La facciata di Villa Vizcaya coi torrioni – marca l’imprenditore conciario vicentino Bernardo Finco, titolare del gruppo Finco 1865, che ha acquistato Villa Rezzonico nel maggio 2019 - , la balaustra che corre intorno, gli interni, gli stucchi, le statue, tutto è stato rifatto con l’occhio rivolto alla costruzione bassanese. Il risultato è strabiliante, perché gli americani fanno tutto in grande. C’è il letto di Paolina Bonaparte, mobili del ‘300, una fontana di Filippo Barigioni in origine posta nella piazza di Sutri (Viterbo) rimontata in giardino. Ed è nato un modo di dire: vivere alla grande, vivere a Vizcaya». Progettata da Paul Chalfin, la dimora di Coconut Grove è un inno al Belpaese, con giardini all’italiana, rievocazioni architettoniche che ricordano Venezia e c’è perfino una copia fedele della Barcaccia romana di Piazza di Spagna: «Sto comprando una gondola – racconta Finco – per regalarla a casa Vizcaya. Servirà a fare la spola dalla villa all’isolotto che ospita la Barcaccia. La gondola precedente è sparita durante un uragano». Negli interni le due ville hanno in comune il fasto della Venezia della Serenissima. Se oltreoceano si viene rapiti dal Salone neorinascimentale, la Sala della Musica con finezze barocche e strumenti d’epoca, la Sala da pranzo con arazzi, la Breakfast Room dai delicati fregi orientali, le camere in stile veneziano, la villa veneta – l’originale – nelle sue 80 stanze è un tripudio di tappeti, bronzi, lampadari di pregio e 700 mq di stucchi di Abbondio Stazio e di Carpoforo Mazzettitencalla, opere del Quarenghi e una notevole dotazione scultorea cui contribuì Antonio Canova. Il valore aggiunto di questa splendida realtà veneta rispetto all’americana è la storia, ambienti che hanno accolto da Napoleone a Garibaldi, da Foscolo a Manzoni e Carducci, da Hans von Bulow a Wagner e Liszt. Quando Bernardo Finco l’ha rilevata, Villa Rezzonico versava in condizioni difficili. L’imprenditore sta lavorando per il completo recupero del palazzo ma ha pure scommesso sul legame tra le due ville-sorelle, stabilendo ottimi rapporti col board statunitense: «Alcune stanze – spiega Finco - le metterò a disposizione, punto a un turismo di qualità, di cui possa beneficiarne anche il territorio. La villa come base d’appoggio per i turisti che vogliano godere delle nostre eccellenze nel quadrilatero Vicenza, Venezia, terre del Prosecco e Dolomiti». Se questa è la direzione futura, il presente vede l’elegante residenza location di un’importante mostra di Enrico Ghinato, dal titolo «Car Rezzonico. Mettiamo in moto la villa». Dal 20 ottobre al 20 dicembre, tra stucchi e mappe, saranno esposte 50 opere del pittore cadorino, «mago del riflesso e delle trasparenze oltre il vetro», calca Finco. Iperrealismo e colore contemporaneo tra la magnificenza del passato: un mondo nel mondo.