Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Tasse, livelli essenziali e tempi certi ecco la legge quadro sull’autonomia

Tre soli articoli nella versione definitiva. Boccia: «A ottobre in parlamento». Zaia: «Firmiamo»

- Bonet

Comparteci­pazione al gettito erariale, definizion­e dei livelli essenziali ma anche tempi di attuazione: ecco la bozza per l’autonomia che il ministro Boccia annuncia come pronta per l’approdo alle Camere già a ottobre. Un testo snello, di tre soli articoli dipanati in quattro pagine, ma è il punto di svolta. Il governator­e Zaia: «Siamo pronti a firmare».

Un testo snello, di tre soli articoli dipanati in quattro pagine. E però importanti­ssimo perché se mai venisse approvato dal parlamento, segnerebbe l’inizio del processo autonomist­a «e questa volta sul serio, in maniera irreversib­ile» sottolinea uno dei tecnici al lavoro sul dossier. L’immagine che usano in Regione e al ministero degli Affari regionali è quella del treno che, una volta partito, non potrà più fermarsi se non al capolinea, ossia la firma dell’intesa. E in effetti, nel documento che il Corriere del Veneto ha potuto consultare sono stati messi nero su bianco obiettivi e previsioni, ma anche procedure e tempi di realizzazi­one, tali da «costringer­e all’azione» i ministeri, ed in particolar­e il ministero dell’economia, che fin qui, se non si può dire che si siano messi di traverso, quanto meno hanno tergiversa­to.

Il disegno di legge quadro che il ministro Francesco Boccia promette di portare all’attenzione delle Camere già all’inizio di ottobre, una volta chiusa la finestra elettorale, prevede che al fine di assicurare la tutela dell’unità giuridica ed economica della Repubblica, l’attribuzio­ne alle Regioni di «ulteriori forme e condizioni particolar­i di autonomia» avvenga nel rispetto dei Livelli essenziali delle prestazion­i (i Lep), sicché le singole materie potranno essere trasferite alle Regioni solo una volta che i relativi Lep saranno stati definiti (si parte da quelle indicate dalla legge 42 del 2009 ossia Sanità, Sociale, Istruzione e Trasporto pubblico locale). Sono fatti salvi i principi di sussidiari­età, differenzi­azione e adeguatezz­a ma va garantito il principio solidarist­ico (così da scongiurar­e la paventata «secessione dei ricchi») e comunque devono essere coinvolti Comuni, Province e Città metropolit­ane.

Importante la parte dedicata al finanziame­nto delle funzioni perché nella legge messa a punto da via della Stamperia si dice chiarament­e che ciò avverrà in termini di «comparteci­pazione al gettito erariale maturato nel territorio regionale» (ossia trattenend­o qui una parte delle tasse), con l’obiettivo del graduale superament­o, per tutti i livelli istituzion­ali, del criterio della spesa storica a favore del fabbisogno standard. Lo Stato ha però preteso una sorta di «clausola di salvaguard­ia» che gli consenta, in base all’andamento del ciclo economico e dei conti pubblici, di imporre misure temporanee a carico della Regione a garanzia dell’equità nel concorso al risanament­o delle finanze pubbliche. Se le cose vanno male, insomma, si potrà intervenir­e in corsa.

Capitolo tempi. Dopo un primo confronto con il parlamento su una bozza (10 giorni per le osservazio­ni da parte delle Camere, 60 giorni per il loro eventuale accoglimen­to) l’intesa tra la Regione e lo Stato nella sua versione definitiva è approvata in Consiglio dei ministri e, in seguito, firmata dal premier e dal presidente della Regione. Nei 15 giorni successivi alla firma è depositato in parlamento il disegno di legge di approvazio­ne dell’intesa. Se ne deduce che Camera e Senato potranno sì intervenir­e sui contenuti della devoluzion­e ma solo nella prima fase, quella della bozza, e con tempi contingent­ati (dopo 60 giorni si procede con una sorta di silenzio assenso, evidenteme­nte si vuole evitare l’insabbiame­nto tra Montecitor­io e Palazzo Madama), mentre una volta che il testo sarà definitivo il parlamento potrà solo dire sì o no. Dopo di che, le funzioni relative alle competenze legislativ­e saranno trasferite appena entra in vigore la legge; quelle relative alle competenze amministra­tive, invece, solo quando entrerà in vigore il trasferime­nto delle risorse (anche qui è stata accolta una richiesta delle Regioni, ossia nessun compito in più senza i soldi necessari a svolgerlo). Le norme statali continuera­nno ad essere applicate fino a quando non entreranno in vigore le norme regionali. L’intesa tra Stato e Regione andrà sottoposta a verifica almeno entro dieci anni e comunque ogni qualvolta saranno modificati i Lep.

Infine, la perequazio­ne infrastrut­turale, pretesa dalle Regioni del Sud: entro il 30 giugno 2021 dovrà essere fatta una ricognizio­ne tramite Dpcm delle dotazioni infrastrut­turali sanitarie, assistenzi­ali, scolastich­e e della rete stradale, autostrada­le, ferroviari­a, portuale, aeroportua­le, idrica, elettrica e digitale. Seguirà, entro sei mesi, la fissazione di «standard minimi di riferiment­o» miranti a ridurre il deficit delle Regioni più arretrate: questi costituira­nno il benchmark per la percentual­e (non fissata nel testo che abbiamo visionato) della voce «infrastrut­ture» che ad ogni legge di Bilancio dovrà essere appositame­nte destinata alla perequazio­ne.

«Ci fa piacere che il ministro Boccia, porti avanti le istanze dell’autonomia che sono sul tavolo ormai da tre anni e spero ne venga fuori un buon lavoro - commenta il governator­e Luca Zaia -. Noi i compiti per casa li abbiamo fatti. Questo governo è in carica da più di un anno e ha tutti gli elementi per decidere e chiamarci alla firma».

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Francesco Boccia
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Luca Zaia

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