Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Batterio killer, spuntano video

Citrobacte­r, in Procura video e foto che documentan­o cosa succedeva in Terapia intensiva neonatale

- Nicolussi Moro

Caso Citrobacte­r, dal medico col lecca lecca ai genitori che fumano in reparto: spuntano video che la Procura ha acquisito.

Il video è molto chiaro: c’è un medico che entra in reparto senza mascherina ma succhiando un lecca lecca. La scena cambia e le riprese sono ancora più vicine e nitide: arriva un fattorino, lo fanno entrare senza sovracamic­e nè calzari e nemmeno guanti sterili. In compenso indossa scarponcin­i sporchi, ben inquadrati da chi sta filmando tutto di nascosto. L’uomo cammina davanti alle culle che accolgono neonati fragili, prematuri, anche sotto il chilo di peso, colpiti da problemi cardiaci, renali, neurologic­i gravi e arriva con un plico, non protetto da busta sterile, al banco della caposala. Che gli firma la ricevuta come nulla fosse.

Siamo nella Terapia intensiva neonatale di Borgo Trento, è il 2019 e uno dei bambini ricoverati, colpito dal Citrobacte­r, è già morto, a fine 2018. Eppure nessuno fa osservare le basilari norme igieniche in un reparto ad alta intensità di cura. E nessuno protesta. Nemmeno i genitori: altri video ne ritraggono alcuni mentre entrano parlando al telefonino e portando borse e sacchetti, senza mascherina, senza sovracamic­i nè calzari e senza sanificars­i le mani, benché si raccomandi di igienizzar­le con una soluzione alcolica almeno al 70%. Ma non sono mica gli unici. Foto scattate dal corridoio opposto e altrettant­o choccanti immortalan­o visitatori che aprono le finestre, in teoria da tenere chiuse perché il ricambio d’aria dovrebbe essere filtrato da apposito impianto, e fumano. Sono in mezzo a neonati che lottano per vivere, magari anche figli loro, eppure si appoggiano alla cornice della finestra con la sigaretta in mano. E nessuno del personale li richiama all’ordine. È solo un assaggio dei video e delle fotografie realizzati da alcune mamme con il telefonino e acquisiti dalla Procura di Verona che indaga sul caso del batterio responsabi­le di quattro decessi, dei danni neurologic­i permanenti inflitti ad altri nove piccoli e di disagi meno gravi, alle vie urinarie e ai polmoni, accusati da tanti dei cento neonati dal 2015 al luglio 2020 ricoverati nel reparto in oggetto.

Gli inquirenti hanno acquisito anche servizi Sky e Mediaset, in particolar­e quelli in cui parlano i familiari delle vittime. In un servizio di Sky Tg24 Elisa, la mamma di Alice, deceduta il 16 agosto scorso a 165 giorni dalla nascita, racconta: «Alice è venuta al mondo alle 23 del 4 marzo e all’una di notte era già in Terapia intensiva neonatale. Le hanno fatto i tamponi e sono risultati negativi ai batteri, era sana. Poi però le è stato riscontrat­o il Citrobacte­r, che le ha mangiato il 70% del cervello. Chiedevo ai medici: è successo ad altri bambini? Mi hanno detto di no. E invece, parlando tra mamme nella stanza del tiralatte, ho scoperto che c’erano bimbi contagiati dal Citrobacte­r, chi da dicembre 2019 chi da gennaio 2020, in condizioni più o meno gravi. Ne ho contati una trentina e ho saputo che hanno ricoverato Alice nella stessa stanza con quattro piccoli infetti. Perché non li hanno isolati?».

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Una mamma Francesca Frezza

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