Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Uccisa a colpi di padella per salvare le bimbe
Verona, ieri i funerali della baby sitter assassinata in Svizzera da uno schizofrenico
Si è frapposta tra lui, un 22enne, e le due bimbe che accudiva ed è stata brutalmente uccisa a San Gallo in Svizzera. Ieri a Palù, l’ultimo addio a Teresa Scavelli, veronese d’adozione.
Si è messa tra lui e le due bambine che le erano affidate. Conscia, al contrario del suo aguzzino, che al piano di sopra c’era qualcuno di ancora più indifeso: il più piccolo della famiglia, quattro anni d’età. Quella di Teresa Scavelli, nata in Svizzera, originaria della provincia di Crotone, veronese d’adozione, avendo abitato per più di quindici anni tra Palù e Oppeano, due centri della «Bassa», è la storia di una donna che si è sacrificata per salvare tre vite, dalla furia omicida di una persona che aveva perso completamente il controllo.
Il delitto è avvenuto mercoledì scorso, in una tranquilla via di San Gallo, cantone omonimo, nella Svizzera di lingua tedesca; la stessa città che le aveva dato i natali. Lì, da quattro anni, Teresa si guadagnava da vivere come governante, una scelta quasi obbligata, per poter guadagnare quel qualcosa in più da girare alla sua famiglia in Italia. Era circa mezzogiorno, l’ora in cui le due bambine tornano a casa da scuola. Ma quel giorno, qualcuno le aveva seguite. Un giovane di 22 anni, esagitato, forse sotto l’effetto di qualche droga: Teresa si accorge che stava seguendo le bambine, riesce a farle entrare ma non a chiudere la porta prima che si intrufoli dentro.
Seguono attimi concitati: qualcuno, forse la proprietaria della casa, chiama la polizia. Intanto il 22enne, che alcune fonti giornalistiche elvetiche chiamano Steve P., riesce a impadronirsi di una padella dalla cucina. Con questa prima tramortisce la madre dei bambini, poi si avvicina minacciosamente verso di loro. Ancora una volta Teresa si mette in mezzo, viene colpita ripetutamente con la pentola, fino a svenire e a sanguinare. È allora che interviene la polizia cantonale: gli agenti intimano all’uomo di fermarsi, ma questi, in tutta risposta, si accanisce ancora di più sulla governante. A quel punto esplodono alcuni colpi: l’uomo muore sul colpo. Segue la corsa disperata all’ospedale di San Gallo: Teresa è ancora viva, ma morirà poche ore dopo a causa del trauma cranico riportato.nei giorni successivi la magistratura elvetica ha cercato di completare il quadro. Il 22enne era una persona del posto, conosciuto alla polizia del luogo per diversi episodi legati ad abusi di droga. Più volte era stato ricoverato in cliniche psichiatriche, si considerava (ma non è nota una diagnosi) schizofrenico.
Fino al 2018 aveva abitato nelle vicinanze della casa in cui abitava Teresa. Ma gli inquirenti escludono ogni legame: vittima e carnefice non si conoscevano. E parlano di «scelta casuale» del luogo del delitto. Un dettaglio che aggiunge, se possibile, più orrore a un omicidio folle e insensato, oltre che crudele.
Le ultime parole per Teresa sono arrivate ieri pomeriggio, al funerale, nella chiesa parrocchiale di Palù. «Ha voluto dare un segno di salvezza e di luce — ha detto, durante l’omelia, il sacerdote, don Flavio Silvestri — si è messa tra due bambine e un giovane impazzito: mentre perdeva la propria vita, salvava quella altrui». In prima fila, tutta la famiglia, il marito Salvatore, i figli Giuseppe, Simone e Sarah. Arrivata, dalla Calabria, la madre Rita. «L’ho salutata al telefono alle 11.20 di quel mercoledì — racconta —. Poco più tardi, meno di un’ora dopo sarebbe morta. Era una mamma coraggio. Una persona buona, disponibile. In quella casa si trovava bene. Era legatissima a quella famiglia e curava i bambini come se fossero suoi figli».