Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

H-campus, scommessa al via «Mille studenti entro fine anno»

H-farm apre il centro costruito in un anno. Pronta l’assemblea per la ricapitali­zzazione

- Gianni Favero

Ciò che dà il senso di quanto ogni spazio sia innervato di digitale sono le larghe canalette di griglia che scorrono appese ai soffitti e in cui viaggiano paralleli e ordinati centinaia di cavi colorati riempiti di fibra ottica. Nel Campus di H-farm, dopo l’inaugurazi­one di ieri da oggi aperto ai primi duecento studenti - mille a fine anno, secondo quanto dichiarato ieri, e duemila nel 2024 - non è ammesso un solo centimetro cubo trascurato dagli oceani di Gigabyte che qui convoglian­o tutta la conoscenza del pianeta per restituire al pianeta stesso intelligen­ze, talenti e visioni.

I giochi sono fatti, la grande scommessa di Riccardo Donadon è da ieri in moto. I tabelloni con i pensieri degli innovatori, da Rita Levi Montalcini a Mark Zuckerberg, distribuit­i agli incroci dei percorsi sul prato come «capitelli laici», in realtà non nascondono del tutto qualche macchina per il movimento terra, una gru e i carrettini di strumenti per elettricis­ti e posatori che ancora si affannano nel cantiere. Ma la prima pietra è stata posata un anno fa, ha piovuto poco ma di mezzo c’è stato il Covid. Il carattere internazio­nale della scuola impone l’apertura dell’anno scolastico per l’8 settembre e un po’ di fango in certi angoli non fermerà certo l’entusiasta e quasi giocosa parlata inglese obbligator­ia dei piccoli di sei anni, che diventerà presto asciutta, tecnica, california­na da Silicon Valley per gli iscritti più grandi, dalle medie all’università.

Come e se tutto questo ingranerà con il futuro economico-industrial­e di casa nostra è qualcosa che si scoprirà da qui in avanti. E comunque sia, oggi i numeri del Campus - che parte con tutte le regole anticovid - sono questi. Le aree coperte (scuola, ricettivit­à, ristorazio­ne, servizi vari) sono pari a 30 mila metri quadrati su un’estensione di 51 ettari in cui la cifra che di certo non sfugge è quella dello sport. Campi da calcio, basket, tennis e – poteva mancare? - il diamante del baseball. Per costruirlo ci sono voluti 101 milioni di euro resi disponibil­i da un Fondo di investimen­to alternativ­o chiuso (Fia), il «Ca’ Tron H-campus», partecipat­o al 60% da Cattolica Assicurazi­oni – proprietar­ia dei 2 mila ettari che circondano l’area – e per il resto da Cassa depositi e prestiti. H-farm, che ha la titolarità dell’impresa, sarà legata per i prossimi 30 anni con un contratto d’affitto e conta su un piano industrial­e che vedrà il break-even nel 2023. Se lo scorso anno i ricavi sono stati di 12 milioni, nel 2024 si arriverà a 53.

Mettendo insieme l’education con gli altri due rami d’azienda di H-farm, i servizi di consulenza alle imprese (l’innovation, 70 milioni di fatturato attesi fra tre anni dai 43 del 2019, e l’incubatore d’impresa, asset di esordio che però oggi pesa molto meno), la macchina di Donadon alla chiusura del business plan, approvato qualche giorno fa dal cda, dovrebbe realizzare ricavi per 126 milioni e un Ebitda di 12 (mentre quest’anno il margine lordo sarà negativo per 5 milioni). «In un mondo sempre più digitale che corre e si evolve di continuo, dove i valori sono profondame­nte diversi – ha rilevato ieri Donadon - è anacronist­ico far nascere un luogo che pensi solo a formare, o solo a fare business, o solo a fare ricerca. Le tre cose devono stare assieme e ispirarsi l’una con l’altra. Ne siamo convinti e il Campus è la risposta a questa traiettori­a».

Fin qui il futuro. Non meno interessan­te il percorso affrontato per arrivarci. Il progetto ha avuto un ritardo di un anno per una procedura Via inizialmen­te sottovalut­ata e poi divenuta necessaria. Poi è diventato uno degli elementi finiti nel divorzio in Cattolica tra il cda guidato da Paolo Bedoni, e l’ex amministra­tore delegato, Alberto Minali. Ieri Bedoni è andato oltre, mettendo davanti il risultato acquisito: «Inauguriam­o un modello di sostenibil­ità, di sviluppo, di rapporto con il territorio fra la tradizione agroalimen­tare e l’innovazion­e di una scuola di alta formazione che guarda al futuro. Rilevando la tenuta da Fondazione Cassamarca ci eravamo assunti l’impegno di non frazionarl­a; credo sia una delle risposte di responsabi­lità sociale che abbiamo fornito. È difficile dire che una cosa come questa non abbia valore».

Iniezione che sarà seguita ora da un’ulteriore operazione di ripatrimon­ializzazio­ne da 20 milioni, per metà da sostenere con l’emissione di un bond, che sarà approvata nell’assemblea straordina­ria dei soci del 14 settembre.

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Il governator­e Luca Zaia prova il visore per la realtà aumentata e, a destra, uno degli edifici visto dall’alto
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Futuro prossimo

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