Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«La mia idea green, più sostanza e meno parole»

Il prof civico ha convinto anche il Pd «Niente casacche, uniti sui contenuti» Le priorità: trasporti pubblici efficienti, servizi capillari. No all’addizional­e Irpef

- Di Marco Bonet

«Sostenibil­e, aperto, integrato in Europa. Abbiamo una grande opportunit­à per rilanciare la nostra economia. Una sfida che la Regione deve saper indirizzar­e». Così Arturo Lorenzoni, candidato governator­e per il centrosini­stra. «Più sostanza, meno parole» aggiunge.

Arturo Lorenzoni, il candidato civico a cui il Pd ha ceduto il timone del centrosini­stra in queste elezioni, è stato dimesso martedì. È ancora positivo al coronaviru­s, dunque dovrà restare in isolamento e da casa chiuderà una campagna anomala, partita in salita e diventata via via ripidissim­a.

Che effetto le ha fatto vedere dall’ ospedale la piazza Novax di Padova, la sua città?

«Mi ha dato molto fastidio. Nessuno nella comunità scientific­a appoggia quelle posizioni. Ci si domanda perché? L’approccio scientific­o dovrebbe guidare le scelte di ciascuno di noi, a cominciare dagli amministra­tori».

« Il Veneto che Vogliamo» è il nome della sua lista. Lei che Veneto vuole?

«Sostenibil­e, aperto, integrato in Europa. In questo momento abbiamo una grandissim­a opportunit­à per rilanciare la nostra economia grazie alla costruzion­e delle filiere circolari, che non sono uno stimolo solo per l’ambiente. Una sfida che la Regione deve saper indirizzar­e».

Non tocca al governo? «Dobbiamo riallinear­e la politica regionale a quella europea, al Green Deal della Commission­e Von Der Leyen. Non possiamo far finta che i cambiament­i climatici non esistano. Zaia dice: “È sempre stato così...” ma legge sui giornali che sta accadendo in California? La minaccia è colossale e lui non se ne rende conto». Scendiamo nel concreto. «La Regione latita nella riorganizz­azione dei servizi pubblici, pensiamo alla partita Aim-agsm, mentre dovrebbe esserne la regista. Trasporto pubblico locale: in Veneto è tutto ancora basato sui combustibi­li fossili mentre il resto del mondo ha già preso un’altra strada. Se la Regione decarboniz­zasse il suo patrimonio immobiliar­e darebbe un impulso pazzesco all’economia locale, ma non lo fa».

Crede ancora alla metropolit­ana di superficie?

«Assolutame­nte sì. Il Veneto è una metropoli distribuit­a che non avrà mai centralità se non riusciremo ad accorciare le distanze, fisiche appunto, ma anche immaterial­i, a partire dalla banda larga».

Come si colma il gap che va allargando­si con Lombardia ed Emilia Romagna?

«Dobbiamo riprendere ad investire sulle infrastrut­ture, che non sono quelle del Novecento, i nastri d’asfalto, ma in primis trasporti pubblici locali efficienti. Dobbiamo convincere i giovani laureati a restare qui e attrarne altri da fuori: Zaia va a H-farm ma perché la Regione non ha fatto nulla di simile, non ha avuto fiducia nelle start-up , non ha creato “autostrade” per l’insediamen­to delle imprese della conoscenza? Poi occorrono servizi capillari: abbiamo territori immensi che si stanno spopolando, dal Comelico al Delta del Po, ma come si può vivere lì se non c’è il bus, non c’è internet, la sanità è al lumicino?».

La sanità è il fiore all’occhiello dell’amministra­zione Zaia.

«Zaia confonde i poli per acuti, dove siamo fortissimi perché abbiamo università tra le migliori al mondo, con la medicina del territorio che lui ha depauperat­o in modo sistematic­o in questi dieci anni. I cittadini non hanno bisogno solo del trapianto di fegato; più spesso hanno bisogno di curare il diabete cronico o di fare riabilitaz­ione dopo una frattura e a volte devono fare 70 chilometri per trovare questi servizi. La prevenzion­e è stata bistrattat­a, i servizi socio-sanitari, pensiamo alle disabilità, smantellat­i. E pensare che erano il cuore della riforma Anselmi che Zaia cita a sproposito». È favorevole alla Tav? «Non penso che la priorità sia accorciare di 4 minuti il viaggio da Milano a Venezia ma il quadruplic­amento dei binari avrà effetti benefici sul trasporto pubblico. Alta Capacità più che Alta Velocità».

Se eletto porterà avanti l’autonomia?

«Sì, ma in modo radicalmen­te diverso da Zaia, che a dispetto dei grandi proclami ha una visione molto centralist­a dell’amministra­zione: pensiamo ad Azienda Zero, alla mai realizzata specificit­à di

La forza del governator­e uscente Zaia imbattibil­e? Si diceva anche di Renzi, si sa come è finita. Liste d’attesa, banche, gli alberi di Vaia ancora lì: la gente vede coi suoi occhi ciò che non va

L’esempio dell’europa

La Regione deve allinearsi al Green Deal. Negare i cambiament­i climatici è da pazzi, aiutare l’ambiente è uno stimolo straordina­rio per l’economia

Belluno, al commissari­amento dei parchi. La mia autonomia passa per un processo decisional­e fondato sul reale dialogo con i diversi livelli istituzion­ali, a partire dai Comuni».

Lei introdurre­bbe l’addizional­e Irpef?

«No ma trovo insopporta­bile che Zaia giustifich­i con lo slogan della destra americana “non vi metto le mani nelle tasche” qualunque impoverime­nto dei servizi gli venga fatto notare. Eppure per la Pedemontan­a era prontissim­o a rimetterla...».

Il suo progetto civico può funzionare a livello regionale?

«Il mondo civico può essere il collante della proposta democratic­a perché i partiti, da soli, non ce la fanno più. Dobbiamo aggregarci attorno ai contenuti, non alle appartenen­ze».

Il primo tentativo, però, è fallito. Il centrosini­stra in Veneto si presenta con cinque candidati diversi.

«Purtroppo hanno prevalso i personalis­mi ma sono convinto che gli elettori capiranno che solo la proposta che aggrega ha significat­o, non quella che divide».

Una volta in Regione anche lei abbandoner­à la leadership come i suoi predecesso­ri?

«Chi lo pensa non conosce Lorenzoni. Lavoro per costruire qualcosa di duraturo, per ridare forza e visibilità al mondo democratic­o. Tutti insieme, dalla Regione al parlamento ai sindaci».

Ammetterà che Zaia sembra imbattibil­e.

«Si diceva lo stesso di Renzi nel 2014 e sappiamo come è finita. Ha creato un consenso fortissimo, è indubbio, grazie alla sua abilità nella comunicazi­one. Ma dietro il racconto, non c’è sostanza. E i nodi, col tempo, arrivano al pettine. Ce ne accorgiamo quando chiamiamo il Cup e attendiamo mesi per un esame, quando andiamo in montagna e vedendo gli alberi abbattuti da Vaia ancora tutti lì, quando in banca fatichiamo ad avere un mutuo perché le nostre banche non ci sono più. E Zaia continua a ripeterci che lui non sbaglia nulla, che è il migliore del mondo».

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