Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Parrucche e barbe: la cricca delle patenti
Il raggiro di un’autoscuola trevigiana per favorire gli aspiranti patentati in difficoltà. Un arresto e 30 indagati
«Gemelli» creati ad arte con parrucche e barbe finte e già patentati, facevano l’esame di guida al posto di persone che del codice della strada non conoscevano neppure l’abbiccì. Truffa agli esami.
È il sogno di tanti candidati in difficoltà con gli esami: avere un gemello bravo e preparato che li sostituisca. Un trucco da film, sogno impossibile per la scarsità di «doppioni», che un’autoscuola di proprietà della 64enne trevigiana Vincenza Badioli avrebbe pensato di realizzare sopperendo alle mancanze in natura: con la sua «Patentego» avrebbe fornito sosia «su misura» per conseguire la patente dell’auto.
Bastava pagare 2.500 euro per mandare all’esame - della teoria o della pratica, secondo necessità - un sostituto, camuffato a dovere con tanto di taglio di capelli o parrucca. E ovviamente già patentato.
A scoprire l’inganno sono stati gli uomini della Polizia Stradale di Venezia nel corso di un’inchiesta della procura lagunare cominciata alla fine del 2016: stando a quanto risulta dalle indagini, sarebbero almeno una trentina i casi accertati di esami «pilotati» negli ultimi quattro anni, la maggioranza in Veneto, e altrettante persone indagate, la cui patente è stata revocata. L’autoscuola è stata ceduta: alla titolare di allora, che già in passato era finita più volte sotto inchiesta, è stata sospesa la licenza. In aggiunta è arrivata una multa di ventimila euro.
Il «servizio speciale» era dedicato ai soli stranieri: nigeriani, ghanesi, liberiani, camerunensi e altri ancora. Il «target» spesso aveva difficoltà con l’italiano e faticava ad affrontare testi e lezioni per la scuola guida. E allora entrava in gioco il sosia. Veniva scelto appositamente di corporatura e fattezze vicine a quelle del candidato vero. Baffi, barbe, tagli e colore di capelli, ma anche vestiti, venivano aggiunti per rendere il «gemello» il più simile possibile all’originale. E se qualcuno portava le treccine, il sosia provvedeva in tal senso. Dove non arrivava il «trucco e parrucco» ci pensavano i documenti falsi: con le foto sostituite ad hoc nei certificati medici e nelle carte di identità, in grado di non destare sospetti negli esaminatori e di superare i controlli prima delle prove. Non è tutto: i doppioni patentati non erano automobilisti qualunque, ma un pugno di «guidatori scelti». Gli investigatori ne hanno individuati quattro o cinque, uomini e donne: c’erano gli specialisti della teoria, che conoscevano a menadito il codice della strada, a prova di ansia da esame, e poi gli specialisti della prova al volante, guidatori provetti e prudenti. Una volta superato l’esame, affidavano certificati e patente alla titolare della scuola guida che poi li consegnava dritti nelle mani del vero candidato.
Durante uno dei pedinamenti, i poliziotti hanno assistito allo scambio vicino alla stazione di Mestre: nel tempo dell’esame il patentato era rimasto in panciolle ad aspettare il documento a qualche chilometro dalla Motorizzazione.un servizio «chiavi in mano» il cui bacino d’utenza superava di molto i confini regionali. In tanti si rivolgevano all’agenzia da mezza Italia: anche se la maggior parte dei «clienti» proveniva dal Nord, la fama dell’autoscuola era molto diffusa.
I primi sospetti, gli agenti, hanno iniziato ad averli proprio per una serie di candidati concentrati agli esami della Motorizzazione di Venezia, nonostante la provenienza disparata, da Comacchio a Roma. Quindi l’inchiesta si è allargata e ha tirato in mezzo Vicenza, Treviso, Padova, Rovigo, Belluno. E poi il Trentino e il Lazio. Alcuni mesi fa i poliziotti sono riusciti a cogliere uno dei «doppioni» in azione alla Motorizzazione di Roma, mentre faceva l’esame di teoria per un altro candidato. Quando l’hanno arrestato aveva un passaporto falso e allora hanno perquisito la sua casa: dentro c’erano una parte del guardaroba da «sosia»: parrucche, baffi e tutto il resto, ma anche il necessario per «aggiustare» i documenti, da stampanti professionali a certificati medici, timbri e carte d’identità in bianco.
A essere sostituiti dai «sosia» nell’esame di teoria e in quello di guida, erano soltanto i clienti stranieri dell’autoscuola