Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Corsa ai tamponi, container in ospedale Flor: «Troppe richieste, interverremo»
Studente contagiato alla media Giotto, negativi i suoi compagni. Ma scatta l’orario corto per tutti
Con l’emergenza coronavirus ancora in atto, si fatica a tenere a bada le paure, a volte giustificate altre invece un po’ meno, dei genitori con figli in età pediatrica. Tanto che ormai da una settimana, di fronte al reparto di Malattie Infettive dell’ospedale cittadino di via Giustiniani, si registrano lunghe code di mamme e papà con in braccio i loro bambini, iscritti all’asilo nido o alla scuola materna, per sottoporli al tampone. Una ressa che ha portato i vertici dell’azienda Ospedaliera ad assumere una decisione drastica. Ovvero quella di collocare un apposito container a fianco del reparto di Pediatria, riservato appunto ai piccoli che, magari per un semplice raffreddore stagionale, sono sospettati di aver contratto il Covid-19. Il modulo prefabbricato, dove nel giro di poche ore sono già stati «tamponati» oltre cento bambini, è stato «inaugurato» ieri mattina alla presenza del direttore generale di via Giustiniani, Luciano Flor, e della dottoressa Anna Maria Cattelan, direttrice del reparto di Malattie Infettive. «Abbiamo pensato a questo percorso diversificato per i più piccoli ha spiegato Flor - con l’obiettivo di offrire più sicurezza e maggiore tempestività di risposta sia agli stessi bambini che, soprattutto, ai loro genitori. Anche perché altrimenti, nel timore di un’eventuale positività, ci ritroveremmo con tanti alunni a casa da scuola e altrettanti mamme e papà impossibilitati ad andare al lavoro. Detto questo però, so bene che il protocollo sanitario nazionale prevede un iter molto preciso, ma mi sembra un po’ eccessivo che il pediatra debba prescrivere il tampone a un bimbo dell’asilo nido soltanto perché ha il naso che cola o fa qualche colpo di tosse in più del solito. D’altronde - ha evidenrispettare ziato il direttore - se dovessimo andare avanti di questo passo, finiremmo col sottoporre a tampone tutta la popolazione di Padova e provincia. E dato che ciò non avrebbe alcun senso, tra una decina di giorni, quando avremo il quadro di queste prime settimane, faremo il punto della situazione per poi prendere qualche contromisura più appropriata nell’ottica di attenuare l’ansia di alcuni genitori».
Intanto, continua inevitabilmente a tenere banco il caso del primo studente di una scuola cittadina risultato positivo al coronavirus. Si tratta di un alunno di 13 anni di una terza della media Giotto di via del Carmine. Dall’altro giorno, i suoi 26 compagni di classe e 7 dei suoi insegnanti sono stati posti in quarantena fino a domenica prossima 27 settembre. E già ieri, queste 33 persone hanno effettuato il tampone, che ha dato esito negativo per tutti i professori e per 23 ragazzi (gli altri 3, invece, sono ancora in attesa del responso). «Purtroppo - allarga le braccia la preside dell’istituto, Concetta Ferrara - non era questione di se, ma di quando sarebbe capitato. Dubito, però, che l’alunno possa aver contratto il Covid-19 a scuola, visto che le aule vengono sanificate in continuazione e gli insegnanti sono severissimi nel
”
Il dg dell’azienda ospedaliera Se andiamo avanti di questo passo, faremo il test all’intera provincia di Padova. I pediatri non mandino qui un piccolo solo perché ha il naso che cola...
e far rispettare l’obbligo della mascherina e del distanziamento interpersonale di almeno un metro. E quindi mi appello ai familiari per far sì che siano d’esempio per i loro ragazzi, invitandoli a osservare le direttive anticontagio anche fuori dall’istituto». Nel frattempo, proprio a causa dell’isolamento domiciliare riguardante i 7 professori, l’orario delle lezioni è stato ridotto dalle 8,10 alle 10,55 fino a data da destinarsi. La Giotto, peraltro, è sede di seggio elettorale. E dunque tutti gli studenti rientreranno in classe soltanto mercoledì prossimo. «Era solo questione di tempo - commenta l’assessora cittadina alla Scuola, Cristina Piva - E magari, tra qualche settimana, questi casi di positività non faranno più notizia. Di certo, però, serve una comunicazione più efficace tra l’usl 6 Euganea, le scuole e il Comune. Comunicazione che, stavolta, non c’è stata».