Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Veneto alle urne, gli ultimi appelli
Domani oltre 4 milioni ai seggi per le regionali. Zaia e il derby nella Lega. Pd, le polemiche sul voto disgiunto
Le ultime ore prima del silenzio elettorale sono un coro di «ultimi appelli al voto» soprattutto da parte dei candidati per cui la sfida all’uscente Zaia è più dura. Nel campo avverso, quello del centrodestra, invece, dopo il bagno di folla nella roccaforte cittadellese, ognuno batte palmo a palmo il territorio perché la lotta all’ultima preferenza è serrata. Scalpita anche Fratelli d’italia che avanza già l’ipotesi di una vicepresidenza all’assessore uscente Donazzan. Lorenzoni spiega il suo Veneto green, Rubinato chiede l’autonomia, Sbrollini rivendica la sua terzietà rispetto a Lega e Pd per Sbrollini e Bartelle ribadisce il no all’inceneritore per fare qualche esempio.
La sua citazione preferita è tratta da Le memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar «Ho governato in latino, ma in greco ho pensato, in greco ho vissuto». Il greco di Luca Zaia è la lingua veneta come ama ripetere. Curiosamente il titolo definitivo, a chiudere una campagna elettorale anomala, parla francese come la Yourcenar. Le Monde ha dedicato ieri un ampio articolo a Zaia definito «le nouveau champion de la Ligue», il «nuovo campione della Lega». E se non fosse sufficientemente chiaro, il quotidiano parigino specifica, annunciando la scontata rielezione, che Zaia «forte di una eccellente gestione della crisi sanitaria, mette in ombra il capo del suo partito, Matteo Salvini, di cui non condivide la linea estremista e antieuropeista». Insomma, se ne sono accorti pure i cugini d’oltralpe. Di strettamente elettorale Zaia ha pubblicato un video contro l’astensionismo ieri sera. Negli ultimi 40 giorni si ricorda giusto qualche intervento quando in regione è calato il segretario federale. La prima uscita è stata archiviata come il «Patto delle Ciliegie» a Verona con il governatore, mortalmente serio, a parlare del dramma del citrobacter mentre Salvini, accanto, faceva onore al cestino di ciliegie offerto da un militante. Zaia non è riuscito a trattenersi per la cena. Di qualche giorno fa il comizio di Cittadella (roccaforte bitonciana) in cui si è visto uno Zaia elettorale. Per il resto, poche scelte strategiche e una grana imprevista. Proprio a ridosso del completamento delle liste, in pieno agosto, scoppia il caso dei due consiglieri regionali Riccardo Barbisan e Alessandro Montagnoli e del vice di Zaia,
Gianluca Forcolin, esclusi per aver chiesto o ottenuto i 600 euro del bonus Covid per i liberi professionisti. Un episodio che il governatore avrebbe volentieri evitato, soprattutto nei giorni in cui emergeva la faccenda del derby fra Lista Zaia e lista Lega. Dal federale era arrivato il diktat, assessori e consiglieri uscenti tutti nella lista «ufficiale» mentre si faceva a pugni per entrare nella lista del presidente data in fortissima ascesa. Per lo stesso motivo, tutta la comunicazione, questa l’indicazione del commissario Lorenzo Fontana, avrebbe dovuto essere incentrata su logo e candidati della lista «ufficiale». La risposta, indiretta ma non meno efficace, è stata la convocazione in H-farm dell’esercito dei 165 candidati delle tre liste leghiste con iconica foto di gruppo dietro una gigantesca scritta 3D «Zaia».
Che fa il paio con il pay off ufficiale della comunicazione elettorale per la galassia Lega: «L’impegno continua» con uno Zaia a braccia conserte in attesa del terzo mandato. L’unica immagine autorizzata dal partito a finire sugli spazi istituzionali per la cartellonistica regionale. Divieto, quindi, come nelle passate tornate elettorali di affissioni di singoli candidati sui supporti ufficiali dei comuni. Qualcuno, fra cui l’assessore uscente Giuseppe Pan, ha trasgredito e rischia sanzioni, da una multa a una penalità su eventuali incarichi. A placare le diverse anime del Carroccio ci è voluto il compleanno di Umberto Bossi a cui i militanti veneti hanno spedito una riproduzione di Carpaccio con il Leone di San Marco. Nella coalizione del centrodestra, FDI che ha dovuto sottoscrivere un preciso impegno per sostenere il percorso dell’autonomia anche nel suo iter parlamentare. Giorgia Meloni non si è risparmiata nel sostenere il partito in regione con tanto di cena al Gambrinus di Ponte di Piave, a dieci km da casa di Zaia, con un parterre di 130 imprenditori. Se a Verona il consigliere uscente Andrea Bassi ha annunciato di non voler correre per fare il papà, teatro degli scontri interni più accesi in FDI è come sempre Vicenza incendiata dall’eterna contrapposizione
Defilato
Pochissime la presenze di Zaia ad appuntamenti elettorali
Manifesti
Sanzioni per i leghisti che hanno affisso manifesti personali
fra l’assessore regionale uscente Elena Donazzan e l’europarlamentare Sergio Berlato. Ieri, a mezz’ora di distanza, in due distinte conferenze stampa, Berlato pungeva Donazzan sul suo protetto Silvio Giovine in favore del genero Vincenzo Forte. Donazzan spiegava: «Non ci sono accordi specifici ma che il secondo partito debba avere la vicepresidenza questa volta, ci può stare. Così sarà, ad esempio, nelle Marche. La vicepresidenza dovrebbe andare al partito che arriva secondo in coalizione e quindi sì, il mio desiderio è di poter affiancare il presidente come suo vice nel segno della continuità visto che sono stata l’assessore più longeva nelle sue due giunte e della piena collaborazione». Il coordinatore regionale di FDI, Luca De Carlo fa gli scongiuri: «Intanto vinciamo, magari con buoni numeri». Chissà che ne pensa Roberto Marcato, collega di giunta di Donazzan e, dopo le dimissioni di Forcolin, in rampa di lancio proprio come vice di Zaia? Per ora «Bulldog» Marcato, chiude la campagna elettorale citando niente meno che il Don Chisciotte di Guccini sulla necessità di uno «slancio generoso». Un po’ sotto tono la campagna degli azzurri. Fra i big calati in Veneto si annoverano Maria Stella Gelmini, Anna Maria Bernini e Antonio Tajani.